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Ryakar.
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Buongiorno a tutti sono un cosiddetto utente disperso di questo forum, dopo un po' di tempo infatti ho iniziato a riguardare le discussioni senza però prendervi parte.
Per farmi perdonare vorrei proporvi una piccola trilogia di racconti che ho scritto da poco. Essendo la prima volta che mi cimento in qualcosa di questo tipo apprezzerei una vostra critica pesante e violenta così da potermi migliorare.
Ho ripreso qualche spunto da vari albi di Dampyr che spero si riescano a cogliere
Vi ringrazio per qualunque vostro commento.
Caccia NotturnaSPOILER (clicca per visualizzare)Il sole ormai era tramontato. Dopo un pomeriggio trascorso nella
foresta a seguire le tracce di un cervo scorsi una radura. Era uno spiazzo
completamente ricoperto d'erba e attraversato da un torrente che
placidamente scorreva verso il bosco. Alla vista dell'acqua mi resi conto
di essere assetato e ricordai che la scorta nella borraccia era quasi
esaurita. Mi avvicinai quindi alla riva per bere e rinfrescarmi. Mi guardai
intorno e rimasi stupito dalla tranquillità che quel luogo emanava. Il
silenzio era pressochè assoluto e gli unici rumori che si sentivano erano
il frinire delle cicale e il gracidare delle rane. Quello era a tutti gli effetti
il luogo migliore in cui fermarsi a mangiare e a preparare il bivacco per
la notte. Dopo aver appoggiato l'arco e la faretra per terra mi sedetti e
presi dalla bisaccia alcune fette di carne secca, del pane e un pezzo di
formaggio. Durante il pasto mi ritrovai a fare il resoconto della giornata.
Sì, è vero, il cervo era riuscito a sfuggirmi, ma mi ritenevo comunque
soddisfatto per il risultato della caccia mattutina con il resto del gruppo.
Sicuramente gli altri erano intenti a festeggiare alla locanda con boccali
di birra fresca e del buon stufato di cinghiale, ridendo della mia
testardaggine che mi aveva spinto a continuare la caccia ad un singolo
animale.
Era una splendida serata. Il cielo limpido e stellato rilasciava una
piacevole luce. L'unica ombra era data da un banco di nuvole che
copriva la luna. Decisi che avrei approfittato della luce notturna per
continuare la caccia. Il ruscello era il luogo ideale in cui aspettare una
preda.
Prima però era necessario riposare, così mi sdraiai a guardare il cielo,
in particolare ad osservare il movimento di quel banco di nubi dal quale
lentamente si iniziava ad intravedere la luna. Quando la vidi luminosa e
completa mi si gelò il sangue.
Era una notte di luna piena, ormai da molto tempo nessuno si
avventurava nella foresta durante una notte di quel tipo. Anni prima
alcune persone erano scomparse mentre altre erano state ritrovate
divorate da un gigantesco lupo che vagava per i boschi della zona.
Per cercare di porre fine a quella minaccia era stata organizzata una
caccia alla bestia, ma dei tredici volontari che erano partiti solo quattro
erano tornati vivi. Il racconto di ciò che avevano visto e di ciò che
avevano affrontato faceva accapponare la pelle. Avevano trovato
qualcosa che non si aspettavano. Non si trattava solo di un lupo di
dimensioni elevate ma di una creatura delle tenebre
provvista di una forza disumana in grado di strappare la testa di un uomo
con un solo morso. Il combattimento era stato cruento e senza tregua, ma
alla fine i cacciatori erano riusciti a ferire gravemente la bestia, che si
diede alla fuga. La paura dei superstiti era, però, troppo grande e non se
l'erano sentiti di continuare l'inseguimento. Tutt'ora, in alcune notti di
questo tipo, al villaggio giunge l'eco di un potente ululato. Dopo quella
caccia, però, gli attacchi nei dintorni del paese erano finiti e le poche
persone che si erano avventurate nella zona erano tutte tornate a casa
incolumi.
Io, però, sbadatamente, mi ero spinto troppo oltre. La
paura si impadronì di me; il cuore iniziò a battere all'improvviso. Capii
che non c'era un minuto da perdere e che dovevo tornare di corsa al
villaggio, il più in fretta possibile. Mi alzai di scatto prendendo la bisaccia e
sistemandola in vita, raccolsi arco e faretra e mi diressi di corsa verso il
bosco.
Fu in quel momento che sentii il primo ululato. Giunse dal margine
del bosco a sinistra della radura. Non sembrava vicino, ma quel suono
mi incutè un terrore così profondo che per una manciata di secondi mi
paralizzò. Fu la stessa paura a riscuotermi dall'immobilità e mi diede la
spinta per iniziare a correre.
Appena entrato nel bosco sentii altri ululati alzarsi verso la luna. La
creatura non era più sola ed era affamata. Bisognava assolutamente
correre al villaggio per dare l'allarme. Non ne andava più solo della
mia vita, ma anche di quella di tutte le persone che conoscevo.
La caccia era iniziata e noi uomini eravamo appena ritornati ad
essere la preda.
Mentre correvo di albero in albero, mi accorsi che la foresta si era
animata. Vidi molti altri animali che, percepito il pericolo costituito dai
nuovi predatori, andavano a cercare un riparo in cui potersi salvare.
Davanti a me scorsi un gufo ghermire un coniglio tra i suoi artigli e in
cuor mio pregai di non fare la stessa fine.
Durante la corsa percepii un distinto rumore provenire dalla mia
sinistra. Non ero più solo; la bestia mi inseguiva e il suo ansimare si
faceva sempre più vicino. Non c'era altra possibilità che continuare
quella gara contro il tempo. Fermarmi ed affrontare il mostro non era
certo un'opzione valida.
Deviai verso destra sperando di aumentare così il distacco tra me e
l'animale, ma fu il più grande errore che feci, perchè anche da quel lato,
con la coda dell'occhio, vidi muoversi un'ombra e finii per inciampare
nella radice di un albero.
Nella caduta persi l'arco e la maggior parte delle frecce della faretra.
Mi sentii perduto. Riuscii a stento a girarmi per osservare quell'orrenda
figura che veniva verso di me. Era un enorme lupo che camminava su
due zampe. Il suo pelo era nero come la notte più buia e in alcuni punti,
colpiti dalla luce della luna, si intravedevano dei bagliori argentei. Gli
occhi erano neri con venature rosso sangue; le zampe anteriori erano
lunghe e lasciavano intravedere una muscolatura possente, così come le
zampe posteriori, ma la cosa che più di tutte attirò la mia attenzione
furono gli artigli. Lame nere ricurve in grado di straziare il legno degli
alberi su cui si andavano posando. Quel terribile animale avanzava
lentamente, ormai convinto della cattura della sua vittima. Si avvicinò
ancora di più e ululò il suo trionfo. Il ricordo di quell'urlo riesce ancora
adesso a farmi rabbrividire, nonostante tutto il tempo che è passato da
quel giorno. Alla vista di quella creatura immensa che, eretta su due
zampe, mi sovrastava, capii che noi uomini, per quanto abili cacciatori,
non eravamo altro che cibo.
Non so come, chiamatelo istinto di sopravvivenza, ma riuscii ad
estrarre il coltello.
L'animale abbassò i suoi occhi su di me e mi osservò attentamente.
Aprì le fauci, pronto ad attaccare, ma in quel momento accadde
l'impensabile. Un forte ringhio giunse dalla mia destra e la bestia si voltò
in quella direzione con evidente irritazione. Vidi arrivare un'altra di
quelle creature, molto più grossa e probabilmente più vecchia di quella
che mi aveva catturato.Ringhiò verso la più giovane e realizzai che
quello doveva essere il capobranco, che a quanto pare voleva il primo
assaggio della preda. Il più giovane tuttavia si oppose e in pronta
risposta scattò, lanciandosi con gli artigli protesi per attaccare il lupo più
vecchio. Questo schivò e si abbattè con la sua mole sul giovane ribelle,
così da bloccarlo e protendendo le fauci verso il suo collo.
Ridestandomi da quell'ipnotica visione, mi rialzai e ripresi a correre
lasciandomi alle spalle quello scontro titanico. Non so per quanto
continuai a sostenere quel ritmo, ma alla fine riuscii ad arrivare in cima
alla collina dalla quale si vedeva il villaggio. Stavo per tirare un sospiro
di sollievo, quando sentii nuovamente il ringhio della bestia più anziana
che correva dietro di me.
Nonostante non avessi più le forze, mi costrinsi a correre giù per la
collina, sperando di raggiungere il villaggio, riuscire a dare l'allarme e
permettere alla popolzaione di chiudersi in casa, così da difendersi
dall'attacco delle creature. Arrivato a pochi metri dalla strada principale,
tuttavia, mi ritrovai di fronte ad uno spettacolo raccapricciante. Ovunque
si vedevano sangue e brandelli di carne. I corpi degli abitanti, amici e
conoscenti erano sparsi per tutto il paese, con profonde ferite, lasciate da
artigli e zanne.
Caddi sulle ginocchia in preda alla disperazione e alle lacrime.
Dall'inizio della strada sentii provenire un nuovo e più potente ululato.
Mi volsi e vidi avanzare il capobranco. Dai suoi occhi si poteva
percepire tutta la fame e l'eccitazione che la caccia gli avevano
procurato. Mi si avvicinò guardandomi fisso negli occhi, si inginocchiò,
e quando aprì la bocca mostrandomi le zanne ormai ero pronto, in attesa
che sferrasse il colpo fatale. Si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio:
<<non trovi sia più facile catturare una preda quando è nella sua tana?>>
Detto questo, mi guardò nuovamente negli occhi per compiacersi del
mio stupore e solo dopo straziò con i suoi artigli il mio petto, dal quale
estrasse il cuore che gettò sprezzantemente a terra.
Ma questa ferita la potete vedere voi stessi, amici miei. Noi che ci
siamo ritrovati qui, dopo aver trovato la morte in quella notte di luna
piena.
La nascita del LupoSPOILER (clicca per visualizzare)Quando nel villaggio non sembrava più esserci anima viva, Lebur, il
capobranco, richiamò gli altri lupi che erano con lui e ordinò loro di
ritornare alla caverna situata vicino al luogo in cui avevano allestito il loro
rifugio.
Lui invece continuò a girare per il paese alla ricerca di qualche superstite
che potesse essere sfuggito al massacro. La ricerca tuttavia era resa
difficoltosa dall'odore del sangue e della carne che gli distraevano i sensi,
mentre una fame insaziabile lo spingeva nelle case dove era più facile
trovare ancora qualcuno di cui nutrirsi. Alla fine vinto da questi istinti entrò
in una delle abitazioni.
All' interno trovò un uomo riverso sul pavimento che, con le mani premute
su una profonda ferita sull'addome, cercava in tutti i modi di contenere il
sangue e le viscere, là dove gli artigli avevano straziato la carne. Alla vista
della creatura l'uomo cercò, con una mano, di recuperare un'ascia caduta
poco distante, il dolore tuttavia gli impedì di completare il movimento
lasciandolo così inerme alla mercè dell'animale.
Alla vista di quella scena la creatura si fermò, provava rispetto per
quell'uomo che continuava a combattere strenuamente contro la morte,
decise quindi di salvarlo e di trasformarlo in un membro del branco. Con un
artiglio si lacerò parte dell' avambraccio per far uscire il sangue che, una
volta ingerito, avrebbe permesso la trasformazione, si inginocchiò di fianco
al cacciatore e mentre gli faceva cadere nella bocca diverse gocce di sangue
gli disse: <<bevi e sopravvivi uomo, avrai la forza per sconfiggere la morte
e diventerai parte del mio branco>>. In tutta risposta il cacciatore sputò, il
fiotto di sangue colpì il lupo sul muso che inferocitosi lo afferrò per
entrambe le braccia e iniziò a tirare fino a strapparle. Le urla di dolore e il
sangue del cacciatore acuirono maggiormente la rabbia dell'animale che
solo a quel punto affondò le zanne nella gola dell'uomo e iniziò a nutrirsi.
Nel frattempo in una stalla poco fuori dal villaggio una ragazza, Akire, che
aveva assistito al massacro dei propri familiari e dei propri amici, aveva
sellato il suo destriero e si accingeva a partire alla volta del castello del re
per avvertirlo dell'accaduto, così che mandasse dei soldati per eliminare
quella pericolosa minaccia che aveva distrutto tutto ciò che a lei era caro.
La giovane, poco più che adolescente, dopo aver indossato un abito da
caccia e dopo aver recuperato un arco con una faretra piena di frecce,
regalatele dal padre affinchè imparasse a combattere, salì a cavallo e si
lanciò al galoppo verso la strada principale.
Il lupo, sentito il nitrito del cavallo in corsa, abbandonò il pasto e uscì dalla
casa per lanciarsi all'inseguimento della nuova preda, non poteva permettere
di lasciar fuggire nemmeno un solo abitante perchè se questi fosse riuscito a
dare l'allarme sarebbe stata la fine per lui e la sua nuova famiglia. Il cavallo
tuttavia era fresco e veloce e riuscì in poco tempo a seminare quella terribile
creatura che lo inseguiva.
Lebur, questo era il nome della creatura, non era sempre stato così, un
tempo era stato un predone che con suo fratello aveva riunito una banda
composta da una ventina di uomini dediti a saccheggio, rapine e omicidi. La
banda con l'aumentare delle scorrerie era diventata via via più grande, tanto
che un giorno, forti del loro numero, avevano deciso di attaccare Salmar,
una delle cittadine più ricche del reame. Erano giunti con il buio, dopo aver
eliminato le sentinelle e annientato la guarnigione, erano entrati casa per
casa massacrando parte della popolazione e derubandola di qualunque
oggetto di valore.
Più di trecento persone erano morte quella notte, macellate come bestie
nelle loro case, mentre altre invece erano state orribilmente torturate per
ottenere informazioni su eventuali tesori.
Appena saputo quanto era successo nella cittadina di Salmar, Re Haran
aveva mandato le sue truppe migliori a caccia dei banditi. Dopo
innumerevoli ricerche e inseguimenti i soldati del re avevano trovato
l'accampamento dei predoni su una collina vicina al fiume Arnor e
nottetempo avevano trucidato e catturato tutti i componenti della banda.
L'unico di cui erano state perse le tracce era Lebur che, mentre cercava di
salvare il proprio fratello, era caduto nel fiume dopo esser stato ferito da un
colpo di spada. Da lì dopo essere stato trascinato dalla corrente era riuscito a
trovare riparo lungo un'ansa del fiume dove in preda al dolore aveva giurato
vendetta verso Re Haran che con il suo esercito aveva fatto uccidere il
fratello e numerosi suoi compagni.
Il suo odio era così intenso che aveva risvegliato un'antica presenza; questa
aveva iniziato a chiamarlo e a tentarlo promettendogli di salvarlo e di
donargli la forza per potersi vendicare dei suoi nemici. Lebur, anche se con
diffidenza, aveva accettato l'offerta, la ferita era grave e lui non aveva altra
scelta se non fidarsi di quella voce.
Questa lo aveva condotto fino all'entrata di una grotta in cui Lebur, che
sfinito a causa della ferita e della caduta nel fiume, si era accasciato a terra e
si era addormentato.
Nella sua testa però i sogni erano diventati nitidi e come ricordi di un tempo
passato gli avevano mostrato ciò che nei tempi antichi avveniva in quella
grotta.
In quelle visioni aveva visto guerrieri inginocchiarsi di fronte ad un altare
recando in offerta i cuori dei nemici uccisi, aveva assistito alla
trasformazione di uomini in mostruose creature di cui aveva percepito la
forza e la brama di sangue, si era inebriato così tanto di quel potere da
sentirsi invincibile. Infine si era ritrovato a partecipare ad un rituale di
sangue durante il quale un sacerdote aveva iniziato alcuni giovani al culto di
quella divinità.
Lebur si era risvegliato il pomeriggio seguente, la ferita aveva smesso di
sanguinare ma lo aveva lasciato affaticato e febbricitante. La gola arsa dalla
sete lo aveva spinto ad alzarsi in piedi per cercare di raggiungere l'Arnor o
qualche pozza d'acqua nelle vicinanze. Una volta in piedi tuttavia si era
fermato, la magia che permeava quel luogo era così intensa che non era
riuscito a trattenersi dall'osservare ciò che gli si era parato davanti: di fronte
a lui c'era un altare che scavato nella pietra recava una scritta: Homo
Homini Lupus, una frase di cui però non conosceva il significato.
Ai lati di questo erano situati due enormi lupi di pietra che con lo sguardo
attento e le fauci spalancate sembravano proteggere quel luogo da intrusioni
indesiderate. Dopo essersi avvicinato barcollando fino all'altare Lebur aveva
notato che su di esso erano posati un coltello e un calice d'argento. Solo
allora si era ricordato del sogno che aveva fatto durante la notte e
all'improvviso gli era divenuto chiaro ciò che doveva fare. Aveva già visto
in cosa consisteva il rituale, si ricordava di ciò che il sacerdote aveva
eseguito sui giovani adepti ed era pronto a ripeterlo su se stesso. Ormai non
aveva altre speranze, la morte sarebbe arrivata inesorabile, quindi valeva la
pena di fare un tentativo. Sforzandosi per non cadere aveva quindi preso il
coltello e il calice e si era spostato verso il lupo di pietra più vicino. Lì si era
inginocchiato e aveva affondato la lama sotto la gola della statua, ma nel
punto in cui il coltello era entrato in contatto con la pietra era comparso del
pelo lucido e nero, dalla ferita inoltre aveva iniziato ad uscire del sangue che
il giovane con profondo stupore si era affrettato a raccogliere nel calice.
Appena il liquido aveva raggiunto metà coppa Lebur si era rialzato e dopo
essersi prostrato di fronte all'altare, con il coltello aveva aperto una
profonda ferita lungo l'avambraccio così da poter finire di riempire il calice
con il proprio sangue. Una volta che questo era colmo l'aveva alzato con
entrambe le mani verso l'altare e dopo aver pronunciato la frase rituale,
aveva bevuto tutto il contenuto d'un fiato. Il sapore era orribile, a stento era
riuscito a trattenersi dal vomitare, ma questo era solo l'inizio. Il dolore era
arrivato subito dopo, improvviso come un lampo, con una scarica così forte
e impetuosa da fargli perdere i sensi, il suo corpo però continuava a gridare
la propria sofferenza contorcendosi in pose disumane a causa dei
cambiamenti che stavano avvenendo al suo interno. Gli organi, le ossa e i
muscoli si stavano modificando per meglio adattarsi alla mutazione. Al
risveglio il giorno successivo Lebur oltre ad un'immane stanchezza aveva
sentito anche uno strano prurito là dove le cicatrici si erano rimarginate, era
sfinito sì, ma era vivo e fuori pericolo. Sebbene non riuscisse a sentire alcun
cambiamento in se stesso era al colmo della gioia, era riuscito a sconfiggere
la morte e poteva continuare a vivere e cercare in tutti i modi di vendicare il
fratello e i suoi amici, l'unica famiglia che gli era rimasta e che gli era stata
portata via.
Aveva deciso che si sarebbe fermato in quel luogo per qualche giorno, non
voleva rischiare di finire catturato o ucciso da eventuali pattuglie che
sicuramente stavano setacciando la zona in cui c'era stato l'accampamento
della banda. Una sera, al tramonto, dopo essersi avventurato fuori dalla
grotta per cercare cibo, aveva iniziato a sentirsi male, era caduto in
ginocchio, mentre il dolore si propagava ovunque in tutto il corpo.
Quando alla fine era riuscito ad alzarsi non era più Lebur il bandito, era
Lebur il lupo. Nella sua mente la fame e il sangue lo incitavano ad uccidere
qualunque creatura sul suo cammino, la caccia era diventata la sua più
grande eccitazione e il suo ululato verso la luna era un segnale di future
sventure per tutti i suoi nemici.
La notte dei GuerrieriSPOILER (clicca per visualizzare)Resoconto di Son Bowman ex soldato della corte di re Haran – ora sua
guardia personale
Sono passati poco meno di tre mesi da quando il villaggio è stato attaccato.
In questo periodo sono successe innumerevoli cose: Akire dopo un giorno
intero di viaggio era giunta alla corte di re Haran, lì in preda alle lacrime
aveva raccontato del massacro a cui aveva assistito. Sebbene all'inizio
nessuno le avesse creduto riguardo alle creature che avevano massacrato la
sua famiglia e i suoi amici, tutti avevano concordato che era necessario fare
qualcosa per attuare un maggiore controllo in quella zona. Quello scempio
poteva essere stato compiuto da una banda di predoni e non era improbabile
che la ragazza, sconvolta dalla perdita, li avesse descritti come mostri
assetati di sangue.
Re Haran aveva quindi concordato con i suoi consiglieri di organizzare una
veloce ricognizione con diversi di noi esploratori, che provvisti di piccioni
viaggiatori, avremmo dovuto segnalare quante truppe era necessario inviare
per rinforzare la nostra presenza nel territorio.
Quando però eravamo arrivati al villaggio ci eravamo subito resi conto che la
ragazza non aveva esagerato con il proprio racconto. I corvi erano intenti a
banchettare con i cadaveri e i brandelli di carne sparsi per la strada mentre il
fetore nauseabondo della morte aveva impregnato l'aria.
Avevamo quindi iniziato la nostra indagine. Osservando accuratamente le
tracce che erano rimaste sul terreno e dai segni lasciati sui corpi avevamo
avuto la certezza che ciò che era accaduto non era dovuto ad una qualche
banda di predoni. La furia con cui era stata perpetrata quella strage non era
umana, c'era qualcosa di animalesco e selvaggio nelle ferite degli abitanti,
erano inoltre fin troppo evidenti segni di lacerazioni e morsi per non parlare
del fatto che alcuni dei corpi erano anche divorati. Nonostante ciò avevamo
comunque deciso di entrare nelle varie case per vedere se era stato operata
una qualche forma di saccheggio. Ma quando vi eravamo entrati lo
spettacolo era ancora più raccapricciante, tanto che una giovane recluta,
Eorl, aveva perfino perso i sensi dopo aver trovato un corpo parzialmente
divorato e con entrambe le braccia strappate. Ma non avevamo trovato
nessun segno di furto.
Nessuno di noi avrebbe voluto trascorrere la notte in un luogo come quello,
la morte permeava l'aria e ogni soffio di vento portava con se l'odore del
sangue e della decomposizione.
Appena conclusa la nostra indagine avevamo deciso di bruciare i morti in
un'unica pira e di ripartire immediatamente alla volta del castello.
Il re dopo aver sentito il nostro resoconto sulla missione aveva dato ordine
di formare un drappello di una quarantina di veterani guidati dal Capitano
Rannyn. Noi soldati ci si saremmo dovuti occupare di fortificare il villaggio
e di organizzare un fitto pattugliamento in tutta l'area, con l'obiettivo di
eliminare qualsiasi minaccia potesse costituire un pericolo per gli altri
villaggi più a sud.
Al nostro drappello si era unita anche Akire che, animata da una forte senso
di vendetta, avrebbe aiutato nelle ricerche grazie alla sua profonda
conoscenza dei luoghi.
Nell'arco di tre settimane avevamo fortificato il villaggio con una palizzata
di legno, di forma rettangolare, che assieme ad un piccolo fossato ci avrebbe
permesso di organizzare una migliore difesa in caso di nuovi attacchi.
L'accesso al forte era stato assicurato grazie a due portoni di legno, posti alle
due estremità della strada principale, che sarebbe stato sempre sorvegliato
da alcune di noi guardie armate.
Durante le tre settimane avevamo effettuato delle ricognizioni a cavallo nei
boschi circostanti, per piazzare trappole e per trovare una qualche traccia del
passaggio di quelle terribili creature. La ragazza, Akire tuttavia si aspettava
che non sarebbe successo nulla fino alla prima notte di luna piena,
ricordandoci infatti le storie che le venivano raccontate dai genitori sulle
persone che erano morte o scomparse diversi anni prima. Inoltre era l'unica
che avesse già visto quelle creature lottare e aveva il fondato timore che per
quanti soldati fossimo e per quanto molti di noi fossero esperti non
sarebbero stati in molti quelli che sarebbero riusciti a sopravvivere allo
scontro con quelle creature.
La luna piena era arrivata quando era passato poco meno di un mese dal
massacro e avevamo da poco concluso la costruzione delle difese. Quando
dalla montagna erano arrivati i primi ululati il Capitano Rannyn aveva
ordinato a dieci di noi di salire a cavallo e di andare a perlustrare la foresta
per vedere se avvistavamo alcune di quelle creature. Si era raccomandato
tuttavia di limitarsi ad osservare per poi tornare a riferire senza iniziare
alcuno scontro. Avevamo deciso di prendere direzioni diverse per cercare di
individuare da dove provenivano quegli ululati. Dopo aver lanciato il
cavallo al galoppo avevo proseguito per la foresta cercando di seguire i
richiami di quelle creature. Infine, dopo diverso tempo di fervida
perlustrazione, ero riuscito a vedere uno di quei mostri intento a ululare alla
luna. Dopo averne memorizzato la posizione ero ritornato indietro al
villaggio dove erano già tornati altri quattro della mia squadra, eravamo
subito andati dal Capitano Rannyn a fare rapporto e, tra noi cinque, tre di
noi erano riusciti a vedere un lupo. A poco a poco erano tornati anche altri
quattro nostri compagni, che avevano anche loro avvistato alcune di quelle
creature. L'unico a non aver fatto ancora ritorno era Bleon. All'alba, quando
gli ululati erano cessati e ci stavamo accingendo ad andarlo a cercare,
avevamo visto una figura emergere dalla foschia mattutina. Era Bleon che
avanzava barcollante verso il forte. Quando lo avevamo raggiunto per
soccorrerlo lo avevamo trovato febbricitante a causa di una ferita che gli
correva lungo la schiena, fortunatamente però non sembrava troppo grave.
Nonostante all'inizio sembrava stare molto male a causa di fortissime
convulsioni, Bleon era riuscito a riprendersi in pochi giorni e ci aveva
raccontato di come uno di quegli esseri lo avesse aggredito piombandogli
addosso nell'oscurità. Era riuscito a salvarsi solo grazie al fatto che il cavallo
aveva attirato l'attenzione della creatura. I giorni dopo erano trascorsi nella
perenne attesa di qualche novità, ma eccetto che per la visita di un paio di
pescatori e qualche carovana di mercanti che passava di lì non era successo
nulla di nuovo. Akire si allenava con noi veterani, partecipava ai
pattugliamenti e collaborava con alcune delle donne addette ai
vettovagliamenti che ogni settimana ci rifornivano. Nonostante la
tranquillità in quel luogo fosse assoluta il capitano Rannyn ci aveva dato
ordine di rafforzare le difese, di raddoppiare i turni di guardia e di creare, sui
tetti delle abitazioni, delle postazioni di tiro per arcieri e balestrieri. I
racconti degli esploratori lo avevano messo in allerta. Ero sicuro che se solo
avesse avuto più uomini avrebbe organizzato una caccia serrata per
eliminare quella minaccia, il reame tuttavia non poteva dislocare altri
uomini in quella posizione perchè era troppo impegnato a fronteggiare la
minaccia dei barbari provenienti da ovest.
Eravamo giunti alla vigilia di una nuova notte di luna piena, si sentiva una
certa tensione nell'aria, i ragazzi erano irrequieti e il capitano aveva deciso
di concederci quella giornata di riposo. Quella notte forse si sarebbe
combattuto e sarebbe stato necessario essere al pieno delle forze. Nel
pomeriggio avevamo controllato le armi, in particolare le lance, che in caso
di attacco ci sarebbero servite per tenere a distanza quei terribili esseri. A
cena avevo mangiato con Bleon, dopo la sua brutta avventura il ragazzo era
cambiato, il trovarsi faccia a faccia con uno di quei mostri lo aveva
profondamente sconvolto. Non era più il ragazzo allegro e solare di prima.
Sperai che una volta finita quella missione sarebbe potuto tornare normale.
Ormai il sole stava per tramontare ed era il mio turno di montare la guardia
al cancello sud, con me c'erano Dydoc, Rhenyk e Blomir mentre sopra le
nostre teste dai tetti delle case c'erano otto dei nostri migliori tiratori. Il sole
era ormai calato, quando vidi Bleon entrare in una casa appoggiandosi allo
stipite non ci feci molto caso, il ragazzo era teso e visto ciò che aveva
passato era comprensibile. Appena la luna comparve dietro una coltre di
nubi sentimmo i primi ululati, troppo vicini al margine della foresta,troppo
vicini al villaggio. In quel momento il capitano uscì da una casa e venne di
corsa verso di noi a darci l'ordine di puntellare il cancello, mentre agli
arcieri ordinò di tenersi pronti e di avvisare in caso di movimenti sospetti.
Ma in quel momento si sentì un ruggito provenire dalla casa in cui era
entrato Bleon, ero sul punto di precipitarmi dentro quando ne vidi uscire di
scatto una figura enorme. Questa si lanciò verso il cancello nord. Non
credetti ai miei occhi, come era possibile che uno di quei mostri fosse
entrato nel nostro perimetro? Una delle guardie a nord cercò di frapporsi fra
la creatura e il cancello ma ne fu travolta. Io e il capitano scattammo verso
la porta opposta alla nostra posizione per dare manforte ai nostri compagni.
Ma ormai il villaggio era nel il caos, gli altri soldati erano usciti dalle case e
si erano riversati in strada pronti a prendere posizione ritardando così il
nostro intervento. Mentre il capitano si era fermato a coordinare i rinforzi io
avevo continuato la mia corsa ritrovandomi però davanti al cancello
sfondato, due compagni morti e uno ferito. Il lupo era poco distante e
nonostante gli innumerevoli dardi che lo avevano trafitto riusciva ancora a
combattere contro l'unico soldato rimasto in piedi. Mi avventai con la lancia
spianata sul mostro, lo colpii al petto ma mentre stavo estraendo l'arma
questo mi diede una zampata scagliandomi a terra. Persi coscienza per
qualche istante, ma quando rinvenni, mi resi conto che i lupi erano entrati
nel perimetro dal cancello aperto. La creatura che mi aveva attaccato era
morta, ma altre cinque erano riuscite ad entrare. I soldati in strada erano
poco meno di una ventina, stavano formando un muro di scudi con le lance
rivolte in avanti pronti a sostenere l'assalto. Fu in quel momento che lo vidi,
scendeva lentamente dalla collina, era il più grosso tra i lupi. L'aria era
immobile in quell'attimo di attesa, sguainai la spada e mi posi dietro ad un
mio compagno in prima linea. Con la coda dell'occhio vidi degli arcieri
arrivare dalla porta sud per portare copertura al muro di scudi. Quando il
lupo più grande giunse al cancello sfondato gli altri si lanciarono contro di
noi. L'impatto fu brutale. Non ci aspettavamo una forza così potente contro
una falange schierata. Due delle creature caddero quasi subito, trafitte dalle
lance. Ma il loro attacco aveva scompaginato le fila della nostra difesa,
trasformando così il combattimento in uno scontro di poche unità contro i
singolo. Non riuscii a capire quanti dei nostri erano ancora vivi, so per certo
che eravamo sicuri della vittoria. Un altro dei lupi era caduto trafitto da un
nugolo di dardi e da diverse ferite da taglio. Io e altri due compagni stavamo
fronteggiando un altro che nonostante le numerose ferite che gli erano state
inferte continuava incessantemente a lottare. Con un artigliata aprì in due la
gola di uno dei soldati che mi fiancheggiavano mentre con l'altra zampa
abbattè l'altro. Quindi si era rivolto verso di me pronto ad attaccare, quando
due dardi lo avevano trafitto al petto e alla schiena facendogli perdere lo
slancio. Decisi di sfruttare la situazione a mio vantaggio e attaccai con la
spada protesa in avanti. Il lupo scartò di lato schivando il mio attacco e con
una mezza torsione del busto mi mandò a terra con una zampata. Appena
girai la testa lo vidi torreggiare sopra di me, con una zampa sollevata e
pronto a calpestarmi. Rotolai di lato ma lui impedì la schivata afferrandomi
con entrambe le zampe anteriori e sollevandomi di peso. Ma in quel
momento sentii la sua presa svanire, dal suo addome era spuntata la punta di
una lancia. Era Akire che era scesa dai tetti assieme agli altri tiratori per
darci una mano nel combattimento corpo a corpo. Il lupo mi lasciò cadere a
terra per fronteggiare la nuova minaccia, nonostante le innumerevoli ferite
continuava a combattere con un'aggressività mai vista. Mentre l'animale
infuriava contro Akire e gli altri impugnai una lancia spezzata e la conficcai
nella gamba del mio avversario che dopo essere caduto in ginocchio venne
trafitto al petto da diverse spade.
Mi guardai attorno per rendermi conto della situazione: dei quaranta uomini
che facevano parte del drappello eravamo rimasti poco meno di una ventina,
di cui diversi erano feriti.
Fortunatamente però erano rimasti solo due lupi da abbattere, stanchi e
feriti.
Quando il capitano diede l'ordine di riformare la falange in modo da
ricacciarli indietro, raccolsi una lancia e uno scudo e mi unii a loro. Tuttavia
quando ci stavamo preparando al contrattacco il capobranco lanciò un
secondo ululato che venne seguito da un frastuono dalla porta a sud.
Quando mi girai vidi emergere dai battenti altri due lupi che erano stati
tenuti in disparte durante tutto l'arco della battaglia. A quella vista la
disperazione si impadronì di noi, ma il capitano resosi conto della nuova
minaccia ordinò di formare due schieramenti in modo da contrastare la
duplice avanzata del nemico. Mi ritrovai così al suo fianco ad attaccare il
capobranco. Questo aveva diverse ferite lungo tutto il corpo, le più
provocate dai dardi e dagli affondi delle lance. Il lupo di prima tuttavia non
era nulla in confronto a questo, il suo ringhio faceva rabbrividire e neglio
occhi iniettati di sangue si poteva sentire tutta l'eccitazione per la morte che
aveva portato tra di noi. Guardò il capitano dritto neglio occhi e gli disse:
<<i miei complimenti capitano, non mi aspettavo una così strenua
resistenza. Non avete ceduto nemmeno quando uno dei vostri si è
trasformato e ci ha aperto il cancello>> in quel momento realizzai di non
aver visto Bleon uscire dalla casa nè di averlo visto durante la battaglia. Il
lupo proseguì << siete degli ottimi combattenti non lo posso negare, ma è
giunto per voi il tempo di morire>> Quelle parole ci scosserò nel profondo
ma, il capitano con un semplice ordine riportò gli schieramenti in
formazione. Avevamo affrontato numerose battaglie, se questa doveva
essere l'ultima allora avremmo combattuto fino alla morte per poter
eliminare il più possibile di quella pericolosa minaccia. Nel frattempo alle
nostre spalle i due lupi avevano iniziato la loro corsa, pronti a caricare sulla
falange che si era formata. Mi concentrai sul nemico che avevo di fronte,
che si stava abbattendp su di noi con una forza inaudita. Sembrava
impossibile che nonostante tutte quelle ferite potesse continuare a
combattere con quella furia. Attaccava principalmente il capitano, sapeva
che se fosse riuscito ad ucciderlo la nostra resistenza sarebbe stata più
fiacca. In tutta risposta attaccai con la lancia, il mio affondo lo colpì alla
gamba. Lui in tutta risposta indietreggiò facendomi perdere l'arma e
trascinandomi in avanti, afferrò la lancia e la estrasse dalla ferita. La
impugnò con entrambe le zampe iniziando a lanciare affondi verso la mia
testa. Ero disarmato, l'unica difesa era lo scudo, ma fortunatamente
arrivarono in mio soccorso il Capitano e Rhenyk, che lo tennero a distanza il
tempo necessario per farmi di rientrare in formazione. Blomir cercò di
attaccare il lupo sul fianco ma venne trafitto al petto dalla lancia che
l'animale brandiva con immane potenza. Il capitano approfittando
dell'attacco di Blomir si lanciò in avanti menando un fendente verticale
lungo la zampa protesa, che ruggì di dolore quando si ritrovò l'arma
conficcata nel braccio. Io abbandonato lo scudo e raccolta la lancia di
Blomir sfruttai lo slancio e colpii dal basso verso l'alto l'addome aprendo un
enorme squarcio verticale. Cercai di rialzarmi ma il capobranco ebbe il
tempo di ferirmi alla gola con i suoi artigli aprendomi una lunga ferita di
striscio. Il suo sangue mi inondò e l'ultima immagine che ricordo prima di
cadere a terra fu quella del Capitano che estratta la spada dal braccio si
accingeva a decapitare il lupo.
Ma questo mio re lo sa bene, i cantori narrano ormai le gesta del Capitano
Rannyn di Lady Akire e dei prodi soldati che combatterono con forza e
ardore contro i lupi delle tenebre. Quello che ancora non sa mio sire è come
mai io, la sua nuova guardia personale, l'ho rapita e condotta quì in questa
grotta.
Ebbene deve sapere che dopo aver assorbito il sangue del lupo dalla mia
ferita, ho iniziato a sentire una voce che mi ha condotto fin quì. In questo
luogo ho assistito al rituale in cui Lebur, il capobranco di cui ha voluto la
testa come trofeo, aveva ottenuto come promessa, da un'antica divinità, la
vendetta su colui che aveva sterminato la sua famiglia. Sa com'è maestà, una
promessa è una promessa, inoltre quando completerò il rituale sarò il nuovo
campione della Distruttrice, e avrò un potere pressochè illimitato.
La luna piena sta per sorgere e lei, Re Haran, si metta pure comodo a vedere
la trasformazione.. -
CarDestroyer.
User deleted
Ciao
Dunque, mi sa che per prima cosa ti devo dire che questi non sono racconti, ma la sinossi molto completa di un romanzo. Hai voluto inserire una quantità "inusitata" di informazioni in una manciata di righe, e per farlo hai tagliato il 99% dei dialoghi e l'approfondimento dei personaggi, hai appiattito le descrizioni usando solo un paio di aggettivi, hai preso a modello la letteratura ottocentesca (dovrebbero abolirla dalla scuola! E poi si chiedono perché la letteratura italiana non sfonda nel resto del mondo!) nella costruzione dei periodi; c'è un incipit, un climax e lo scioglimento del nodo narrativo, e questo è positivo, però un tantino banali e solitari, nonché con tanta fretta di saltare i passaggi che non fossero fuga & spada per finire presto il compito.
Il mio consiglio è: leggi meno roba vecchia e scolastica, meno saghe da 500 o più pagine a uscita, e prendi più romanzi moderni autoconclusivi di genere che piace a te soffermandoti sulle tecniche di descrizione, sui dialoghi e su quanto l'autore potrebbe aver tagliato per non annoiare il lettore.
In ultima analisi, prendi in considerazione un corso di Scrittura Creativa, anche se promosso da una piccola associazione locale: ti aprirà un mondo, leggerai con maggior consapevolezza e la qualità della scrittura decollerà.
Okay, ti ho "violentato" a sufficenza?
Ah, altro appunto, positivo: l'italiano e la punteggiatura sono corretti, che, ti assicuro, di questi tempi non è poco!. -
Ryakar.
User deleted
Wow veramente una bella critica!
Grazie mille tanto per cominciare.
Hai inquadrato in poche righe quello che leggo. Questa non è proprio la prima stesura, quella ad essere sincero era molto più rozza e grezza. Avevo pubblicato queste storielle sul forum di Dragonero e dopo le prime critiche sono riuscito ad approntare le giuste correzioni. Sì devo ammettere che ho messo troppa roba in poco spazio. Sto infatti valutando l'idea di stendere una trama più approfondita partendo da questa storia. Per quanto riguarda il corso di scrittura creativa cercherò qualcosa online, purtroppo con l'università e i restanti impegni sono parecchio preso, tant'è che ho scritto queste storie la notte.
Un sentito ringraziamento per i consigli dati farò il massimo per seguirli. -
CarDestroyer.
User deleted
Dato che hai parecchi impegni, il mio consiglio è di continuare a buttare giù idee e soprattutto personaggi (pensa ad esempio a Dampyr: la prima cosa che ti viene in mente sono proprio loro, e poi le storie), e quando te la sentirai passare alla Scrittura Creativa che non è niente di trascendentale, ma fa parte imprescindibile del bagaglio di ogni scrittore moderno. C'è soltanto una controindicazione: dopo non ti basterà più leggere la trama per scegliere un libro. Io ad esempio ho preso in ebook a €1,00 "Lost Legion" di George Wildramp basandomi solo sulle critiche su Amazon: tantissimi dialoghi e purtroppo non è una cima a scriverli, una quantità di personaggi, tutti esteticamente bellissimi , che spezzetta e allunga davvero troppo la storia, uniti a una traduzione non curata (la malora! Piedi, libbre e compagnia bella convertili nel SI!), e la mancata correzione bozze come ciliegina. Alla fine ho cortocircuitato il cervello e lo sto leggendo a tempo di Death Metal. Di sicuro eviterò l'autore in futuro. . -
Ryakar.
User deleted
Dato che hai parecchi impegni, il mio consiglio è di continuare a buttare giù idee e soprattutto personaggi (pensa ad esempio a Dampyr: la prima cosa che ti viene in mente sono proprio loro, e poi le storie), e quando te la sentirai passare alla Scrittura Creativa che non è niente di trascendentale, ma fa parte imprescindibile del bagaglio di ogni scrittore moderno. C'è soltanto una controindicazione: dopo non ti basterà più leggere la trama per scegliere un libro. Io ad esempio ho preso in ebook a €1,00 "Lost Legion" di George Wildramp basandomi solo sulle critiche su Amazon: tantissimi dialoghi e purtroppo non è una cima a scriverli, una quantità di personaggi, tutti esteticamente bellissimi , che spezzetta e allunga davvero troppo la storia, uniti a una traduzione non curata (la malora! Piedi, libbre e compagnia bella convertili nel SI!), e la mancata correzione bozze come ciliegina. Alla fine ho cortocircuitato il cervello e lo sto leggendo a tempo di Death Metal. Di sicuro eviterò l'autore in futuro.
Death Metal come se non ci fosse un domani !!!
Appena ho un filo di tempo libero le idee me le scrivo sempre Ho già in mente un po' di personaggi per racconti misti. In più avrei già stilato la trama per un romanzo di guerra/ spionaggio in un' ambientazione distopico/steampunk.
Tuttavia non ci metterò mano fino a quando non avrò uno stile di scrittura adeguato. Da quì i racconti, che sono partiti come passatempo e allenamento.
D'altronde tra fumetti, libri e videogiochi il materiale da cui prendere spunti è veramente tanto.
La mia grande pecca sono i dialoghi, non saprei proprio come gestirli. Dovrò capire come strutturarli per bene.
Devo darti proprio ragione. A volte si trovano di quelle cose in giro, scritte da cani, tradotte anche peggio.
Ho letto qualcosa online sulla scrittura creativa, sembra l'ideale per prepararmi. Grazie mille davvero. -
eintirol.
User deleted
Parlo esclusivamente in base al mio gusto per quanto riguarda la leggibilità delle frasi.
Amo uno stile con pochi "mi", "che", poche congiunzioni. A mio modo di vedere la lettura ne risulterebbe snella, senza perdere nessuna informazione.
Un esempio
Il sole ormai era tramontato. Dopo un pomeriggio trascorso nella foresta a seguire le tracce di un cervo scorsi una radura. Era uno spiazzo completamente ricoperto d'erba e attraversato da un torrente che placidamente scorreva verso il bosco. Alla vista dell'acqua mi resi conto di essere assetato e ricordai che la scorta nella borraccia era quasi esaurita. Mi avvicinai quindi alla riva per bere e rinfrescarmi. Mi guarda intorno e rimasi stupito dalla tranquillità che quel luogo emanava. Il silenzio era pressochè assoluto e gli unici rumori che si sentivano erano il frinire delle cicale e il gracidare delle rane.
A mio gusto suona meglio così:
Il sole ormai era tramontato. Dopo un pomeriggio trascorso nella foresta seguendo le tracce di un cervo scorsi una radura. Uno spiazzo completamente ricoperto d'erba, attraversato da un torrente che placidamente scorreva verso il bosco. Alla vista dell'acqua mi resi conto di essere assetato, la scorta nella borraccia era quasi esaurita. Mi avvicinai alla riva per bere e rinfrescarmi. Guardai intorno, stupito dalla tranquillità emanata dal luogo. Il silenzio, pressochè assoluto, gli unici rumori che si sentivano erano il frinire delle cicale e il gracidare delle rane.. -
Ryakar.
User deleted
Parlo esclusivamente in base al mio gusto per quanto riguarda la leggibilità delle frasi.
Amo uno stile con pochi "mi", "che", poche congiunzioni. A mio modo di vedere la lettura ne risulterebbe snella, senza perdere nessuna informazione.
Un esempio
Il sole ormai era tramontato. Dopo un pomeriggio trascorso nella foresta a seguire le tracce di un cervo scorsi una radura. Era uno spiazzo completamente ricoperto d'erba e attraversato da un torrente che placidamente scorreva verso il bosco. Alla vista dell'acqua mi resi conto di essere assetato e ricordai che la scorta nella borraccia era quasi esaurita. Mi avvicinai quindi alla riva per bere e rinfrescarmi. Mi guarda intorno e rimasi stupito dalla tranquillità che quel luogo emanava. Il silenzio era pressochè assoluto e gli unici rumori che si sentivano erano il frinire delle cicale e il gracidare delle rane.
A mio gusto suona meglio così:
Il sole ormai era tramontato. Dopo un pomeriggio trascorso nella foresta seguendo le tracce di un cervo scorsi una radura. Uno spiazzo completamente ricoperto d'erba, attraversato da un torrente che placidamente scorreva verso il bosco. Alla vista dell'acqua mi resi conto di essere assetato, la scorta nella borraccia era quasi esaurita. Mi avvicinai alla riva per bere e rinfrescarmi. Guardai intorno, stupito dalla tranquillità emanata dal luogo. Il silenzio, pressochè assoluto, gli unici rumori che si sentivano erano il frinire delle cicale e il gracidare delle rane.
Grazie mille Eintirol! Hai ragione, la tua versione è molto più scorrevole e riesce anche a dare un'enfasi differente alla frase.
So benissimo che c'è ancora molto lavoro da fare per migliorare, ogni consiglio valido sarà di grande aiuto. -
eintirol.
User deleted
Grazie mille Eintirol! Hai ragione, la tua versione è molto più scorrevole e riesce anche a dare un'enfasi differente alla frase.
So benissimo che c'è ancora molto lavoro da fare per migliorare, ogni consiglio valido sarà di grande aiuto
Io faccio così: quando ho l'idea la butto giù, subito, o, ancora meglio, faccio una registrazione vocale e poi trascrivo.
Faccio passare qualche ora o qualche giorno, poi ci torno a lavorare, avendo così una visione più distaccata.
Tendenzialmente, in questa fase, il mio lavoro è soprattutto di eliminazione o "di lima": ho una visione diversa dagli autori di best seller contemporanei che fanno quasi l'opposto (partono da un canovaccio, lo arricchiscono con descrizioni minuziose di qualsiasi cosa e personaggio per riempire più pagine possibile).. -
Ryakar.
User deleted
Per queste storielle ho scritto di getto basandomi su poche idee di partenza. Solo dopo ho sistemato errori, discordanze varie per cercare di rendere il tutto un po' più decente. Ho seguito semplicemente l'ispirazione che arrivava in quel momento, senza aspettare molto con le correzioni. Lo so non è stato un risultato ottimale, da qualche parte tuttavia dovevo iniziare.
Penso che dovrò cambiare molto il mio modo di leggere: faccio il grave errore di avere ritmi veloci e scanditi per finire i romanzi in fretta per passare ad altro. Così facendo non mi soffermo sui dettagli stilistici.
Devo assolutamente recuperare queste mie carenze.
. -
CarDestroyer.
User deleted
Grazie mille Eintirol! Hai ragione, la tua versione è molto più scorrevole e riesce anche a dare un'enfasi differente alla frase.
So benissimo che c'è ancora molto lavoro da fare per migliorare, ogni consiglio valido sarà di grande aiuto
Io faccio così: quando ho l'idea la butto giù, subito, o, ancora meglio, faccio una registrazione vocale e poi trascrivo.
Faccio passare qualche ora o qualche giorno, poi ci torno a lavorare, avendo così una visione più distaccata.
Tendenzialmente, in questa fase, il mio lavoro è soprattutto di eliminazione o "di lima": ho una visione diversa dagli autori di best seller contemporanei che fanno quasi l'opposto (partono da un canovaccio, lo arricchiscono con descrizioni minuziose di qualsiasi cosa e personaggio per riempire più pagine possibile).
Quello che succede a chi inizia a scrivere letteratura è che, purtroppo, tornano in mente i mesi passati a scrivere temi, relazioni e quant'altro, perciò ne nasce l'ansia della minuzia e dell'elencazione: es. "scesi dalla sedia poggiando il piede destro e poi col sinistro iniziai ad allontanarmi"... Ecchissenefrega, io lo faccio tutti i giorni dopo mangiato! Il lettore non ha bisogno del personal trainer per sapere come ci si alza da una sedia.
Gli autori di bestseller (chi ha detto Stephen King?! ) purtroppo non si limitano alle descrizioni, che arricchiscono la narrazione, ma buttano dentro personaggi, scene e filoni narrativi del tutto inutili.
Nella scrittura creativa si trovano concetti fondamentali quali "mostrare e non dire", coerenza e verosimiglianza dei personaggi, "necessità", intreccio, contrasto ecc.
Normalmente nei concorsi letterari seri si parte dal controllare se si sta leggendo un racconto (incipit, presentazione dei personaggi, contrasto, climax, scioglimento dei nodi), e se l'esito è positivo si passa al giudizio personale, altrimenti si passa al successivo.
@Ryakar
I dialoghi sono la parte più difficile: la corrente di pensiero più forte vuole che o li sai scrivere splendidamente fin da subito, oppure non ce la farai mai. Nella seconda ipotesi esistono comunque degli esercizi specifici per raggiungere almeno la sufficenza.. -
Ryakar.
User deleted
Quello che succede a chi inizia a scrivere letteratura è che, purtroppo, tornano in mente i mesi passati a scrivere temi, relazioni e quant'altro, perciò ne nasce l'ansia della minuzia e dell'elencazione: es. "scesi dalla sedia poggiando il piede destro e poi col sinistro iniziai ad allontanarmi"... Ecchissenefrega, io lo faccio tutti i giorni dopo mangiato! Il lettore non ha bisogno del personal trainer per sapere come ci si alza da una sedia.
Gli autori di bestseller (chi ha detto Stephen King?! ) purtroppo non si limitano alle descrizioni, che arricchiscono la narrazione, ma buttano dentro personaggi, scene e filoni narrativi del tutto inutili.
Nella scrittura creativa si trovano concetti fondamentali quali "mostrare e non dire", coerenza e verosimiglianza dei personaggi, "necessità", intreccio, contrasto ecc.
Normalmente nei concorsi letterari seri si parte dal controllare se si sta leggendo un racconto (incipit, presentazione dei personaggi, contrasto, climax, scioglimento dei nodi), e se l'esito è positivo si passa al giudizio personale, altrimenti si passa al successivo.
@Ryakar
I dialoghi sono la parte più difficile: la corrente di pensiero più forte vuole che o li sai scrivere splendidamente fin da subito, oppure non ce la farai mai. Nella seconda ipotesi esistono comunque degli esercizi specifici per raggiungere almeno la sufficenza.
La prima cosa che mi sono detto è stata: come iniziavo un tema? Giusto per partire con il piede sbagliato da subito xD
Spero di riuscire a trovare il giusto equilibrio con i dialoghi, ora come ora mi sembrano parecchio tosti..