Dracula

Fan Fiction Marvel

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  1. Quincy Harker
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    Ciao a tutti...

    E' da un po' che lurko su questo forum, appassionato di "Dampyr" fin dal primo albo quale sono...
    Ovviamente i miei complimenti alla nostra "padrona di casa"...

    Vorrei proporvi, se vi può interessare, una fan fiction che sto scrivendo per un altro sito ( http://virtualmarvel.troppobellissimo.it/ ), sempre in tema "vampiresco" ma che si rifà alla versione marvelliana di Dracula.

    Il primo fumetto Marvel che ho letto da adolescente è stato "Raccolta Dracula n. 1" editoriale Corno (ovviamente).
    Da quel giorno le storie di Marv Wolfman e Gene Colan del signore della notte mi hanno preso completamente.

    Ritengo Gene Colan il migliore disegnatore che la Casa delle Idee abbia mai visto nella propria schiera (lo so... altri farebbero altri nomi... per me è lui) e, se qualcuno ha modo di apprezzarne l'operato puro, senza la presenza di colore, potrà forse condividere questa mia idea.
    Marv Wolfman, d'altra parte, è stato in grado di prendere un personaggio abusato qual è Dracula e crearne il protagonista "negativo" perfetto: carismatico e forte ma in eterna lotta contro chi lo desidera distrutto.

    Purtroppo non ebbi mai modo di proseguire con la lettura degli albi al di fuori della serie A.S.E. e di quella Raccolta Dracula n. 1: per questa ragione ciò che ho scritto appare molto distaccato dal reale evolversi degli eventi.

    Buona lettura... e spero di riuscire a trasmettere solo un'infinitesima parte di ciò che tali storie hanno trasmesso a me.

    P.S. L'immagine, per chi non riconoscesse lo stile, è di Gene Colan, ovviamente...
     
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  2. Quincy Harker
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    Dracula #001
    Egli VIVE!

    Il tempo...
    ... cosa è il tempo?
    Un fiume che passa trascinando con se tutti i sassi che non sanno resistere alla sua forza... ma io non sono un semplice ciottolo: io sono una pietra, conficcata nel terreno da epoca remota, contro cui neanche la forza della piena torrenziale può nulla!
    ... cosa è il tempo?
    Una strada da percorrere a senso unico, senza possibilità di fermarsi... ma io ho smesso da tempo di camminare e, fermo, osservo il resto dell'umanità dirigersi verso il proprio destino!
    ... cosa è il tempo?
    Una misura che serve ai mortali per decidere quanto ancora possano attendersi dalla propria esistenza... ma io non sono mortale e la mia esistenza è eterna!

    LONDRA

    "Le strade erano ancora piene di quell'allegra aria di festa che accompagna sempre questo periodo dell'anno... e quest'anno non era come gli altri: la fine di un'era, l'inizio di un nuovo corso storico.
    L'umanità si è sempre attesa grandi tragedie o grandi rivoluzioni nel passaggio da un millennio ad un altro: si festeggia... per cosa?! Per salutare i problemi che si allontanano? Per accogliere le speranze di un futuro migliore?
    Ma questo nuovo millennio, francamente, non mi diceva nulla!
    Chi cazzo ha deciso che da oggi tutto deve cambiare?
    Nel calendario cinese il terzo millennio è stato... quando è stato? Bah... non importa... un sacco di tempo fa...
    Nel calendario arabo mancano ancora più di sei secoli...
    Nel calendario azteco? Ah ah ah... a loro non fotte nulla del nuovo millennio... sono stati spazzati via da tempo...
    Tempo...
    Grande cosa il tempo... il tempo che passa... che ti fa sentire più vecchio ogni giorno... che ti fa alzare la mattina e guardarti allo specchio dicendo: 'Merda... sto invecchiando...'
    La speranza nel nuovo millennio? Ma vaff...
    Che diavolo me ne fregava del nuovo millennio, quando l'unica persona su cui avevo riposto ogni sogno mi aveva mollato l'ultimo giorno del precedente?
    Eh eh eh... grazie al cielo era stato inventato l'alcool... non il tempo, ma l'alcool è il mezzo giusto per lenire ogni dolore..."

    Jonathan levò gli occhi dal foglio e guardò il suo strano interlocutore: la pelle color ebano risplendeva sul suo volto, mentre i suoi occhi lo squadravano attentamente, come quelli di un predatore, attento a cogliere ogni reazione; il lungo spolverino che indossava non lasciava trasparire altro che un corpo vigoroso, temprato dal tempo e non da qualche corso in palestra.
    « Mister... ehm... non credo di aver capito il suo nome... » iniziò a dire.
    « Per ora non ha importanza » la voce era profonda e decisa, e il tono era di chi non è abituato a ripetere le proprie parole.
    Jonathan sorrise, cercando di alleviare la tensione: « Comunque sia, non capisco cosa in questo testo mi potrebbe interessare... sembrano delle semplici farneticazioni di qualche poveraccio... »
    « Continui a leggere... »
    Il giovane fissò il misterioso ospite e, dopo un attimo di indecisione, decise che fosse meglio proseguire la lettura, con la speranza di liberarsi presto da quell'assurda situazione.

    "Cosa non può fare un ubriaco, specialmente se arrabbiato con il mondo intero, non credo che sia ancora stato definito... la mente, perdendo ogni inibizione, arriva a concepire le azioni più assurde.
    Io, quella sera, ero nauseato dalla vita, dall'allegria che sembrava aver preso possesso del mondo intero... odiavo ogni uomo o donna di questo mondo... e, guidato dall'unico amico rimastomi - Jack Daniels - arrivai in un vecchio cimitero di periferia. Se non potevo sopportare i vivi, almeno i morti mi avrebbero dato ospitalità...
    Effettivamente nessuno lì dentro mi diede fastidio... l'oscurità e il silenzio, in opposizione all'allegro vociare e al turbinio di colori e luci del centro, mi offriva riparo e protezione..."

    Alzando nuovamente lo sguardo da quella tediosa lettura, Jonathan riuscì ad intravedere per un istante lo sguardo dell'uomo fisso sulla foto della sua famiglia incorniciata e ordinatamente sistemata sulla scrivania. Si era forse sbagliato, scorgendo una luce nostalgica in quello sguardo? Era stata una sua sensazione o...
    Ma l'uomo rialzò rapidamente gli occhi verso di lui e, onde evitare discussioni, riprese la storia.

    "Entro breve, però, il cimitero mi parve un vero mortorio... eh eh eh... e così iniziai a cercare qualcosa che occupasse la mia mente e lasciasse il mio corpo libero di sfogarsi...
    Cominciai a saltare da una tomba all'altra, calpestando senza riguardo la terra sotto la quale qualcuno marciva lentamente... ed, entro breve, mi ritrovai nella zona delle cappelle private.
    Stronzi maledetti... altro che 'Riposate in pace'... e per gente come voi che quella puttana della mia ex mi ha piantato... voi che con i vostri fottuti soldi vi potete permettere non una semplice fossa, ma un edificio a memoria di quattro ossa putrefatte...
    Senza accorgermi di cosa stava accadendo, mi ritrovai ad inveire in ogni modo contro tutte quelle tombe: gli bestemmiai contro, lanciai sputi, piscia e merda su quei muri, sassi contro quelle finestre...
    Maledetti voi e tutti quelli della vostra razza..."

    Jonathan cambiò posizione sulla poltrona: fortunatamente non sembrava poi mancare molto al termine del manoscritto. Notò, però, con un po' di curiosità, che la calligrafia si stava facendo sempre più sottile, come se la fretta di poter concludere la narrazione fosse stata anche nell'animo dell'autore sconosciuto...

    "Iniziai a tirare calci contro i cancelletti di metallo che chiudevano gli ingressi a tutte quelle cappelle, continuando ad inveire contro i morti che in esse risiedevano... fino a quando, che io sia dannato per quel momento, uno di quei cancelli non cedette...
    Trovando libero accesso, decisi di entrare, per poter vedere come anche chi nella vita si crede un dio, nella morte diventi una merda al pari degli altri...
    La morte... io pensavo che almeno essa fosse imparziale... ma non è così...
    L'intero spazio era dedicato ad un unico sarcofago, sistemato in centro e accerchiato da centinaia di crocifissi... cazzo, quanti erano... non credo di averne mai visti così tanti in vita mia... iniziando a tirare calci per aprirmi la strada verso il sarcofago, ruppi diverse decine di quei simboli sacri...
    Quando giunsi al sarcofago, mi impegnai con tutte le mie energie per estrarre i fermi e spostare la pietra che copriva la tomba: fu un lavoro lungo e faticoso, ma l'alcool e la rabbia non mi fecero avvertire la stanchezza... ormai non ragionavo più... tutto il mondo intorno non contava: eravamo solo io e quel cadavere... io e quel fottutissimo morto... volevo vederlo, sputargli addosso, profanare quel luogo...
    Mi ferii alle mani e il sangue iniziò a macchiare la pietra... ma io non volevo cedere... dovevo assolutamente compiere la mia assurda vendetta..."

    Jonathan si era finalmente interessato al testo: ciò che sembrava un racconto banale, stava diventando qualcosa di speciale.

    "Alla fine la pietra cedette e con un improvviso scatto scivolò di lato, lasciando scoperchiato il sepolcro. Una piccola nuvola di polvere si alzò e io mi feci per non tossire...
    Con gioia mi avvicinai al bordo del sarcofago e, sfruttando la poca luce lunare che entrava da fuori, cercai di guardare all'interno: niente bara!
    Maledizione... non c'era bara... niente bara, niente corpo... e tutta quella fatica per nulla...
    Altre decine di crocifissi occupavano tutto l'interno del sepolcro, quasi sommergendo una piccola urna funeraria... dannato figlio di puttana: si era fatto cremare...
    Con rabbia estrassi il contenitore dal sarcofago e lo portai fuori dalla cappella: ormai quel luogo mi era diventato insopportabile per tutti gli sforzi inutilmente sprecati....
    Gridando di rabbia come un pazzo mi gettai per la strada, maledicendo nuovamente tutto il mondo, sia dei vivi, sia dei morti, perché né dall'uno né dall'altro riuscivo ad ottenere soddisfazione. Come spesso succede, iniziai a piangere, ricordando tutti i momenti peggiori di quei giorni. Traballando, mi sorreggevo contro i muri, mentre senza accorgermi di nulla continuavo a trasportare con me quell'urna maledetta. Solo dopo non so quanto tempo iniziai ad avvertire il dolore delle mani ferite, in cui il sangue si mescolava alla polvere e alla sporcizia...
    Con ira gettai il contenitore a terra, sporco di sangue, ed esso non si ruppe, scatenando ancora una volta la rabbia cieca... lo ripresi e iniziai a picchiarlo contro i muri, contro i sassi, per terra... doveva aprirsi, quel fottuto vasetto... dovevo spargere nella merda quelle ceneri... dovevo concludere quello che avevo iniziato.
    Non mi accorsi di cosa successe... vidi solo che improvvisamente una nuvola iniziò ad uscire dall'urna, mentre una risata infernale riempiva l'aria... un turbinio di polvere e sangue, il mio sangue, si creò davanti ai miei occhi... le ceneri, lasciando l'urna, sembravano ricostruire il corpo davanti a me: lo scheletro, gli organi, i muscoli, la pelle...
    Dio mio... che cosa ho fatto?
    Iniziai a scappare... correndo all'impazzata: l'effetto del Daniels era stato azzerato dalla paura, la paura allo stato puro...
    Sentivo su di me uno sguardo malvagio... uno sguardo che stava decidendo il mio destino... mentre quella risata maledetta riempiva l'aria..."

    Jonathan guardò il suo interlocutore, senza parlare.

    "Sono ormai due giorni che sto viaggiando... ho speso fino al mio ultimo centesimo per mettere più strada possibile tra me e quell'orrore... ma lo sento ancora... sento che mi sta seguendo... che attende il momento giusto...
    Scrivo queste poche righe confuse nella speranza che chiunque le leggerà non pensi a dei vaneggiamenti di un ubriaco, ma trovi il modo di salvare la propria anima... forse la mia è già perduta..."

    Il manoscritto era terminato. Il giovane, stupito, alzò lo sguardo verso il proprio ospite e, dopo qualche istante, trovò nuovamente la parola: « Beh... mister... non so chi sia, ma questo racconto vale qualcosa! »
    « Forse lei non capisce... »
    « No... aspetti... » si sistemò bene sulla propria poltrona, assumendo un'aria professionale « E' vero... all'inizio è un po' banale, ma il clima che si crea dopo, con questa sfumatura imprecisa del pericolo e una ambientazione contemporanea, crea qualcosa di veramente interessante... direi che ci baster... »
    « Silenzio! » tuonò l'uomo, fissando Jonathan con uno sguardo che non ammetteva repliche « Questo non è un racconto. Era nelle tasche di un cadavere, morto per completo dissanguamento, che due giorni fa è stato condotto all'obitorio! »
    Jonathan restò impressionato dal tono serio del proprio interlocutore, credendo per un istante che stesse parlando sul serio: « Senta... questa idea è buona... anche quella del cadavere ritrovato... potremmo aggiungerla come postfazione... »
    L'uomo, con uno scatto felino, raccolse la cornice dal tavolo e la piantò a pochi centimetri dal volto del giovane editore « Loro... loro saprebbero esattamente di cosa sto parlando! Ma sono morti prima di poterti istruire adeguatamente... loro sono morti ed tu sei cresciuto con una mente legata alla razionalità della vita... » il tono era severo, ma con una nota di dispiacere nella voce « Io non sarei mai entrato nella tua esistenza se LUI non fosse ritornato: purtroppo non conoscevo il luogo dove i tuoi genitori lo avevano sepolto e non ho potuto fare nulla per evitare questo. Ora lui ti cercherà... ti cercherà per avere la sua vendetta... e tu puoi restare qui, seduto nel tuo bell'ufficio da editore di racconti horror o venire con me ed apprendere ciò che ti occorre per combattere la maledizione della tua famiglia da tre generazioni... »
    Jonathan non riusciva a capire nulla di cosa stava dicendo quell'individuo, ma di certo non doveva essere completamente sano di mente: « Mi scusi... ma io non la conosco... non l'ho mai vista in vita mia e lei spunta all'improvviso con un racconto di serie B, degli accenni al mio passato e una minaccia per il mio futuro... Ma chi diavolo crede di essere? »
    « Io so chi sono... ma tu no! » disse, raddrizzando la schiena e fissando con guardo severo il giovane « Jonathan... tua madre, Rachele Van Helsing era la nipote di Abraham Van Helsing... lui e la sua famiglia vennero sterminati... e solo tua madre si salvò grazie all'intervento di Quincy Harker... » l'indice indicò un uomo su una sedia a rotelle, riguardo alla cui identità Jonathan si era sempre interrogato « Tuo padre, Frank Drake, aveva origini baltiche... i suoi antenati avevano modificato il proprio cognome trasferendosi negli Stati Uniti... Drake, infatti, è l'americanizzazione di Dracula... »
    Jonathan fissò l'uomo con occhi spalancati: era difficile dar credito a tale storia, ma la voce di quell'individuo non era quella di chi mente... era la voce di chi ha visto l'Inferno ed è sopravvissuto per raccontarlo... « Cosa sta cercando di dirmi? »
    « Tu sei l'ultimo discendente del signore dei vampiri... di Dracula... nonché l'ultimo discendente della famiglia che da sempre si è opposta a lui... »
    « Non posso credere a quello che sta dicendo... Dracula non esiste... è solo un personaggio inventato da Bram Stoker... »
    « Purtroppo per te, ragazzo, Dracula esiste... ed è ritornato dall'Inferno per riprendere la sua crociata... egli VIVE!»
    « Ma chi è lei? »
    « Sono l'unica speranza che hai per salvare la tua anima e il tuo futuro: puoi chiamarmi... Blade! »



    Note conclusive:

    La storia di questo primo numero inizia con un cliché del mondo horror: la narrazione di un evento terrificante attraverso un manoscritto...
    Chi vediamo sulla scena?
    Da un lato un giovane editore di racconti horror, che di fronte a tale scritto non si sconvolge più di tanto e lo analizza come se fosse un qualsiasi brano da pubblicare...
    Dall'altro una figura misteriosa, con comportamenti ambigui (come l'osservare la foto dei genitori dell'editore, scomparsi diversi anni prima in un incidente d'auto, secondo la versione ufficiale)...
    Il primo si rivelerà essere Jonathan Drake, racchiudendo in sé (e nel suo nome) tutta l'eredità degli antagonisti a Dracula: figlio di Frank Drake (ultimo erede di Dracula) e di Rachele Van Helsing (nipote ed ultima erede di Abraham Van Helsing), chiamato Jonathan in onore del defunto Jonathan Harker (antico nemico di Dracula e padre di Quincy Harker, tutore di Rachele)...
    Il secondo si presenterà solo nell'ultima frase, con il nome di Blade!

    Dracula, ritornato per l'ennesima volta alla non-morte, ha sete di vendetta... e l'unico "volontario" per sanare tale bisogno sembra essere proprio il giovane Drake!

    La versione originale di questo testo la trovate a questo indirizzo: http://virtualmarvel.troppobellissimo.it/c...4&codiceserie=6
     
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  3. Nergal
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    Giuro che lo leggerò.....ma ora sono troppo stanco .....
    Ovviamente ti farò sapere le mie considerazioni....anche se valgono quanto un soldo di cacio!
     
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  4. Quincy Harker
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    CITAZIONE (Nergal @ 5/7/2004, 22:31)
    Giuro che lo leggerò.....ma ora sono troppo stanco .....
    Ovviamente ti farò sapere le mie considerazioni....anche se valgono quanto un soldo di cacio!

    Fai con comodo! Non ho fretta e le considerazioni le cerco sempre avidamente per cercare di migliorarmi...
    Pubblicherò un episodio a settimana (su virtualMARVEL tanto sono già giunto al 13° quindi materiale ne ho senza problemi!)

    Grazie per il tempo che mi dedicherai!
     
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  5. Nergal
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    CITAZIONE
    Grazie per il tempo che mi dedicherai!

    Non scherzare.....sarà un piacere (spero, altrimenti ti scalgio contro il Dott. Sonderling )
     
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  6. Tsam
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    Finalmente ho vuto modo di leggere tutto....lo stile non mi dispiace...il pathos cresce piano piano..anche se qualcosa si riesce ad intuire....l'alternanza racconto-realtà è molto bella..e stimola la lettura..insomma come inizio non è male..solo una piccola caduta di stile :

    CITAZIONE
    Il secondo si presenterà solo nell'ultima frase, con il nome di Blade!


    potevi mettermi un altro nome dai....comunque complimenti....ciao
    tsam
     
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  7. ShakeUp
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    Lo leggerò con calma appena finisco gli esami...
    Non riesco cmq a connettermi al sito... bah!
     
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  8. CarDestroyer
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    Scusa se ancora non l'ho letto, ma sono super incasinato. Speravo di essere in ferie-ferie da domani e invece sarò solo in ferie-lavoro . Cercherò di rimediare il prima possibile .
     
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7 replies since 5/7/2004, 09:23   165 views
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