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Dopo tante critiche...

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  1. CarDestroyer
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    «D'accordo. Reggi qua!» Le pareti di roccia vibravano sotto i colpi della perforatrice automatica. I cingoli in acciaio giravano quasi impercettibilmente, alimentando le fauci in carburo di tungsteno. I fari piantati sulla volta rugosa, dieci metri più indietro, cercavano di illuminare le viscere bollenti della Terra.
    «Al mio segno ferma tutto!» 'Mbutu schermò la bocca con una mano e con l'altra tagliò orizzontalmente la fitta polvere.
    Il volto grigio di Pliskin annuì vigorosamente.
    'Mbutu ondeggiò fino alla lamiera gialla e raggiunse le frese da cui cascavano pietre grandi come sassi di fiume. Crr-bruum-bruum-crr. Eh sì, pensò, qui mancano dei denti, e a orecchio direi che la destra è andata. Con gli aspiratori spenti, la polvere gli bruciava gli occhi. Istintivamente portò le mani davanti alla pancia. Imprecò a voce alta e iniziò a brancolare verso il retro della macchina, spalando la patina dal volto.
    «Pliskin! Pliskin spengi tutto! Ho detto spengi tutto!»
    Qualcosa di lungo e pesante gli bloccò il piede, sbilanciandolo in avanti. Percorse un paio di metri in una corsa da tricheco, per inciampare e cadere contro un oggetto morbido. «Stupidi cavi
    La nebbia di silice stava ispessendosi e l'aria era prossima alla saturazione. «Pliskin, per la miseria. Spengi tutto...» Tossì. A tastoni trovò una scatola metallica che riconobbe subito. Col pugno premette sull'arresto d'emergenza e fece partire gli aspiratori. «Pliskin, pezzo di manzo frollato! Ma che diavolo ti dice il cervello!» 'Mbutu fece un piccolo passo avanti, intravvedendo un oggetto arancione per terra. Si inginocchiò. «Pliskin?»
    La nebbia era diventata foschia, e la macchia arancione un corpo confuso.
    «Pliskin, hai bisogno di una mano?» disse a denti stretti.
    «Più o meno.» La voce del minatore era chiara e stentorea.
    «Ma ti sei...»
    Una cappa nera avvolse 'Mbutu.

    «Con questi salgono a tredici le vittime dall'inizio dell'anno.» Harrison sedeva davanti alla scrivania di mogano, aprendo e chiudendo la Mont Blanc. Il grigio dei tetti misto all'azzurro accecante del cielo oltre i vetri polarizzati, aspettava immobile. «Che diavolo sta succedendo? Blackat, mi aspetto della risposte da lei.» Fissò il responsabile della sicurezza.
    Frank Blackat trattenne il respiro. «Stiamo cercando di capirlo, signor Harrison.» Cercò di rammentare i commenti della polizia. «Quello che è avvenuto ieri non è un semplice incidente. La macchina era spenta e i corpi sono stati trovati a vari metri di distanza dalle frese.»
    La penna rimase chiusa. «Sta cercando di dirmi che qualcuno sta uccidendo i nostri operai?»
    «No,» si passò una mano tra i capelli a spazzola, ingrigiti dall'età e dal caldo, «cioè, potrebbe trattarsi di una vendetta personale. Al momento non sappiamo molto della vita privata di quei due.»
    «Quindi l'inchiesta contro di noi,» allungò la parola, gustandone il significato e lasciando che un frammento arrivasse anche a Blackat, «sarebbe un effetto collaterale?»
    «Sì.»
    «E le centine difettose? E l'esplosione della gunitatrice?»
    Blackat si inumidì le labbra. «Probabilità remote che si sono verificate.»
    «Lei parla come il mio ex professore di analisi matematica. Pace all'anima sua.»
    Incassò il colpo. «Capisco il suo sospetto, signor Harrison, ma le indagini precedenti hanno evidenziato il carattere fortuito delle disgrazie...»
    «E perciò le quietanze dell'assicurazione alle famiglie» lo interruppe aprendo un cassetto. «Lo sapeva che la compagnia ha chiesto di rinegoziare il contratto?» Posò il fax rivolgendolo verso Blackat. «E che le famiglie ci citeranno in giudizio prima ancora del termine delle indagini?»
    «Posso immaginarlo.» E con questo capì che la riunione era conclusa.
    «Lo spero.» Harrison si alzò in piedi e gli si avvicinò tanto da potergli vedere i capillari degli occhi. «Si faccia aiutare da un buon investigatore, buono davvero, e cerchi i bastardi che sono venuti a pisciare in casa mia.»
    Blackat annuì stringendo i denti e se ne andò via, salutato dal sorriso torvo dell'amministratore delegato. Fuori, la segretaria lo guardò da sotto gli occhiali aspettandosi una reazione disperata. Da solo nell'ascensore, si appoggiò alla parete e spazzò via tutti i pensieri. Sentiva i muscoli più nascosti in tensione e si costrinse a rilassarsi.
    Investigatore. Gli unici investigatori che conosceva erano quelli dei film e della polizia locale. Forse qualcuno dei suoi ingegneri ne conosceva qualcuno, o forse... Le porte dell'ascensore si aprirono con un plin, ed entrò una donna vestita di un tailleur, gonna fino alle ginocchia e stivaletti di pelle col tacco basso e quadrato. Blackat si accorse di essere ricambiato da uno sguardo duro.
    «Mi scusi. Ero soprappensiero.» Lo sovrastava di un buon palmo, e il diametro delle maniche lo fece zittire.
    «Non si preoccupi. Ci sono abituata» rispose con voce roca. «Lei è il signor Frank Blackat.»
    «Sì,» si strinse all'angolo.
    «Lo so. E so anche che ci sono stati molti incidenti nella sua miniera.» Premette il piano terra. «La polizia ha dei sospetti?»
    Blackat drizzò la schiena, solo per sentirsi ancora più piccolo. «Posso sapere chi è lei?»
    «Il suo nuovo angelo custode, signor Blackat.» Il tono si era fatto aspro.
    «Ma che diavolo sta dicendo?» Assunse senza pensarci una posizione di difesa. «Per chi lavora?» Il disprezzo per le manovre politiche interne alla società gli fece snudare i denti.
    La donna mise la mano dentro la giacchetta.
    Blackat irrigidi i muscoli delle gambe.
    «Questo è il mio biglietto da visita. Le sarei grata se mi tenesse informata sullo stato dei lavori in miniera. La Wide Insurance lo vuol sapere, Signor Blackat.»
    Prese il biglietto dalla mano curata della donna e lo lesse.
    «Mi rifarò viva molto presto. Voglio dare un'occhiata al territorio, e confido nella sua piena disponibilità.»
    Plin.
    «Aspetti signora Wickett. Dovrò parlarne con Harrison...»
    Lei era già nell'atrio. «Non glielo ha detto? Era scritto nel fax!» Uscì senza mai voltarsi.
    Blackat rimase lì, accanto al bancone della reception, con il biglietto in mano e gli impiegati che sciamavano.
     
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  2. CarDestroyer
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    Dopo tante critiche agli altri... Ecco la prima stesura dell'incipit di un nuovo racconto che sto scrivendo, ambientato in una miniera del sudafrica.
    Le parole sottolineate sono delle autocensure, per non violare il regolamento .
    Bene, massacratemi, perché è tuttora in progress, e quindi correggibile !

    XTsam
    Aspettati qualche domanda tecnica in furturo .
     
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  3. Nergal
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    Primo a farti i complimenti

    Mi è piaciuto molto...molti aggettivi o similitudini sono veramente azzeccati...mi piace anche il metodo di narrazione......però @#@@@#@ come si fa per sapere come va a finire??????????
     
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  4. Tsam
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    Mmm..Car..come incipit del racconto nn è male..anzi..solo qualche domanda "tecnica"..il tizio si avvicina al punto in cui lavorano le frese..per quanto ne sappia in prossimità di una fresatrice fa un caldo della madonna....magari aggiungi qualche particolare in più su questo..per dare l'idea dell'inferno..(questo è una mia devizione professionale....)..per il resto..i dialoghi molto "crudi" mi piacciono ma aspetto il seguito per dare un giudizio "finale"..nel frattempo..come ti avevo già detto..adoro il tuo stile....complimenti..ciao
    tsam
     
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  5. CarDestroyer
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    QUOTE (Tsam @ 11/12/2003, 23:23)
    Mmm..Car..come incipit del racconto nn è male..anzi..solo qualche domanda "tecnica"..il tizio si avvicina al punto in cui lavorano le frese..per quanto ne sappia in prossimità di una fresatrice fa un caldo della madonna....magari aggiungi qualche particolare in più su questo..per dare l'idea dell'inferno..(questo è una mia devizione professionale....)..per il resto..i dialoghi molto "crudi" mi piacciono ma aspetto il seguito per dare un giudizio "finale"..nel frattempo..come ti avevo già detto..adoro il tuo stile....complimenti..ciao
    tsam

    Ottimo input! Però non capisco se parli delle frese sferiche delle perforatrici da miniera, o delle fresatrici per lavorazioni meccaniche (magari non si capisce bene dal mio scritto)? Con le fresatrici da officina ho lavorato per un po' e non è che uccidano. Mentre in miniera fa già caldo di suo. Non so che potenza sviluppano i motori. Ho trovato, però, una perforatrice a comando manuale, e le dimensioni delle frese sono le stesse di quella automatica. Ah, non si tratta di una "talpa" a fresa circolare parallela, come quelle usate per i trafori, ma di macchine con due palle dentate e due gradi di libertà.
    E' vero, ho calcato poco la mano sul fattore "caldo": un mio amico geologo mi aveva dato la formula per calcolare la temperatura in profondità ma l'ho persa . A occhio direi che a cinquecento metri di profondità ci siano 35-40°C con la ventilazione forzata .

    Il seguito (rispondo anche a Nergal ) arriverà entro la fine della prossima settimana. Okay, diciamo al 90% .
     
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  6. Nergal
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    QUOTE (CarDestroyer @ 12/12/2003, 18:02)
    Il seguito (rispondo anche a Nergal ) arriverà entro la fine della prossima settimana. Okay, diciamo al 90% .

    Olè...non vedo l'ora
     
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  7. Tsam
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    Intendevo le frese da "miniera"....nel senso che se si avvicina al punto di lavoro di una perforatrice che crea un attrito nn indifferente con le pareti stesse penso che la temperatura sia mica da ridere..(considerando anche la potenza necessaria..ma questo dipende dal materiale della parete..).; in miniera nn sempre fa caldo..(se fai una ricerca con google vedi che alcune hanno anche una temperatra di 8,9 gradi..)..cmq se vai qui troverai il grafico per le temperature....ciao
    tsam

    Edited by Tsam - 12/12/2003, 20:54
     
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  8. CarDestroyer
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    Oops, avevo revisionato l'incipit, rendendolo più dinamico e "caloroso", solo che... Mi sono accorto che quel pulviscolo di silice, fulcro del tutto, era quanto meno esagerato. E di questo me ne sono accorto ieri ("mortazza e michetta" miei ). Questa notte mi metterò d'impegno e domani posterò l'incipit "definitvo", a cui seguirà a breve un altro brano. Il racconto sta crescendo e fatico a tagliare e revisionare. Altrimenti si va a lunedì (mancando la promessa; o era una minaccia ).
     
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  9. CarDestroyer
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    Okay, con un escamotage degno di Mandrake -Linux- (questa la capiranno in due ), ecco l'incipit rivisto e corretto. Nelle puntate successive svilupperò brevemente il carattere dei personaggi principali, e poi partiranno i fuochi d'artificio! Inseguimenti in stile Aliens con perforatrici a teste multiple estensibili (metterò dei link per farvi capire meglio di che macchine si tratta); carne da cannone stile "guardia marina di Star Trek; e un bel (spero) colpo di scena finale.
     
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  10. CarDestroyer
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    «D'accordo. Reggi qua!» Le pareti di roccia vibravano sotto i colpi della fresa puntuale. I cingoli in acciaio giravano quasi impercettibilmente, alimentando le fauci in carburo di tungsteno. I fari piantati sulla volta rugosa, dieci metri più indietro, cercavano di illuminare le viscere bollenti della Terra.
    «Al mio segno ferma tutto!» 'Mbutu schermò la bocca con una mano e con l'altra tagliò orizzontalmente il turbine di polvere.
    Il volto grigio di Pliskin annuì vigorosamente.
    Ansimando sotto la patina di sudore, 'Mbutu ondeggiò fino alla lamiera bianca, e raggiunse le frese da cui cascavano pietre grandi come sassi di fiume. Crr-bruum-bruum-crr. Eh sì, pensò, qui mancano dei denti, e a orecchio direi che la destra è andata. La polvere gli bruciava gli occhi, si impastava nella bocca e appesantiva i polmoni. Istintivamente portò le mani davanti alla pancia per riattivare gli aspiratori. Imprecò a voce alta e iniziò a brancolare verso il retro della macchina, lisciando il fianco con la sinistra, spalando la patina dal volto con la destra.
    «Pliskin! Pliskin spengi tutto! Ho detto spengi tutto!»
    Qualcosa di lungo e pesante gli bloccò il piede, sbilanciandolo. Percorse un paio di metri in una corsa da tricheco, per inciampare e cadere contro un oggetto grande e morbido. «Cavi Stupidi cavi
    La nebbia di silice stava ispessendosi e l'aria era prossima alla saturazione. «Pliskin, per la miseria. Spengi tutto...» tossì. Il rombo basso e costante del pozzo d'aerazione lo convinse a inginocchiarsi, per cercare di fuggire da lì. Il mignolo colpì dolorosamente una scatola metallica. Colto da una crisi asmatica, sollevò il pugno e colpì l'arresto d'emergenza. Gli aspiratori partirono al secondo impatto. «Pliskin, pezzo di manzo frollato! Ma che diavolo ti dice il cervello!» 'Mbutu fece un piccolo passo avanti, intravvedendo tra le lacrime un oggetto arancione. Si inginocchiò. «Pliskin?»
    La nebbia era diventata foschia, il fuoco negli occhi un moscerino morto, e la macchia arancione un corpo confuso.
    «Pliskin, hai bisogno di una mano?» disse a denti stretti e più riprese.
    «Più o meno.» La voce era chiara e stentorea.
    «Ma ti sei...»
    Una fitta lancinante alla schiena e allo sterno lasciarono 'Mbutu senza fiato.fresa puntuale
     
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  11. Tsam
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    Mi piace l'inserimento del fattore "caldo"....e i link alla fresa puntuale....anke se..vedendo MANZO FROLLATO sottolineato ho cercato invano il link a lungo.......questo nuovo incipit mi sembra più "incisivo"..complimenti....solo un appunto..il "spengi" è voluto?(io avrei pronunciato Spegni..)..a risentirci con nuove parti....sono impaziente..ciao
    tsam
     
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  12. CarDestroyer
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    QUOTE (Tsam @ 21/12/2003, 22:32)
    solo un appunto..il "spengi" è voluto?(io avrei pronunciato Spegni..)..a risentirci con nuove parti....sono impaziente..ciao
    tsam

    Sono corretti entrambi, ma devo ammettere che noi fiorentini usiamo "spengere" anziché "spegnere". Non chiedermi chi è venuto prima...
     
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  13. CarDestroyer
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    «Con queste salgono a tredici le vittime dall'inizio dell'anno.» Harrison sedeva davanti alla scrivania di mogano, aprendo e chiudendo la Mont Blanc. Una indistinta melodia wagneriana strisciava sui muri e tra i mobili. Il grigio dei tetti misto all'azzurro accecante del cielo oltre i vetri polarizzati, aspettava immobile. «Che diavolo sta succedendo? Blackat, mi aspetto delle risposte da lei.» Fissò da sotto le folte sopracciglia grigie, il responsabile della sicurezza.
    Frank Blackat, in piedi in mezzo alla stanza, si ingobbì. «Stiamo cercando di capirlo, signor Harrison.» Cercò di riesumare i commenti della polizia, dopo che avevano portato via i quattro tronconi arancioni. «Quello che è avvenuto ieri non è un semplice incidente. La macchina era spenta e i corpi sono stati trovati a vari metri di distanza dalle frese.»
    La penna rimase chiusa. «Sta cercando di dirmi che qualcuno sta uccidendo i miei operai?»
    «No,» si passò una mano tra i capelli a spazzola, spruzzati di bianco, «cioè, potrebbe trattarsi di una vendetta personale. Al momento non sappiamo molto della vita privata di quei due.»
    «Quindi l'inchiesta contro di noi,» allungò la parola, gustandone il significato e lasciando che un frammento arrivasse anche a Blackat, «sarebbe un effetto collaterale?»
    «Sì.»
    «E le centine difettose? E l'esplosione della gunitatrice?» Ripose la penna nell'astuccio di avorio intarsiato.
    Blackat si inumidì le labbra. «Probabilità remote che si sono verificate.»
    «Lei parla come il mio ex professore di analisi matematica. Pace all'anima sua.»
    Incassò il colpo. «Capisco il suo sospetto, signor Harrison, ma le indagini precedenti hanno evidenziato il carattere fortuito delle disgrazie...»
    «E perciò le quietanze dell'assicurazione alle famiglie» lo interruppe aprendo un cassetto. «Lo sapeva che la compagnia ha chiesto di rinegoziare il contratto?» Posò il fax rivolgendolo verso Blackat. «E che le famiglie ci citeranno in giudizio prima ancora del termine delle indagini?» Tamburellò sul foglio.
    «Posso immaginarlo.» E con questo capì che la riunione era conclusa.
    «Lo spero.» Harrison si alzò in piedi e gli si avvicinò tanto da vedere i capillari degli occhi. «Si faccia aiutare da un buon investigatore, buono davvero, e cerchi i bastardi che sono venuti a pisciare in casa mia.»
    Blackat annuì stringendo i denti e se ne andò via, salutato dal sorriso torvo dell'amministratore delegato.
    Da solo nell'ascensore, si appoggiò alla parete e spazzò via tutti i pensieri. Sentiva il proprio corpo simile ad un cavo d'acciaio con i muscoli attorcigliati come trefoli.
    Investigatore. Gli unici investigatori che conosceva erano quelli dei film e della polizia locale. Beh, c'era Forsythe, nel suo gruppo di ingegneri, che ne aveva incaricato uno per indagare sulla futura consorte, o forse... Le porte dell'ascensore si aprirono con un plin, ed entrò una donna vestita di un tailleur, pantaloni a tubo e stivaletti di pelle col tacco basso e quadrato. Blackat si accorse di essere ricambiato da uno sguardo duro.
    «Mi scusi. Ero soprappensiero.» Lo sovrastava di un buon palmo, e il diametro delle maniche lo fece zittire.
    «Non si preoccupi. Ci sono abituata» rispose con voce affettata. «Lei è il signor Frank Blackat.»
    «Sì,» si strinse all'angolo.
    «Lo so. E so anche che ci sono stati molti incidenti nella sua miniera.» Premette il piano terra. «La polizia ha dei sospetti?»
    Blackat drizzò la schiena, solo per sentirsi ancora più piccolo. «Posso sapere chi è lei?»
    «Il suo nuovo angelo custode, signor Blackat.» Una spruzzata di acido.
    «Ma che diavolo sta dicendo? Per chi lavora?» Il disprezzo per le manovre politiche interne alla società gli fece snudare i denti.
    La donna mise la mano dentro la giacchetta.
    Blackat fletté i muscoli delle gambe.
    «Questo è il mio biglietto da visita. Le sarei grata se mi tenesse informata sullo stato dei lavori in miniera. La Wide Insurance lo vuol sapere, signor Blackat.»
    Prese il biglietto dalla mano curata della donna e lo lesse.
    «Mi rifarò viva molto presto. Voglio dare un'occhiata al territorio, e confido nella sua piena disponibilità.»
    Plin.
    «Aspetti signora Wickett. Dovrò parlarne con Harrison...»
    Lei era già nell'atrio. «Non glielo ha detto? Era scritto nel fax!» Uscì senza mai voltarsi.
    Blackat rimase lì, accanto al bancone della reception, con il biglietto in mano e gli impiegati che sciamavano.

    Nella camera d'albergo a Postmasburg, soppesò le parole di Harrison. Vogliono un capro espiatorio, e questo è chiaro. Ma lo vogliono sfruttare subito? C'erano due morti ammazzati. Di sicuro lui non aveva niente a che farci. E se volessero far credere che mi stavano ricattando? E perché? Che cosa avrebbe da guadagnarci la Wide Insurance? Si versò due dita di scotch e lo buttò giù d'un fiato. [/I]No, troppo stupido. La società e la Wide entrerebbero in conflitto.[/I] Però se qualcos'altro andava storto, lui sarebbe finito sulla strada, o peggio, in un tribunale. Imprecò contro Harrison e si versò altro scotch prima di infilarsi a letto.

    Torna Torna
    Rosso luminoso, Nero accecante
    Fame, corpi caldi Acqua densa metallica
    Sonno attesa
    Rosso luminoso


    Blackat balzò a sedere, madido, ferito dalle lame di luce che filtravano dalle tapparelle. L'aria condizionata era spenta, e l'albergo muto. Tornò a sdraiarsi per calmare il battito.
    Colori, ombre. Sensazioni. Aveva già fatto sogni del genere? Cercò di inumidire le labbra con la lingua secca. Prese la bottiglia dello scotch dal comodino e bevve un sorso prima di fare la doccia.
    In macchina, si lasciò rapire dalla route 385 direzione Olifantshoek. La radio, muta, era sostituita dal borbottio del motore e delle gomme sull'asfalto. Mise una mano dietro la nuca, ripensando alla prima volta che aveva visto un "tubo di sabbia" lungo quasi due metri. Buona parte dei suoi studi erano nati da lì, e adesso viveva sotto terra per almeno sei mesi l'anno. New Frontier era rifiorita con lui e il suo intuito. Batté il palmo sul volante. Trenta chilometri dopo, svoltò verso la miniera, schiacciando l'acceleratore.
     
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  14. CarDestroyer
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    Con questo si conclude la ristesura dell'incipit. Prossimamente (molto prossimamente ) le altre puntate.
     
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  15. Tsam
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    Letto.. questa volta i complimenti sono più sentiti del solito..questa nuova versione mi "acchiappa"moltissimo....è pulita..scorre via bene..e permette di delineare in modo chiaro alcune caratteristiche dei personaggi..(il tocco della Mont Blanc è molto bello....)..l'unica frase che non mi convince molto è questa «Lei parla come il mio ex professore di analisi matematica. Pace all'anima sua.»..mettere professore di statistica?..a parte gli scherzi..se cresce così il tuo racconto cresce bene....ciao e buon anno..
    tsam
     
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55 replies since 10/12/2003, 21:50   1179 views
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