Le Storie

nuova serie Bonelli

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  1. harlan1982
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    Maestro della Notte

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    La pena di morte è quanto di più agghiacciante la mente umana abbia mai partorito. Condannare alla pena massima e definitiva, togliere la vita ad un altro essere umano in nome di una giustizia assoluta, al di sopra di ogni cosa, è il gesto più estremo che si possa concepire.
    L’argomento ha sempre generato controversie. Da una parte ci sono i giustizialisti, seguaci del motto “chi di spada ferisce, di spada perisce”. Dall’altra i dubbiosi, coloro che, al di là della colpa di cui si è macchiato il condannato a morte, dubita appunto su chi abbia il diritto di giudicare il peso della gravità di tale colpa e si erge al di sopra di Dio, agli occhi del quale tutti gli uomini sono uguali.
    Sta di fatto che il punto di vista può variare a seconda di dove ci si trovi e dare un giudizio netto sulla questione, pro e contro, credo sia impossibile e forse un po’ presuntuoso.

    Nella fiction o in altre forme di espressioni, come la musica (penso alle stupende canzoni dei Litfiba Lousiana e Luce che trema), spesso la questione è stata trattata dal punto di vista del condannato a morte.
    Paola Barbato invece, per l’esordio delle Storie sceglie una soluzione inedita (o presumo sia tale, perché non ne ricordo altre): il punto di vista del boia, colui che materialmente esegue il controverso gesto.
    Le prime venti pagine sono spettacolo puro: toccanti, coinvolgenti, terrificanti.
    La trama si sviluppa poi su ritmi più blandi, con un proseguimento lineare senza particolari picchi emotivi. Ma questo non mina la leggibilità del racconto che assurge pienamente al suo compito di raccontare una storia piacevole.
    Alla Barbato va sicuramente riconosciuta la dotta documentazione sulla quale ha cucito il racconto. E il plauso nella scelta stilistica di rappresentare sempre in maniera diversa le varie esecuzioni.

    Ai disegni Casertano supera se stesso, le sue tavole sono semplicemente straordinarie. Sono sicuramente lontani i tempi degli esordi dylaniati. Però credo sia naturale per un’artista variare in 20 anni il proprio stile. Nonché adattarsi alla diversa ambientazione.

    Copertina di Di Gennaro, bellissima. Molto evocativa. Penalizzata, secondo me dalla scelta del cartoncino simil telato. Con il canonico lucido, a mio modesto parere, l’albo avrebbe avuto una veste più appetibile e l’illustrazione della cover avrebbe avuto più risalto.

    In definitiva un ottimo numero d’esordio per una collana dalle mille potenzialità.
    ;)
     
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47 replies since 17/10/2012, 23:18   958 views
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