Le Storie

nuova serie Bonelli

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    Maestro della Notte

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    Molto speranzoso per questa nuova "vecchia" serie.
     
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  2. erus1988
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    L'esordio è stato, imho, più che positivo. A breve posterò un commento un po' più articolato
     
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    Maestro della Notte

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    La pena di morte è quanto di più agghiacciante la mente umana abbia mai partorito. Condannare alla pena massima e definitiva, togliere la vita ad un altro essere umano in nome di una giustizia assoluta, al di sopra di ogni cosa, è il gesto più estremo che si possa concepire.
    L’argomento ha sempre generato controversie. Da una parte ci sono i giustizialisti, seguaci del motto “chi di spada ferisce, di spada perisce”. Dall’altra i dubbiosi, coloro che, al di là della colpa di cui si è macchiato il condannato a morte, dubita appunto su chi abbia il diritto di giudicare il peso della gravità di tale colpa e si erge al di sopra di Dio, agli occhi del quale tutti gli uomini sono uguali.
    Sta di fatto che il punto di vista può variare a seconda di dove ci si trovi e dare un giudizio netto sulla questione, pro e contro, credo sia impossibile e forse un po’ presuntuoso.

    Nella fiction o in altre forme di espressioni, come la musica (penso alle stupende canzoni dei Litfiba Lousiana e Luce che trema), spesso la questione è stata trattata dal punto di vista del condannato a morte.
    Paola Barbato invece, per l’esordio delle Storie sceglie una soluzione inedita (o presumo sia tale, perché non ne ricordo altre): il punto di vista del boia, colui che materialmente esegue il controverso gesto.
    Le prime venti pagine sono spettacolo puro: toccanti, coinvolgenti, terrificanti.
    La trama si sviluppa poi su ritmi più blandi, con un proseguimento lineare senza particolari picchi emotivi. Ma questo non mina la leggibilità del racconto che assurge pienamente al suo compito di raccontare una storia piacevole.
    Alla Barbato va sicuramente riconosciuta la dotta documentazione sulla quale ha cucito il racconto. E il plauso nella scelta stilistica di rappresentare sempre in maniera diversa le varie esecuzioni.

    Ai disegni Casertano supera se stesso, le sue tavole sono semplicemente straordinarie. Sono sicuramente lontani i tempi degli esordi dylaniati. Però credo sia naturale per un’artista variare in 20 anni il proprio stile. Nonché adattarsi alla diversa ambientazione.

    Copertina di Di Gennaro, bellissima. Molto evocativa. Penalizzata, secondo me dalla scelta del cartoncino simil telato. Con il canonico lucido, a mio modesto parere, l’albo avrebbe avuto una veste più appetibile e l’illustrazione della cover avrebbe avuto più risalto.

    In definitiva un ottimo numero d’esordio per una collana dalle mille potenzialità.
    ;)
     
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  4. erus1988
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    Eccoci a commentare la neonata collana "Le Storie".

    L'esordio è affidato alla coppia Barbato - Casertano, certamente non due novellini, ma due autori di provata esperienza che godono della fiducia del pubblico e della casa editrice.

    Partiamo parlando della confezione: la copertina in cartoncino regala un piacevole "effetto quadro", a cui, certamente, contribuiscono la splendida illustrazione di Aldo Di Gennaro e la buona colorazione (non accreditata, quindi, forse, dello stesso Di Gennaro). Unica nota negativa di questa copertina sono forse le macchie di sangue, poche e poco credibili; un particolare che non inficia, però, il giudizio positivo sull'opera dell'autore, che sarà uno degli elementi di raccordo tra un albo e l'altro di questa collana.

    Passiamo, ora, alla storia: Paola Barbato, accompagnata dai bei pennelli di Gampiero Casertano (in formissima!) regala un affresco raggelante dei giorni della Rivoluzione e lo fa con una maestria non comune. Testo e immagini sono ben bilanciati, con una leggera prevalenza, forse, delle immagini sulle parole. Adotta inoltre una soluzione non sempre praticata in casa Bonelli, ma che, forse, farebbe bene anche a collane più classiche spesso tacciate di verbosità: usa le didascalie per esplicitare i pensieri del protagonista Henri Sanson, accompagnandole con immagini, ottenendo un alleggerimento della lettura e una maggiore scorrevolezza dell'opera. Opera che, appunto, narra le vicende del già citato Boia di Parigi, un uomo che vede cambiare profondamente il suo ruolo nel corso del tempo: da esecutore delle ingiuste condanne a poveri popolani a eroe del popolo stesso, colui che accompagna alla morte i nobili crapuloni che, fino allo scoppio della rivoluzione, non hanno fatto altro che arricchirsi e mangiare a spese dei poveri. Ma Sanson è anche un uomo con dei principi, con un personalissimo, rispettoso e rispettabile culto della morte, unica certezza degli esseri umani, unica compagna fedele e affidabile, nonchè un uomo fedele a sua volta agli amici, come Danton e lo stesso re, che pur sarà costretto a decapitare. Paola Barbato ci offre, inoltre, un ritratto quanto mai negatvio di un personaggio fondamentale della rivoluzione, cioè quel Robespierre che, se pur ispirato da nobili propositi, altro non si è rivelato che non un tiranno del popolo.

    Al di là del contesto storico (curato) e della veridicità o meno di alcuni particolari, il personaggio tratteggiato dall'autrice è affascinante e positivo, un uomo con dei valori forti, un uomo che riesce a non piegare la testa e anche ad ottenere una ricercata vendetta. La Barbato introduce anche una particolare e densa storia "d'amore", non canonica, ma non per questo meno coinvolgente, tra Sanson e una donna misteriosa.

    A conti fatti "Le Storie" presenta un esordio notevole sotto tutti i punti di vista e sembra proprio essere una collana che mancava nell'asfittico panorama fumettistico, una collana capace di portare qualcosa di nuovo, seppur nel solco della tradizione bonelliana. Attendiamo, ansiosi, la seconda uscita, ad opera di Recchioni - Accardi!
     
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  5. Abraxas666
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    letto anch'io IL BOIA DI PARIGI e per me il risultato è stato piu che positivo :)
    storia e sceneggiatura ottimi, la bravura sta nell'usare il periodo storico solo come palcoscenico ( perchè è ovvio che non si persegue uno scopo storicamente logico) su cui fare agire il personaggio di Sanson, caratterizzato per accumulo con i piccoli dettagli della quotidianità ( e come è giusto che sia, con molte licenze poetiche rispetto al perosnaggio storico), nell'esasperazione di una personale etica umana e una potenziale storia d'amore tra "outsider"; Samson si sente per la prima volta a suo agio con la dama, mentre nella quotidianità familiare con la moglie tutto scorre per inerzia e conformismo ( caratterizzato coi dialoghi in cui esprime la necessità del suo lavoro per mantenere la famiglia e di come suo malgrado si è trovato erede di una famiglia di boia) .
    a mio avviso , fra tutte le potenziali vicende quella che interessava all'autrice era proprio la condizione di disagio di Sanson, che si trova nel passaggio di un'epoca e veramente smarrito .
    tecnicamente parlando, molti lettori non hanno apprezzato il fatto che la scansione temporale ( nella fiction) non sia stata sviluppata con precisione in fase di sceneggiatura, infatti i 4 anni della vicenda sulla carta sembrano 4 giorni, ma che sia voluto o non voluto è ben poca cosa rispetto a quello che si voleva raccontare con questa sotria ( ovvero sanson e solo sanson) .
    pure i disegni di casertano sono molto belli, ha reso il suo tratto un po più dark e comunque si vede la passione dei due autori.
    un bell'8 :)
     
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  6. SergioTheHutt
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    Trovo che questo primo numero di Le Storie vada oltre ogni aspettativa che i lettori potessero avere!
    Ottima storia, disegni eccezionali!!! Se dovessi trovare un piccolo pelo nell'uovo, il finale della storia è un po' compresso... se la pubblicazione fosse di una decina di pagine in più si sarebbe potuto sviluppare meglio ^_^

    Resto in trepidante attesa per il secondo numero che spero sia all'altezza del primo!!!!!!!
     
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  7. borden
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    La redenzione del samurai: STREPITOSO!
     
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  8. RRobe
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    Grazie, Mauro.
    Ne sono onorato.
     
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    a questo punto il num.2 delle storie mi tocca comprarlo
    se il borden e pure Faraci Tito sul suo twitter dicono che è molto buono...
    lo leggerò di nascosto da mia moglie come un moto carbonaro
    perché dice che spendo troppi soldi in fumetti sob! :disp:
     
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  10. LadyStardust
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    Primo numero eccezionale, attendo con impazienza il secondo, se è, come credo, a livello del precedente, mi sa che diventerò lettrice fissa, e pazienza per il mio portafogli ;)
     
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  11. Sbù!
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    comprate il due, non ve ne pentirete.
     
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    Storia niente male, i disegni di Accardi, fortemente suggestionati dall'arte giapponese, mescolati al tipico tratto realistico italiano con un tocco di manga costruiscono nel complesso un tratto originalissimo e sempre bello da vedere. Buona la storia di Recchioni, ma mi ha fatto un po' storcere la bocca l'improbabilità dei combattimenti
    (Un solo colpo di spada che tronca la testa a cavallo e cavaliere? ...È per queste ragioni che Frank Miller mi lascia assolutamente indifferente...)

    ,che però è forse mutuata da una tradizione dei chanbara, che data la mia totale ignoranza in fatto di cinema non conosco minimamente.

    Nel complesso, una storia degna di essere letta e anche un'occasione per imparare qualcosa sul Giappone feudale, ma niente a che vedere con quel capolavoro de Il Boia Di Parigi.
     
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    i miei complimenti agli autori della Redenzione del Samurai si legge veloce ed emoziona
    i combattimenti si sarebbero gustati meglio con una ventina di tavole in più ma accontentiamoci.

    Adesso mi tocca andare alla ricerca del primo, nei commenti che leggo sembra addirittura superiore a questo...
    d'altronde la Barbato è bravissima senza di lei Dylan Dog sarebbe da rottamare
     
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  14. jedimaster
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    ho letto il due e devo dire che è carino e ben fatto, non mi sento di muovergli nessuna critica, nè dal punto di vista della storia, nè dal punto di vista delle tavole, davvero fantastiche. ciò detto, devo aggiungere che, col senno di poi non lo comprerei. ho una grossa passione per il giappone feudale e tra le mie letture c'è sempre qualcosa che lo ricorda, quando non è il tema principale. una delle storie migliori che ho letto e che sono orgoglioso di possedere è "lone wolf & cub", di kazuo koike, storia che narra le vicende del kogi kashakunin Ogami Itto e suo figlio Daigoro. non so se sia lo stesso ogami itto protagonista della serie "samurai" cui si accenna in seconda di copertina, ma il punto è che nonostante questa storia sia molto valida (la consiglio davvero), manga come "Lone wolf & cub" stanno a "la redenzione del samurai" come...non saprei, essere stati alla monument valley e avere una cartolina che la ritrae. ovvio quindi che non mi abbia fatto effetto più di tanto. :)
     
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    Tra anteprime, anticipazioni e tam tam internettiano, dentro di me si era creato il giusto hype per questo secondo numero del “Le Storie”.
    E la lettura de “La redenzione del samurai” non ha tradito le mie aspettative.
    Sulle basi di una trama scarna e lineare, Recchioni costruisce una sceneggiatura evocativa riuscendo a mettere su carta i tempi e le atmosfere del genere.
    I campi lunghi, i silenzi, le espressioni. Veramente impossibile ammirare le vignette prive di dialogo senza immaginare di sentire i rumori, i fruscii e perché no la colonna sonora dei film di samurai.
    E poi le scene di azione, stupende, credibili nelle loro iperbole, perché l’esagerazione rientra nel patto di sospensione dell’incredulità.
    E infine il rigore, l’etica dell’universo dei samurai che guida le azioni dei tre protagonisti.

    Proprio la linearità di cui sopra dimostra secondo me il grossissimo lavoro di documentazione e attenzione nella scrittura che ha contraddistinto la lavorazione di questa storia.
    Sublime.

    Ma se Recchioni è la mente, Accardi è il braccio che da vita a tutto quanto sopra da me descritto. Un perfetto esempio di contaminazione grafica. Le linee cinetiche dei manga che si muovono alla perfezione nel rigore della gabbia bonelliana. Una gabbia che si fa meno rigida quando si tratta di dare spazio alle panoramiche e alle scene di maggior tensione emotiva.

    Suggella il tutto la bellissima copertina di Di Gennaro, penalizzata (resto convinto dalla mia idea già espressa nei commenti del numero 1) dal materiale simil telato scelto per confezionare l’albo.

    Un’altra piccola critica che mi permetto di muovere all’impostazione della collana (non al suo contenuto) è la mancanza di un ulteriore redazionale con la biografia degli autori.
    Immagino che per la Sergio Bonelli Editore sia di vitale importanza pubblicizzare i propri albi per il lettore occasionale.
    Ma visto che questa collana, non potendo contare sulla fidelizzazione del personaggio fisso, punta sull’appeal degli autori coinvolti, potrebbe dare loro ancora più visibilità oltre al nome in copertina.
     
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47 replies since 17/10/2012, 23:18   958 views
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