Ti posso aiutare

Dopo tante critiche...

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  1. Nergal
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    Bravo..bravo...e pure bravo!...Spero che ci posterai anche le prossime puntate Ciao
     
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  2. Tsam
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    Ciao Car..sono tornato nella rilettura di questo topic..hai abbandonato il progetto?nn mi sarebbe dispiaciuto sapere chi era il colpevole....nn lo so..se hai bisogno di qlk mano per cercare qls....già c'è Ray che nn sforna cose x Gea....ciao
    tsam
     
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  3. CarDestroyer
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    Contrariamente a quanto avevo affermato mooolto tempo fa, non ci sono "guardiamarina" a fare da carne da cannone. Sorry, ma avrei reso impubblicabile il racconto nel ristretto spazio del forum. Nel proseguo della storia avremo inseguimenti all'americana, macchinari tamarri (vedere perforatrice a testa multipla), e una sana quantità di creaturine amorevoli e premurose. Ricordatevi di me quando passerete dentro una galleria !

    P.S.
    Stavolta l'attesa sarà più breve: è quasi tutto pronto, mi devo solo inventare il colpo di scena . A domenica prossima per l'entrata in miniera!
     
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  4. CarDestroyer
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    Le taverne di Postmasburg avevano le stesse attrattive di un luna-park marcescente, con gli sguardi degli avventori che riflettevano l'idiozia della carta sbiadita dalle intemperie e dai mancati incassi. Almeno fino a quando entrava lei. Quando cioè i sorrisi si affilavano e qualcosa dentro le scatole craniche si metteva in moto. Più o meno come alla vista di una modella scortata. O “autoscortante”.
    «La birra più alcolica che avete.» Sedette al bancone, senza curarsi del tipo con la faccia appiccicata al legno.
    Il bicchiere picchiò sordo, umido di schiuma. «Non soffocherà in mezzo a tutta quella bava?» Metà del liquido rosso sparì prima di accorgersi del cambio di gravità. «Brutta fine per quei disgraziati di New Frontier.»
    Una boa di colore, stretta in una camiciola di cotone, replicò: «Già.»
    Centellinando il resto della birra, Wickett scrutò l'uomo con la coda dell'occhio. «Dovevano aver pestato troppi piedi.» Le bollicine salivano dentro al vetro, accelerando verso la fine.
    «Piedi?» La voce si fece pesante.
    Dalla giacchetta estrasse una penna e la fece tintinnare contro il boccale.
    Nella sala il mormorio si abbassò. «Il modo in cui sono morti... Cristo,» distorse le labbra e mandò giù un altro sorso. «Tagliati in due. Sembra un regolamento di conti, di quelli con i fiocchi.» La penna tornò nella tasca.
    La boa umana si alzò per appoggiarsi ad un bancone già stressato. «Non c'è quel genere di malavita qui.»
    Wickett fissò il barman e indicò la preda con un lieve movimento della testa. Una pinta si materializzò nel posto giusto. «E' vero. Ma come altro spiegarlo?» Recitare un mantra contro la puzza di acido che le arrivava a folate, e preparare la trappola per il panzone era quasi routine. «I permessi della miniera sembrano in regola.»
    «La miniera non centra niente.» Il gorgoglio della birra che passava nel portentoso esofago del minatore le fece dimenticare le grandi chiazze scure sotto le ascelle. «Qualcuno,» disse pulendosi la bocca sulla spalla, «ha portato qualcosa laggiù.» Gli occhi non si schiodarono dal tavolo.
    Lei si accomodò meglio sul bancone. «Vuol dire,» sospirò, «che ci sono dei... clandestini... dentro la miniera? A insaputa della società mineraria?»
    «Io ho detto qualcosa,» gli occhi si sollevarono per allinearsi a quelli dell'investigatrice, «non qualcuno.»
    «Oh, andiamo...» La sua professionalità stava invecchiando con lei?
    «Signora, io ci ho lavorato per vent'anni, e a quei tempi non sarebbe potuta accadere una cosa simile. Cristo,» sbuffò rigirandosi il nome nella bocca, «le macchine da miniera spaccano, non tagliano mica.»
    «Quindi sono stati uccisi.»
    «Questo è certo. Ma una spedizione punitiva?» Un rombo sordo risalì dalle viscere e si infranse contro le labbra carnose. «Per tagliare in due un uomo ci vuole forza e per due ci vuole anche tempo. Se si fossero portati dietro qualche strumento, sarebbe ancora nascosto laggiù...»
    «Non capisco.»
    La boa tamburellava silenziosa sul bicchiere vuoto.
    Wickett schioccò le dita e una nuova pinta apparve sul bancone.
    «La compagnia che gestisce la miniera è grossa. Molto grossa. Di sicuro non permette che qualcuno venga a giocare con i suoi interessi, nemmeno di striscio. Se fosse stato un regolamento di conti, qualcuno avrebbe già cantato. Quindi, se non è stato un mostro...»
    Wickett dovette ammettere che il ragionamento della “sugna” era corretto. Secondo il referto autoptico, i due erano stati tagliati a metà con un unico colpo ed erano sopravvissuti abbastanza per rendersene conto. Dalle facce sulle foto, era inequivocabile. Per farlo occorre un macchinario ben piantato e potente.
    Con un cenno d'assenso, pagò il conto e uscì dentro la fornace. Ma perché perdere tempo a ripulire il pavimento dal sangue? E perché prendersi tutto questo disturbo?
     
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  5. Tsam
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    Gradita sorpresa da parte di Car vedo....mi a fatto piacere rivedere questo racconto ripreso....anche se devo ammettere che ho fatto un po' fatica ad orientarmi..almeno all'inizio nn riesco bene a focalizzare la scena....lo stile è invece quello di un buon Car d'annata..cioè ottimo....ciao
    tsam
     
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  6. CarDestroyer
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    Hmmm, di preciso, è il primissimo periodo o l'"adescamento" ad essere poco comprensibile?
    Mi sono lasciato un po' andare nella descrizione del locale e dei suoi avventori, in un ardito confronto circolare... è quello? O è la "boa nera" ?
     
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  7. Nergal
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    Qui urge ripasso generale .....stasera guarderò come posso fare .
     
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  8. Tsam
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    CITAZIONE
    Mi sono lasciato un po' andare nella descrizione del locale e dei suoi avventori, in un ardito confronto circolare... è quello? O è la "boa nera"  ?

    Il primo periodo è quello ke mi ha messo in difficoltà..ho capito (spero) ke la Boa è la tipa ke deve investigare comparsa sul finire dell'altro pezzo....a parte quello però scorre via bene....ciao
    tsam
     
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  9. CarDestroyer
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    CITAZIONE (CarDestroyer @ 30/5/2004, 21:06)
    Mi sono lasciato un po' andare nella descrizione del locale e dei suoi avventori, in un ardito confronto circolare... è quello? O è la "boa nera"  ?

    Nel Decreto di Programmazione Economica e Finanziaria del 31 maggio 2004 si modifica il secondo comma del messaggio "30/5/2004, 21:06" come segue: sostituire "un ardito confronto circolare" con "una ardita associazione incrociata".
    CITAZIONE (Tsam @ 31/5/2004, 21:52)
    Il primo periodo è quello ke mi ha messo in difficoltà..ho capito (spero) ke la Boa è la tipa ke deve investigare comparsa sul finire dell'altro pezzo....a parte quello però scorre via bene....ciao
    tsam

    Ahimé, no! Urge revisione... La "boa di colore" è un uomo di colore dalla corporatura che ricorda vagamente una boa: bello pieno nel girovita e via via più sottile fino alla testa. Ulteriore chiarimento: ci sono 4 personaggi in questa scena, cioè l'investigatrice Wickett; l'uomo svenuto che sbava sul bancone; il barman; la "boa di colore" .

    Edited by CarDestroyer - 31/5/2004, 22:17
     
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  10. CarDestroyer
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    Lo so che questa puntata finisce sul più bello . Dovrebbe essere la penultima parte del racconto, e non ci sono rivelazioni particolari. Stavolta ho preferito lasciare inalterato il turpiloquio: se ci sono problemi ditemelo e farò autocensura .
    A domenica prossima per il seguito!
     
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  11. CarDestroyer
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    Quella strega della Wickett ce la metteva tutta per farlo incazzare. A piedi, si diresse a sud per prendere i caschi e i giubbotti arancioni. La miniera, illuminata dai fari, era ferma, ma qualche idiota pieno come un uovo poteva anche decidere di fare quattro curve con gli scoop. Ringhiò per tutto il percorso, sbottando in imprecazioni a mezza voce.
    «Ce l'ha con qualcuno in particolare?»
    Blackat si voltò bruscamente. «Ma che ca...»
    Wickett uscì dall'ombra della baracca. «Le sarei grata se volesse riprendere il controllo della lingua.» Gli occhi scintillavano quasi quanto i denti.
    Blackat rimase in silenzio. Possibile che fosse così alta da sfiorare il tetto spiovente delle baracche? «La luna ha un certo ascendente su di lei.» Cercò di mostrarsi seccato.
    «La luna?» Dolci onde sonore. Saccarosio, si corresse Blackat. Voce mielosa, non melodiosa. «Ah! No. La luna no. Io adoro il mio lavoro, signor Blackat.»
    Lasciò cadere il discorso e le fece cenno di raggiungerlo. «Ho casco e giubbotto per lei.» Ci tengo anch'io alla professionalità, puttana. La guidò all'imboccatura del tunnel di servizio, verso il pozzo del montacarichi. «Scenderemo con questo.» Premette il pulsante di salita. Il motore elettrico sopra l'incastellatura rombò poco convinto.
    Wickett studiò i tubolari d'acciaio macchiati di ruggine. «Non c'è nessuno al lavoro.»
    «L'avete fatta chiudere voi della Wide Insurance, mi sembra.» Sorrise amaro.
    «Quanto è profondo il pozzo? Cinquecento, ottocento metri?» Gli stivaletti si alzavano e si abbassavano ritmicamente. «Sarebbe meglio usare un camion.»
    «Uno scoop?» Rise di gusto. «A dieci chilometri orari forse facciamo in tempo a tornare per la cena di domani.»
    Lei lo guardò ferina.
    «Possibile che non abbia veicoli più performanti?»
    «C'è il furgone diesel per gli operai. Ma,» fece una pausa per non ridere, «la miniera è ferma. E anche l'impianto di pompaggio dell'aria.» La gabbia del montacarichi raggiunse il finecorsa e il motore si fermò. «Quindi,» sbatté da parte la rete di protezione, «o scende da qui o va a piedi.»
    Gli occhi della valchiria si strinsero a fessura. «'Fanculo Blackat» sibilò.
    «Sarà un piacere accompagnarla.» Aprì la porta della gabbia e si fece da parte.
    Il montacarichi cominciò a scendere.
    Il tecnico si trattenne dall'illustrarle le fasce geologiche che si srotolavano fuori delle travi, godendosi l'ondeggiamento e il sinistro scricchiolio delle ruote contro la roccia, sufficienti a far stare l'investigatrice al centro esatto del pavimento, rigida. Il calore arrivava a vampate dalla griglia sotto i piedi. Blackat si tolse il casco per sventolarsi la faccia.
    A quattrocento metri la donna si fece più serena. I denti si affacciarono dalle labbra. «Non sente... fresco?»
    L'urto tremendo della creatura spezzò la gabbia del montacarichi e la corda di traino. I freni si attivarono automaticamente, bloccandoli a metà dell'uscita. L'urlo della bestia era la chitarra che accompagnava la batteria. Centoventi colpi al minuto.
    Blackat, seduto, aprì la rete di protezione infilando le mani tra le sbarre, poi si ancorò al pavimento e sfondò la porta a calci. Tenendo stretto un piede della donna priva di sensi, strisciò fuori. I freni slittarono, piegati dalla furia della creatura, e cedettero di schianto. Il montacarichi rantolò giù lasciando libera la luce d'uscita. Blackat vide sbattere la testa della creatura sul pavimento a un palmo da lui, prima che venisse risucchiata nel pozzo. Ansimava, si toccò le tempie, le braccia, chiuse la rete, corse verso l'interno poi indietreggiò.
    «Wickett! Wickett, porca puttana!» Le scuoteva le spalle senza preoccuparsi delle regole di pronto soccorso.
    «Blackat,» un rivolo di sangue le uscì di bocca insieme al nome, «smettila di offendere.» Senza preavviso lo colpì alla mandibola con il destro. Si girò su un fianco artigliandosi la fronte. Trattenne il respiro per un minuto buono, cercando di ricordare se aveva già mangiato come le suggeriva lo stomaco.
    Blackat barcollò accanto a lei. «Sarei tentato di chiederti se stai morendo,» biascicò, «ma mi accontento di un come stai.»
    «Che diavolo è stato?» Boccheggiava immaginando di muoversi in ampi cerchi concentrici, sempre più piccoli e puntiformi.
    Blackat si inumidì le labbra. «Qualcosa ci è venuto addosso. Era grande, pesante, e incazzato nero.»
    «Qualcuno dei suoi operai? No, mi scusi, pessimo esempio. Per quei poveracci, intendo.» Con calma, esaminò l'interno martoriato della bocca. «A questo punto mi vedo costretta a far rapporto lo sa?»
    «A questo punto,» l'afferrò per la giacchetta e la sollevò in piedi, «dobbiamo uscire. Non ho idea di cosa fosse, ma non era amichevole.»
    «Aspetti un attimo, credo di essermi persa qualcosa. Non era una roccia o, che so, un pezzo di macchinario?» L'acidità stava tornando ai soliti valori.
    «Convengo che lei ha avuto modo di “toccare con mano”, ma io l'ho visto divincolarsi e urlare, e di sicuro non smaniava per una carezzina.»
    Un latrato salì lungo il pozzo, seguito da un sospiro sofferente. Fissò la donna stretta alla parete.
    «Blackat...»
    «Andiamocene.» La strattonò via.
    Il corridoio illuminato dai neon era alto tre metri e largo quattro. La roccia era abbastanza robusta da non necessitare di armature in cemento o puntelli. Alternate a lampade portatili d'emergenza e mappe della galleria, nicchie protette da vetri a frammentazione programmata, nascondevano estintori a CO2. Proseguirono per venti metri, poi svoltarono a sinistra, fermandosi. Blackat aprì la scatola del pronto soccorso prendendo analgesici e sulfamidici. «Ne vuole uno?» Mise tutto in tasca.
    «Questa roba annebbia i riflessi.»
    Ripresero a camminare, sbucando nella galleria degli scavi. Wickett non era mai stata dentro una miniera. «Avete scavato tutto quanto voi?» L'antro misurava cinquanta metri di larghezza e superava i dieci in altezza. Le luci si concentravano duecento metri più in là, sul fondo, vicino alla perforatrice a testa multipla, e nei pressi della pala meccanica cumuli di smarino stillavano umidità in larghe pozze.
    «Più o meno. Ogni tanto crolla una parete che agevola i lavori e le assunzioni.»
    Wickett non capì la battuta, ma si tenne dietro al tecnico. «Non vedo uscite.»
    «Non ce ne sono. Voglio prendere quella pala meccanica e un paio di candelotti.»
    «Blackat non dovrei essere io ad avvertirla del pericolo di un'esplosione incontrollata in un tunnel.»
    «Esatto, non deve. La pala meccanica ci servirà da scudo fino al montacarichi inferiore.» Un largo sorriso gli si stampò in faccia. «Ci sarà da sporcarsi: lo usiamo per portare lo smarino in superficie.»
    «Lei è un sadico.»
    «E lei una seccapalle.»
    «Se non fosse stato per me sarebbe morto qualcun altro qua sotto...»
    «La ringrazierò quando diverremo martiri. “Se”, lo diverremo.» Raggiunse la perforatrice a testa multipla ed esaminò le casse degli esplosivi. «Stavolta i ragazzi hanno fatto un lavoro pulito.»
    Wickett sospirò «Dovrò offrirgli da bere. Adesso si muova e andiamocene da qui.»
    Il tecnico grugnì una imprecazione ed entrò nella pala meccanica. Quando l'investigatrice ebbe chiuso la porta, cercò di allargarsi il più possibile.
    «Non esageri Blackat.»
    «E lei mi lasci guidare.» Girò alcune leve e il pesante veicolo operativo sobbalzò in avanti. Dall'impianto di aerazione gli odori umidi della miniera giungevano filtrati e meno intensi. Gettò un'occhiata fugace verso la donna: usa il profumo? Era tenue anche nell'intimità della cabina. A dieci chilometri orari avrebbe avuto tempo per accorgersi di altre curiosità.
    Un tonfo sordo giunse da dietro. Il veicolo invertì la marcia. «Si regga! Gli passo sopra!»
     
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  12. Tsam
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    Ottimo..ottimo ottimo..mi hai tagliato sul più bello..ma visto che hai avvisato farò finta di niente....dev ammettere che a volte ho ancora problemi di orientamento a capire chi parla..ma ad una rilettura sembra tutto chiaro....quindi..ancora i miei complimenti Car..nella speranza di vederne presto il seguito..e finale....ciao
    tsam
     
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  13. Nergal
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    Questo è il commento sulla seconda parte....
    Bella roba Car....io ho capito tutto sin da subito....non ho avuto difficoltà come Tsam
    L'unica cosa che nn sopporto è la donna che fa la guappa nella taverna....ma figurati se un barista da informazioni ad una donna...

    ...ora vado avanti.....
     
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  14. Nergal
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    Che dire....non vedo l'ora che sia domenica prossima
    Anche stavolta ho capito tutto al primo colpo....tranne Blackat rimase in silenzio. Possibile che fosse così alta da sfiorare il tetto spiovente delle baracche? «La luna ha un certo ascendente su di lei.» Cercò di mostrarsi seccato.
    «La luna?» Dolci onde sonore. Saccarosio, si corresse Blackat. Voce mielosa, non melodiosa. «Ah! No. La luna no. Io adoro il mio lavoro, signor Blackat.»
    Lasciò cadere il discorso e le fece cenno di raggiungerlo. «Ho casco e giubbotto per lei.» Ci tengo anch'io alla professionalità, puttana.

    Ecco, questo pezzo l'ho letto 52 volte, ma non c'ho capito una mazza

    Un'altra cosa che non mi piace è il termine creatura...imho stà male.
    Per il resto gran bella storia.....speriamo di non rimanere delusi
     
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  15. CarDestroyer
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    Touché! Faceva pena, vero. Così va meglio?
    CITAZIONE
    Wickett uscì dall'ombra della baracca. «Le sarei grata se volesse riprendere il controllo della lingua.» Gli occhi scintillavano quasi quanto i denti.
    Blackat rimase in silenzio. Possibile che fosse così alta da sfiorare il tetto spiovente delle baracche? «La luna ha un certo ascendente su di lei.» Cercò di mostrarsi seccato.
    «La luna?» Dolci onde sonore. Saccarosio, si corresse Blackat. Voce mielosa, non melodiosa. «Ah! No. La luna no. Io adoro il mio lavoro, signor Blackat.»
    Lasciò cadere il discorso e le fece cenno di raggiungerlo. «Ho casco e giubbotto per lei.» Ci tengo anch'io alla professionalità, puttana.

    «Le sarei grata se volesse riprendere il controllo della lingua.»
    Blackat rimase in silenzio. Vide il viso bianco di lei sollevarsi dalla pozza d'oscurità della baracca. Le grondaie appese al tetto spiovente le sfioravano la testa come per cercare di non farla balzare fuori dell'ombra. «La luna ha un certo ascendente su di lei.» Cercò di mostrarsi seccato.
    «La luna?»
    Dolci onde sonore frusciarono nelle orecchie di Blackat. Saccarosio, si corresse con un leggero tentennamento. Voce mielosa, non melodiosa.
    «Ah! No. La luna no» continuò lei snudando i denti. «Io adoro il mio lavoro, signor Blackat.»
    Lasciò cadere il discorso e le fece cenno di raggiungerlo. «Ho casco e giubbotto per entrambi.» Ci tengo anch'io alla professionalità, puttana.
     
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55 replies since 10/12/2003, 21:50   1179 views
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