ALBO 229 KURJAK, IL VAMPIRO

E fu così.che anche Kurjak ebbe i suoi poteri... Era il ventre molle della serie, ora è forte e anormale pure lui, e segnali indicatori che andasse su questa strada ce ne sono stati a bizzeffe...

mi aspettavo il bluff...albo di contorno nell attesa di una serie di albi collegati tra loro che sicuramente daranno una nuova svolta alla serie così come c è stato promesso ( parlo di Kurjak ovviamente)

già si sapeva che il fatto che Kurjak diventasse un vampiro era una balla. Carina l'idea di reintrodurre il collezionista.

Sia un “finto bluff” come nel caso dello scontro con Erlik ,risparmiato dopo tanto clamore per lo scontro per poi morire comunque nel numero successivo.Idem qui ,col bluff della vampirizzazione che secondo me avverra’ comunque nei prossimi numeri...

storia passabile ma non eccelsa. Il recupero di vecchi avversari (il demone nero creato proprio da Di Gregorio, Alel) è un escamotage un po' così...tra l'altro poteva bastarne uno. Ben due, senza neanche un retroscena sulla loro alleanza, è troppo.
Anche il pathos manca un po': alla fine Harlan rischia di perdere il suo miglior amico e Tesla il suo compagno, eppure non c'è poi questa grandissima drammatizzazione.
In questo forse non aiutano i disegni di Bartolini, che a me risultano sempre molto freddi e distaccati

come già detto da altri si era generata una aspettativa enorme su questo albo ed in parte, conclusa la lettura, essa viene disattesa. lo stratagemma narrativo dell' "inganno" perpetrato ai danni dei nostri eroi si ripete nuovamente dopo la finta morte di Tesla (anche se questa è incastonata in un albo comunque fantastico) ecco ora la finta vampirizzazione di Kurjak, gestita bene per quanto riguarda i credibili scontri con Harlan/Tesla ma con poca partecipazione emotiva nelle scene in cui Harlan/Tesla devono iniziare a metabolizzare la tremenda notizia. Ok che in tanti anni ne hanno viste di cotte e di crude però danno l'idea di aver appreso la notizia e che quasi se l'aspettassero e che più di tanto non li sconvolga.

la mancanza di stupore è un grosso neo bonelliano di oggi