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Ryakar.
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Ho provato a scrivere un nuovo racconto
Se vi va di commentare mi piacerebbe sapere come vi sembra come per l'altra volta critica spietata
Il Sicario
Era una notte senza luna. Il lago immobile senza un alito di vento. La
nebbia emergeva dall'acqua e come un manto si stendeva fitta a
ricoprire quella vasta distesa. Il villaggio era immerso nel silenzio, i
contadini erano andati a dormire, grati di potersi riposare dopo una
giornata sfiancante; allo stesso modo i mercanti che erano appena
ritornati alle loro case dopo il lungo girovagare per i paesi vicini.
Le uniche luci visibili erano quelle che filtravano dalle lanterne lungo
la strada. Era la notte perfetta per agire.
Una figura emerse da una casa e si mosse verso la riva, nel luogo in
cui era situata una piccola canoa. Dopo averla spinta in acqua vi entrò
e iniziò a pagaiare. La piccola imbarcazione scivolava agilmente
sull'acqua senza fare il minimo rumore. Fendeva la nebbia come la
lama di un coltello, che con il suo taglio portava con sè la morte.
L'uomo a bordo era Vorin Ras, sicario della capitale. La sua carriera
era iniziata quando, da solo, aveva ucciso tutti i membri di un clan che
si stava impossessando del suo quartiere. Da quel giorno aveva deciso
di lavorare come sicario a pagamento. Era esperto nel combattimento
con diversi tipi di arma. Suo padre era un soldato e lo aveva allenato
fin da piccolo nell'arte della spada e della lancia. Da adolescente
tuttavia aveva iniziato ad allenarsi con la daga e la balestra diventando
un vero maestro nel loro utilizzo.
Quella notte Vorin aveva un compito da svolgere: doveva raggiungere
un isolotto situato nel lago ed eliminare un nobile che lì dimorava.
Di solito non accettava incarichi fuori dalla capitale, ma quella volta
era diverso. Durante la traversata ripensò a cosa lo aveva condotto lì:
un suo amico mercante, durante uno dei suoi viaggi per procurarsi
delle merci, era stato aggredito e derubato del carro e delle ricchezze
da un nobile e dai suoi uomini. Questo inoltre, non soddisfatto del
bottino, gli aveva ucciso il figlio che viaggiava con lui.
Al rientro nella capitale il mercante era andato a cercare Vorin per
chiedere vendetta. L'assassino, dopo essersi fatto spiegare dall'amico
dove abitasse questo nobile e dopo averne ottenuto una breve
descrizione, era partito dalla città verso il villaggio sul lago.
Giunto alla propria meta aveva cercato di ottenere informazioni più
dettagliate da alcuni contadini che lavoravano nei campi; questi,
terrorizzati al sentire riferimenti al nobile, si erano limitati ad
indicargli la strada del villaggio senza rispondere.
Aveva proseguito a cavallo fino alla piazza del paese e solo lì era
riuscito ad ottenere le informazioni che cercava parlando con il
proprietario della locanda.
Il nobile abitava su un isolotto nel lago, che era collegato alla riva
attraverso un lungo ponte.
Dalle informazioni ottenute Vorin era venuto a conoscenza del fatto
che questo nobile terrorizzava il villaggio e i campi circostanti. Aveva
imposto delle tasse ingenti agli abitanti. Coloro che avevano cercato di
ribellarsi erano stati torturati o uccisi. Se qualcuno scappava a farne le
spese erano parenti e amici. Ogni due settimane gli abitanti erano
costretti a caricare due carri con alimenti o merci di valore, queste
venivano condotte sull'isolotto e scaricate nei magazzini della villa.
Vorin aveva deciso di recarsi sull'isolotto durante uno di quei
pagamenti così da poter studiare il posto e organizzare un piano
d'azione adeguato.
Mentre aiutava i contadini a scaricare le merci, l'assassino, aveva
potuto farsi un'idea della conformazione dell'isola. Questa era di
forma irregolare e leggermente collinare. A est era collegata alla
terraferma attraverso un lungo ponte a tre arcate, costantemente
presidiato da uomini armati. Poco oltre il ponte dipartivano delle mura
che formando un quadrato andavano a proteggere l'interno della
proprietà. All'interno di queste mura si trovavano diverse baracche di
pietra e di legno nelle quali abitavano i soldati e la servitù.
In alto, in cima alla collina, stava la villa. Questa completamente in
pietra torreggiava su tutta l'isola; da lì sicuramente si poteva osservare
tutta la zona circostante e in caso di attacco era il luogo ideale dal
quale poter bersagliare i nemici. Attorno a questa era stata costruita
una piccola palizzata in legno, chiaro segnale che il proprietario
temeva la minaccia di un possibile attacco. Sul lato sud ovest dell'isola
c'era invece un piccolo molo al quale erano ormeggiate alcune
imbarcazioni, probabilmente utilizzate per il commercio con altri
villaggi lacustri.
Una volta tornato al villaggio il sicario aveva comprato da un
falegname una piccola canoa; dalla sua analisi aveva infatti deciso di
raggiungere l'isola attraverso il lago arrivando sulla sua riva sud. La
via del ponte era troppo sorvegliata e difficilmente sarebbe riuscito ad
oltrepassare le mura senza che qualche guardia riuscisse a dare
l'allarme.
Il verso di un uccello notturno lo riscosse dai suoi pensieri. Si stava
ormai avvicinando alla riva dell'isola, era il momento in cui doveva
stare più attento e fare il minor rumore possibile. Una volta vicino alla
riva, aveva nascosto la canoa in mezzo ad un canneto e si era spostato
silenziosamente verso alcuni alberi situati vicino al muro. Una volta al
riparo aveva controllato il proprio equipaggiamento: la daga, pendente
lungo la coscia sinistra, era assicurata nel fodero per evitare che
potesse fare rumore, i tre coltelli da lancio erano nella apposita cintura
disposta di traverso lungo il petto mentre il pugnale era nel proprio
fodero agganciato alla coscia destra. Volse lo sguardo verso il muro
nella speranza di vedere qualcosa, ma la nebbia era così fitta che gli
impediva di percepire se ci fosse qualcuno di vedetta.
L'unica cosa che si intravedeva era un leggero bagliore dovuto alle
torce presenti in prossimità dei bastioni. Decise comunque di tentare
la scalata, prese il rampino e lo lanciò oltre il parapetto delle mura. Il
lancio andò bene al primo tentativo senza fare il minimo rumore, le
stoffe con le quali aveva ricoperto gli uncini avevano svolto anche
stavolta il loro lavoro.
Una volta giunto in cima al camminamento si inginocchiò dietro un
grosso barile per studiare meglio la situazione. All'interno della
proprietà la nebbia era ridotta. L'illuminazione, seppure scarsa, era
garantita da alcune lanterne affisse nei pressi delle baracche. Alcune
sentinelle armate di lancia andavano in giro per il campo perlustrando
il perimetro.
Ad un certo punto Vorin sentì un rumore di passi venire nella sua
direzione, il barile lo nascondeva, ma non poteva comunque rischiare
di farsi scoprire. Estrasse il pugnale e si preparò a scattare, i muscoli
erano tesi pronti a vibrare il colpo. La sentinella avanzava sempre di
più, stava quasi per raggiungere il barile quando Vorin colpì. Con un
singolo fluido movimento del braccio destro, il coltello raggiunse la
gola della vittima, recidendo la carotide, mentre con la mano sinistra
l'assassino le chiudeva la bocca impedendole di produrre alcun suono.
La balestra che l'uomo teneva tra le mani cadde sulla pietra. Vorin,
dopo aver recuperato la faretra con i dardi, decise di nascondere il
corpo buttandolo oltre le mura nella speranza che le altre sentinelle
non si accorgessero di alcun rumore.
Optò per scendere dai camminamenti, c'era infatti il rischio di
rimanere intrappolati lì sopra se qualcuno l'avesse visto e avesse dato
l'allarme. Ma mentre scendeva dalle scale vide avanzare due uomini,
uno vestito di una tunica grezza di lana mentre l'altro era ricoperto da
un'armatura di cuoio. Impugnò la balestra e prese la mira ma quando
osservò attentamente si rese conto che, a giudicare dall'andatura, i due
dovevano essere notevolmente alticci. Arrivavano dalla collina,
parlando ad alta voce, e in base a quanto dicevano era in atto una festa
all'interno della villa alla quale stavano partecipando anche diverse
guardie. A quelle parole un ghigno si dipinse sul volto dell'assassino.
Attese che i due allegri festaioli scomparissero e si diresse
rapidamente verso la collina. Durante la sua avanzata Vorin si era
accorto di una sentinella, che armata di lancia stava guardando verso
le baracche alla ricerca di un compagno con cui poter parlare.
L'assassino attese nella speranza che la guardia si voltasse così che lui
potesse proseguire per la sua strada, questa tuttavia non dava segni di
volersi muovere. Vorin si inginocchiò e, con la balestra, prese la mira
verso il petto della guardia. Il dardo saettò nell'oscurità andando a
conficcarsi nel corpo della vittima, che si accasciò a terra con un
gemito. Stava riprendendo ad avanzare nell'oscurità quando si accorse
della presenza di due guardie che stavano perlustrando la zona alla
ricerca dell'origine di quello strano rumore. Non poteva permettersi
che quei due trovassero il corpo, abbandonò la balestra, estrasse il
pugnale e iniziò a strisciare nell'ombra verso di loro. Giunto ad una
decina di passi dalle due guardie si alzò e percorse quel tratto finale
di corsa. Le guardie ebbero giusto il tempo di stupirsi della sua
comparsa quando una delle due si ritrovò il pugnale nel petto. Vorin si
girò di scatto, estraendo l'arma dall'avversario, pronto ad affrontare
l'altro, ma quest'ultimo dopo essersi ripreso dalla sorpresa iniziale era
riuscito a dare l'allarme. L'assassino si lanciò su di lui con il coltello
proteso in avanti, lo travolse con il suo peso e lo finì con una
pugnalata nell'occhio. Ormai però era troppo tardi, l'allarme era stato
dato. Non restava altro che cercare di scappare dall'isola per evitare di
essere ucciso dalle guardie. Non sapeva di quanti uomini disponesse il
nobile e non voleva rischiare di trovarsi accerchiato da troppi nemici.
Si rialzò in piedi e realizzò di non poter tornare indietro da dove era
venuto, lì c'erano le baracche dei soldati e sulle mura c'era il rischio di
essere avvistato da qualche sentinella. Decise di dirigersi verso il
molo, da cui avrebbe potuto rubare una barca e fuggire attraverso il
lago. Iniziò a correre non curandosi dei rumori e delle urla che si
alzavano da tutta l'isola. Aveva quasi raggiunto il porticciolo quando
una giovane guardia, poco più di un ragazzino, gli si era parata
davanti imbracciando una balestra. Il sicario non accennò a fermarsi e
continuò la propria corsa. La guardia sconvolta da questa manovra
scoccò il dardo, che andò a conficcarsi nel terreno dietro Vorin.
L'assassino proseguì oltre mentre il ragazzo chiamava le altre guardie.
Ma Vorin ormai giunto al molo, aveva buttato in acqua una canoa e si
stava allontanando a gran velocità nella nebbia. Solo a quel punto si
era reso conto di avere condannato un intero villaggio a morte.
In un istante invertì la rotta per tornare indietro verso l'isola, quella
storia doveva essere conclusa quella notte stessa.
Edited by Ryakar - 15/11/2014, 09:40.