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CarloC.
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Il Grande Marvin
di C. C.
Cos'e' la magia se non qualcosa d'inspegabile che riesce ad
alterare le nostre abituali prospettive e a mostrarci una
relazione d'effetto senza un'apparente ragionevole causa.
Il piu' delle volte quando accade qualcosa d'inspiegabile
l'unica parola in grado di sostenere le nostre fragili
barriere contro l'irrazionale, e' la parola ignoranza.
Solo perche' ignoriamo l'esistenza di piccoli trucchi, ci
meravigliamo davanti ai prodigi dei prestigiatori senza
riflettere sul fatto che solo qualche secolo fa costoro
potevano sconvolgere intere comunita' e finire la loro
carriera bruciati vivi sul rogo, accusati di sinistri patti
con il demonio.
Una grande luna piena illuminava i vicoli dietro un
teatrino di periferia, il grande Marvin fumava una sigaretta
fatta con tabacco e cartina, lui diceva che faceva
personaggio, ma dopotutto costavano di meno.
Il grande Marvin aveva rappresentato il suo piu' grande
numero quella sera, come al solito, una donna segata a meta'
in un grande cassone. Una cassa troppo grande per non far
notare che all'interno la solita assistente poteva rientrare
e inarcarsi al di sopra della grande sega da boscaiolo una
volta che questa era giunta a meta' corsa.
Troppo evidente per suscitare nel pubblico stanco e annoiato
un applauso meno inerte di quello che come di solito gli
veniva concesso. Era stanco il grande Marvin, aveva studiato
per anni per cercare di riuscire a mettere in scena il
grande numero, la grande illusione che lo avrebbe portato ad
esibirsi davanti a platee innumerevoli, in ogni parte del
mondo. Egli non sapeva che il destino lo aspettava quella
sera, in quel vicolo. Non riusci' a riconoscere quella sagoma
scura che avanzava verso di lui, quell'individuo magro,
scheletrico ma estremamente elegante che era apparso dal
nulla. Eppure aveva qualcosa di vagamente familiare.
La figura indistinta si presento' come un collega.
Passarono tutta la notte a parlare di magia, la grande
esperienza del collega anziano si riversava come un fiume
nel cuore e nella mente del buon Marvin. Alle prime luci
dell'alba il grande Marvin aveva capito.
Nei suoi occhi lucidi il chiarore mattutino si rispecchiava
e li faceva brillare di una strana luce. Era felice, ora
sarebbe riuscito nel numero piu' sensazionale della storia
della prestidigitazione. Non avrebbe piu' avuto bisogno della
squallida pantomima della finta scelta dell'assistente
nascosta tra il pubblico.Sarebbe bastato per il suo numero
una piccola cassa che avrebbe coperto il ventre
dell'assistente scelta veramente a caso tra gli spettatori.
Qualche sera dopo si svolse il grande spettacolo;
il pubblico era accorso numeroso sia per la massiccia
pubblicita', sia per la presenza di molti VIP che erano
intervenuti molto poco spontaneamente succhiando tutti gli
ultimi capitali del sommo Marvin. Il grande gioco si svolse
in una grande coreografia di ispirazione pagana, maschere
tribali e simboli demoniaci tanto per accontentare il
pubblico ansioso di vedere prorprio questo genere di cose.
Fu invece per caso che la grande soubrette fosse li' quella
sera, il suo fidanzato era una grande appassionato di
giochini di prestigio e non sarebbe mancato per nessun motivo.
Come la vide, il meraviglioso Marvin decise, senza dubbio,
che sarebbe stata lei, la bellissima bionda, l'artefice del
suo successo internazionale. La chiamo' sul palco e subito
scroscio' un caloroso applauso di consenso. Inizio' a
ipnotizzarla recitando con grande carisma le formule che
aveva imparato, era perfettamente nella parte, la tunica nera
bordata di rosso gli conferiva un aspetto sinistro e tenebroso.
Fece adagiare la splendida ragazza nella cassa appena poco
piu' grande del tubino di strass rosso che la fasciava e
inizio' una lugubre cantilena. Da dietro le quinte si fece
portare la lucente sega che aveva fatto anche cromare per
renderla piu' appariscente e inizio' a segare.
Il pubblico aveva il fiato sospeso. L'effetto era stupendo il
rumore delle carni strappate e il rivolo di liquido cremisi
che si versava sul palco dava un effetto da Grand-Guignol che
mandava in visibilio la platea. Lo spettacolo si concluse con
un applauso interminabile che parti' all'unisono nel momento
in cui la dolcissima ragazza si rialzo' illesa, dopo che
l'incredibile Marvin aveva tolto la sega, aperto la cassa e
concluso il rituale. Il pubblico era in delirio.
La bellissima era un po' intontita, torno' molto lentamente
al suo posto senza un sorriso. L'eccelso Marvin era all'apice
del trionfo nessuno in quel teatro poteva resistere
all'impulso di applaudire sempre piu' forte.
Solo una figura solitaria in fondo al teatro, non applaudiva,
il vecchio mago era felice, lo si poteva capire dal suo
sorriso soddisfatto. Il suo discepolo aveva imparato
perfettamente il rituale per animare i cadaveri.
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Ligeia.
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Complimenti a CarloC che inagura questa sezione!
L'incipit del racconto e
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il tema della rianimazione dei cadaveri mi hanno ricordato un po' lo stile di Lovecraft. Intendiamo, non ti sto certo accusando di plagio , rilevavo solo una possibile influenza, poi apprezzo infinitamente il solitario di Providence e penso che il suo racconto I GATTI DI ULTHAR dovrebbe essere letto da tutti gli individui che maltrattano gli animali!. -
CarloC.
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Avro' scritto questo raccontino una decina di anni fa.