Barocco Calabrese (1a parte)

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  1. DOM_the_BLACK
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    Ciao a tutti friends :D
    Questa è la prima parte di un mio racconto che l'anno scorso venne pubblicato in più puntate sulla rivista "Cronaca Vera".
    Il genere è quello che io definisco folk-horror.
    Se avete voglia di leggerlo, e vi intrigherà almeno un pò, posterò anche il resto... ^_^

    Barocco calabrese
    (di Domenico Nigro ©)


    Dolore nelle gambe. Nel petto. Il cuore è un martello che rimbomba nel torace e nelle orecchie.
    Giorgio spalanca la bocca, i polmoni reclamano più aria.
    Attraversa la pineta del paese, senza fermarsi neanche un attimo a guardare indietro.
    Mentre corre, percepisce tutt’intorno la presenza di altri individui.
    Il senso di pericolo gli mette le ali ai piedi, nonostante ogni fibra del suo corpo implori qualche istante di tregua. Sa che, se si ferma, sarà la fine anche per lui, per cui continua a correre fino a dove la fitta pineta lascia posto alla spiaggia e al mare.
    A quel punto, complici la luna piena, che illumina la spiaggia trasformandola in un paesaggio fiabesco, e le piccole onde che si infrangono sulla battigia fra candidi spruzzi di schiuma, Giorgio si lascia cadere a faccia in giù nella sabbia.
    Alza gli occhi e si guarda intorno: il silenzio è rotto solo dal canto notturno del mare. La pineta sembra deserta.
    Il senso di pericolo imminente è svanito, come per magia, ma sa che tutto ciò è impossibile.
    Si sente vittima di un sortilegio, vorrebbe alzarsi e riprendere la sua corsa, via, lontano da quel posto maledetto.
    Si gira sulla schiena e, senza volerlo, si abbandona al flusso dei ricordi...

    **

    Si erano svegliati tutti con la baldanza e l’allegria tipica dei vent’anni, quell’infuocata mattina di fine agosto. Avevano fatto colazione ed erano corsi in spiaggia, dove erano rimasti fino a mezzogiorno.
    Ritrovatisi nella sala da pranzo dell’albergo “Scilla”, tra una forchettata di linguine allo scoglio e una sorsata di Cirò bianco, avevano cominciato a pianificare il resto della giornata.
    Venivano tutti da Milano. Studenti alla Facoltà di medicina di Monza, si conoscevano da un paio d’anni, Franco, Lella, Angie, Giorgio e Tomas. Era la prima vacanza che facevano insieme.
    Avevano scelto Siboli Marina, sul versante ionico della Calabria, perché era un posticino tranquillo, suggestivo e abbastanza economico, soprattutto in quel periodo dell’anno: le torme di turisti avevano cominciato l’esodo del ritorno a casa già dopo ferragosto, e loro si erano ritrovati da soli a godere delle comodità dell’albergo, che si era rivelato un autentico, piccolo gioiellino di categoria.
    Mentre pranzavano, Franco non riusciva a distogliere lo sguardo da Angie. Era cotto della ragazza da parecchio tempo, ma non riusciva mai a trovare il modo per farglielo capire.
    Angie era stupenda. Aveva due occhioni color nocciola, dolci e intelligenti, da cerbiatta. Un viso ovale, fresco, dai tratti ben delineati, un seno e un culetto da sballo, gambe lunghe e ben tornite. Aveva i capelli tagliati cortissimi e un piccolo tatuaggio sulla spalla che rappresentava un diavoletto intento a suonare il violino. Amava definirsi dark e aveva un carattere esplosivo ed esuberante.
    Invece Franco era un ragazzo timido e tranquillo, aveva il tipico aspetto del secchione coi suoi occhialini tondi da miope, ma in aperto conflitto con la poca voglia di studiare.
    Lella, la bionda, era meno carina di Angie, ma forse anche più sensuale, con quelle labbra carnose che lasciava sempre un po’ dischiuse e quel modo di guardare sempre ammiccante e un po’ di traverso.
    Giorgio era il macho della compagnia, lunghi capelli scuri raccolti in una coda piratesca, bicipiti massicci e tatuati, un colorito dorato a prescindere dall’abbronzatura.
    Tomas, quello che il destino aveva scelto per dare inizio all’Incubo, era un ragazzo dall’apparenza normale, simpaticissimo ma anonimo. Stava arrivando proprio in quel momento…

    "Oh, eccolo qui, il nostro cacciatore di leggende. Dove ti eri cacciato?” chiese Lella con aria sorniona.
    “Una cosa assurda, ragazzi…” rispose Tomas, affannato per la corsa che aveva fatto, sperando di arrivare prima che il pranzo si freddasse.
    “Di che parli?” domandò Giorgio.
    “Sono stato tutta la mattinata in giro con Vincenzo, il figlio del proprietario dell’albergo…” disse Tomas, mentre cominciava a divorare il suo piatto di linguine, ormai appena tiepide.
    “Ah, già!” fece Angie. “Quello è più fuori di te…”
    “Fuori un corno!” rispose Tomas versandosi da bere. "Siamo andati alla chiesetta, quella antica, sulla scogliera. L’avete notata?”
    Gli altri annuirono. Tomas li scrutò, uno a uno.
    “Beh, ragazzi, è veramente troppo strana! Pur non essendo sconsacrata, il prete del paese non dice più messa lì dentro da un sacco di tempo, preferendo raccogliere i suoi fedeli nella chiesa di Siboli Superiore, a circa due chilometri da qui. Eppure i vecchi del posto continuano a incontrarsi lì dentro per pregare. Hanno una devozione particolare per una statua di madonna che si trova sulla sinistra dell’altare…” disse, facendo una pausa per ingoiare una forchettata di pasta.
    “E allora? Cosa c’è di tanto strano in tutto ciò?” chiese Franco.
    “La statua…” rispose Tomas. “Ragazzi, io non ho mai visto una madonna così! Sembra la rappresentazione di un vampiro, con la pelle bianca, le labbra rosse e quegli occhi… occhi cattivi, neri, profondi, ti scavano nell’anima…”
    “Quelle statue sono impressionanti, Tom. Sono macabre! Se poi le guardi in un ambiente decadente come deve essere quella chiesa, sembrano ancora più inquietanti. Ma ciò non vuol dire che ci sia qualcosa di strano…” ribatté Franco.
    “Col cazzo! Tu non l’hai vista! Come fai a giudicare così? Dovreste vederla. Per me quella non è la Madonna, per me sta a rappresentare qualcosa d’altro. Non vi è traccia di santità in quella statua… nel suo sguardo ho percepito qualcosa di estremamente malvagio!”


    **

    Quella stessa sera i ragazzi si recarono presso la chiesetta sulla scogliera. Attesero che gli ultimi fedeli si riversassero sulla stradina sterrata per entrare.
    Il buio che regnava nell’edificio era rischiarato da candele sparse praticamente dappertutto. Tomas si accorse della sensazione di disagio che provavano i suoi amici e sorrise.
    “Cosa vi avevo detto?” domandò.
    “È lugubre come la maggior parte delle chiesette di paese…” rispose Franco.
    “Ma è orribile!” disse Giorgio ad alta voce. Tomas notò che si era portato davanti alla statua di cui aveva parlato. Tutti si girarono in quella direzione.
    Angie, che indossava una minigonna nera striminzita, t-shirt aderente dello stesso colore e anfibi, oltrepassò Giorgio e si portò a non più di mezzo metro dalla statua. Lella si avvicinò a Tomas.
    “Avevi ragione. Non può essere una madonna. Seduta così, con le gambe aperte e quel manto di cuoio nero... quelle unghie lunghe e affilate... e quei capelli? Mai vista una madonna a capo scoperto con quei capelli lunghi e ricci!”
    “Quei capelli sono veri…” disse Tomas di rimando. “Non vi ho detto tutto oggi a pranzo. La tradizione vuole che una nobildonna del posto, duecento anni fa circa, prima di morire espresse il desiderio di donare i suoi capelli alla Madonna della scogliera…”
    “Tipa originale, ‘sta nobildonna!” sbottò Giorgio, ridendo sguaiatamente.
    “Già. La contessa Clara Castiglione, un personaggio abbastanza singolare, a sentire il mio amico Vincenzo. Pare che avesse frequentazioni con alcuni importanti esoteristi e alchimisti della sua epoca, e fosse addirittura a capo di un culto molto antico e particolarmente seguito, in queste zone, fino a qualche secolo fa. Un culto risalente ai primi abitanti di questa regione, i Bruzi, che aveva a che fare con la Magna Mater, o qualcosa del genere…” rispose Tomas.
    “Ehi, Angie, perché non te li metti in testa, come una parrucca? A te starebbero veramente bene…” gridò Giorgio.
    Angie gli sorrise di rimando. “Perché no?”
    “Angie, lascia stare. Vieni via da lì! Non mi piace scherzare con queste cose…” protestò Franco.
    Troppo tardi. Angie aveva già percorso i tre scalini che la dividevano dalla statua. Le sue mani affondarono nella massa di capelli ricci e lunghi che ne rivestivano il capo. Li strappò non senza incontrare resistenza, e dovette tenere in qualche modo la statua, che si stava ribaltando dallo scranno su cui era seduta. Alla fine Angie sollevò in alto il suo trofeo, con un gridolino soddisfatto.
    Gli altri dovettero trattenere un urlo di sorpresa misto a orrore quando videro quella madonna calva. Era terribile. Sembrava un demonio dell’inferno.
    Incurante di tutto, Angie si mise in testa quel macabro scalpo, scimmiottando l’atteggiamento di una santa in estasi mistica e ridendo come una pazza. Quando quella risata divenne un nitrito isterico, Franco decise che ne aveva avuto abbastanza.
    “Ora basta, Angie! Ti stai facendo prendere troppo da questo gioco del cazzo…” e senza esitare la trascinò giù dal piedistallo. Lella era visibilmente scioccata e Tomas l’accompagnò in fondo alla chiesa.
    Giorgio corse ad aiutare Franco, che faceva fatica a calmare la ragazza, in evidente stato di agitazione.
    “Strappale quella parrucca di merda!” urlò Giorgio all’amico ma, nonostante tutti gli sforzi di quest’ultimo, i capelli rimanevano al loro posto. Angie iniziò a urlare di dolore.
    “Porca miseria…” imprecò Franco, “non riesco a staccarli! Sembrano incollati…”
    Provò anche Giorgio, strattonando più forte, ma la ragazza iniziò a piangere disperatamente e dovettero desistere.
    All’improvviso, la statua sembrò alzarsi in piedi, e per un orribile attimo che ai ragazzi sembrò durare un’eternità, restò sospesa nella tetra luce delle candele . Poi rovinò sul pavimento di mattoni rossi, disintegrandosi in una miriade di pezzi simili a scaglie di cera... (fine 1a parte)
     
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  2. Sekmet
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    DOM... mica si fa così... quando posti la seconda parte? dai su...che son rimasta con il fiato sospeso... :o: ...dai dai.. posta posta image
     
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    Anche io reclamo il seguito! ^_^

    :bye:
     
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  4. ShinoTTolo
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    Me too !
     
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  5. DOM_the_BLACK
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    Questa parte è un pò più... per stomaci forti :vampiro:

    “Andiamocene di qui, subito!” urlò Giorgio, trascinando Angie che piangeva disperata. Non sembrava più neanche lei. Quella matassa di capelli sulla testa sembrava un’ameba che le stava succhiando il cervello. Gli altri non se lo fecero ripetere. Schizzarono fuori della chiesa come se avessero i diavoli alle calcagna.
    Appena usciti, una figura in nero abbandonò il confessionale e si avvicinò, con passi decisi, davanti al trono della madonna. Chinandosi a terra, raccolse una manciata di quelle scaglie, le portò alla bocca e le baciò con devozione.
    Dopo averle posate delicatamente dove le aveva raccolte, si girò e guadagnò rapidamente l’uscita.


    **

    “Porta via quello schifo!” gridò Franco a Tomas, che aveva appena finito di riempire un sacchetto di plastica con i capelli di quella statua. Lella era stata costretta a tagliarli con l’ausilio di una forbice e un rasoio da barba. Ora Angie giaceva nel letto della sua camera, il cranio totalmente rasato, immersa in uno stato saporoso, indotto dalla fiala di Valium endovena che le aveva praticato Giorgio.
    “Sei uno stronzo!” disse questi a Tomas. “Tu e le tue scoperte del cazzo!”
    L’altro lo guardò di sbieco, senza rispondere.
    “A cosa serve litigare, ora?” chiese Lella. “Ci siamo stati tutti, al gioco. Ora basta! Voi tre andate pure nella vostra camera a dormire. Resto io a vegliare su Angie.”
    “Resto anch’io, se non ti spiace…” disse Franco, con un tono che non ammetteva repliche. Lella annuì. Gli altri due ragazzi salutarono e uscirono dalla camera.


    **

    “Cos’è stato?” chiese Tomas. Era seduto in mezzo al letto, teso come una corda di violino.
    “Cosa?” rispose Giorgio, la bocca impastata dal sonno. “Che cazzo hai?”
    “Un rumore! Come di vetri infranti! Veniva da giù...” sussurrò Tomas.
    Giorgio schizzò in piedi. “Il proprietario dell’albergo non dorme qui... saranno ladri!”
    Il vetro della finestra andò in frantumi, così come quelli di tutte le finestre dell’albergo, a giudicare dal frastuono infernale che si scatenò negli istanti successivi.
    I due ragazzi si coprirono la testa e il volto con le mani, d’istinto, e corsero fuori dalla stanza.
    “Che diamine sta succedendo?” urlò Tomas all’amico, dirigendosi verso la rampa delle scale. L’altro non riusciva neanche a parlare dallo spavento, mentre le finestre dell’albergo continuavano a esplodere, producendo un rumore infernale.
    La loro fuga fu bloccata da un urlo agghiacciante che proveniva dalla stanza di Angie e Lella.
    “Merda, le ragazze…” urlò Tomas.
    “Torniamo indietro!” gli rispose Giorgio, che aveva già un piede sul primo scalino. I due ragazzi tornarono di corsa sui propri passi, dirigendosi verso la stanza da cui provenivano le urla. Giorgio sfondò la porta con una spallata.
    Quando i loro occhi si abituarono al buio, videro con orrore che Angie era sparita, mentre il corpo senza vita di Franco pendeva dal soffitto, impiccato al filo della lampadina. Lella era in un angolo della stanza, rannicchiata a terra. Tremava come una foglia e biascicava frasi senza senso. Giorgio e Tomas tentarono di scuoterla, ma senza successo. La ragazza versava in un terribile stato di shock emotivo. La sua mente sembrava ormai definitivamente andata.
    "Che facciamo?" chiese Tomas all’amico, che sembrava mantenere in qualche modo l’autocontrollo.
    "Ce la svigniamo, cazzo! Cosa vorresti fare? Franco è morto, Angie chissà dov’è e Lella è impazzita! Abbiamo scatenato qualcosa di poco piacevole con la nostra bravata, non voglio restare qui ad aspettare la fine..."
    Come per confermare le parole di Giorgio, dal corridoio si sentì provenire un rumore di passi lenti e pesanti, e sospiri ansimanti e catarrosi.
    "Cazzo, Tomas, senti anche tu?"
    "Sì...sì!"
    L’edificio versava nel buio più pesto. Fuori sembrava che la notte si fosse rivestita di una spessa coltre di inchiostro nero.
    "Io sprango la porta con tutto quello che posso, letti, mobili...tu annoda le lenzuola e fai una corda, ci caliamo dalla finestra, siamo solo al secondo piano..." disse Giorgio all’amico.
    La forza fisica di Giorgio e i pochi barlumi di lucidità che gli rimanevano, gli permisero di spostare velocemente tutto il materiale presente nella stanza contro la porta. Appena in tempo, perché quelli che erano fuori cominciarono a tempestare la porta di pugni, così forti che questa si spezzò a metà quasi immediatamente.
    Tomas era così teso che non riuscì ad annodare neanche due lenzuola tra loro e, alla vista delle sagome che stavano cominciando a spingere via i mobili accatastati sull’uscio, preso dal panico si buttò giù dalla finestra.
    Giorgio capì che, anche per lui, quella era l’unica possibilità. Con una gamba aveva già scavalcato il cornicione della finestra, quando un rantolo tremendo lo costrinse a girarsi di nuovo verso l’interno della stanza. Un gruppo di donne, deformi e vestite di nero, erano chine sul corpo di Lella e ne stavano lacerando le carni con le mani adunche. Altre le strappavano gli arti aiutandosi con pesanti coltellacci da macellaio.
    Con un balzo, Giorgio si lanciò dalla finestra, atterrando in piedi. Grazie alla sua prestanza atletica, riuscì a non riportare danni, procurandosi solo un gran male alle ginocchia.
    Non altrettanto bene era andata a Tomas, che giaceva riverso sul terreno in una posizione innaturale.
    Giorgio non perse tempo a sincerarsi delle condizioni dell’amico e scappò via come un fulmine, con tutta la forza che ancora gli rimaneva…


    (fine 2a parte)
     
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    Maestro della Notte

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    Cioè????? :angry:
    Vorresti dire che non erano solo due puntate? :vampiro:
    Il mio stomaco non si è neppure svegliato! :P Vai con la terza! :respect: :bravo:

    :bye:
     
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  7. Sekmet
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    ah.. ma allora il tuo è un vizio DOM MyEm0.CoM... cmq bravissimissimissimo... MyEm0.CoM

    adesso postaci ancora qualcosina MyEm0.CoM
     
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  8. DOM_the_BLACK
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    Ed ecco la parte finale... molto folk direi ;)
    Adesso spero in qualche commento... :rolleyes:

    Acqua gelida in faccia. Giorgio apre gli occhi di scatto, e il cuore balza contro il petto con violenza, perdendo il suo ritmo regolare.
    La bocca gli si apre, senza emettere alcun suono.
    Angie lo fissa malevola dal suo trono di legno, portato sulle spalle da otto uomini incappucciati. Hanno appiccicato di nuovo quei capelli maledetti sul suo cranio e l'hanno rivestita con gli indumenti dell'oscena madonna di cera.
    Giorgio cerca di muoversi, ma si rende conto che ha le braccia e le gambe bloccate.
    Si guarda meglio e l'orrore lo trafigge come una spada: è stato legato a una croce di legno!
    Urlando, guarda di nuovo verso Angie. Dietro di lei, portati sempre a spalla da individui incappucciati, tre baldacchini, drappeggiati di velluto e crinoline, sorreggono i suoi tre amici morti: Franco è stato impiccato a una specie di carrucola sorretta da travi di legno; Lella è stata tagliata a pezzi e giace su un enorme piatto d'oro che gronda sangue; Tomas è stato impalato su un'alta picca di legno, con la testa reclinata all'indietro, la bocca spalancata e le braccia aperte, come se stesse salmodiando alle stelle.
    Più indietro, uomini e donne vestiti di nero sfilano dietro quella mostruosa processione, cantando inni religiosi. Dei bambini, vestiti con paramenti da chierichetti, bagnano delle spugne nel sangue di Lella e le strofinano sul viso di Angie, che continua a ghignare con un’espressione demente.
    All'improvviso un uomo vestito da prete, giacca e pantaloni neri e stola viola sulle spalle, si pone tra Giorgio e Angie. Apre una borsa di pelle e ne estrae un grosso martello e degli affilati pioli d'acciaio. Si segna e si rivolge ad Angie:

    "Signora Scura, Signora d'o mare, Prutettrice Nostra osannata i venerata, dai Diavuli baciata i dall'Angeli jastemmata! Chi ti fice chest'offesa,chi ti purtaje 'stu danno...ridennu i schirzannu...mò nun ride cchiù!"

    THUMP...THUMP...

    “Ahhhhhh, no! Perché?”

    "Mò percorre n'ata banda
    mò vrucia int'a l'Inferno
    cu l'anime dannate!"

    Giorgio impazzisce dal dolore. È insopportabile. Insopportabile! Lo stomaco, in cui gli è stato piantato il piolo, ha spasmi involontari, come se stesse cercando di staccarsi e volare via. Il prete si gira verso Angie:

    "La femmena sciagurata che i capilli t'avia strappati
    'na casa nova t'ha donatu!
    Int'u sangue dannatu ti avimmu lavata!
    Mò, Signora Nigura, pijete chist'ultimo sacrificio,
    st'ultimu puorcu rimasto vivo!
    L'avimmo appisu a lu legno di 'sta croci.
    Guarda, Signora d'a Luna, comme, cu 'stu chiovu e 'stu martello,
    gli arapo 'u piettu, gli strappu lu cori..."

    THUMP...krhhhck...

    “Ahhhhh, noooooo...”

    THUMP...krhhhck...THUMP...krhhhhck

    “Aaaaaaaahhhhhh...noooo! N....”

    "Pigliatelle, 'ste vite, e dacci 'a Grazia,
    Signora Scura, Madonna d'Abissu,
    Anima Nera, perdon pietà!"
     
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  9. Sekmet
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    Wow Dom...
    il racconto è davvero molto bello... mi ha lasciato un senso di inquietudine, ma allo stesso tempo mi è venuta voglia di andar a visitare Cropani ..quanto prima ci faccio una capatina..

    oh mi raccomando posta ancora qualcosa :lol:

    P.S:
    SPOILER (click to view)
    sarà che forse il mio dialetto è un pò diverso da quello di Cropani ma ci sono alcune piccolissime imperfezioni...però va bene uguale :respect:

     
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    Maestro della Notte

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    Dunque, il racconto è molto bello! :respect:
    Nel finale sei riuscito a scuotermelo un po' lo stomaco, quando un piolo viene conficcato in quello di Giorgio! (Il mio stomaco si è immedesimato :P ) :bravo:
    Mi piace molto com'è strutturato! :bravo: :bravo:
    Grandi pecche non ne ha, soltanto due sciocchezze ho trovato:
    1) Secondo me (bada che è solo una mia supposizione, non avendo mai provato ;) :P ) quando ad un uomo viene squarciato il torace per strappargli il cuore sviene per il dolore molto prima che si senta il rumore delle costole che vengono aperte.
    2) Trovo che la terza parte sia un po' "rovinata" dai suoni onomatopeici, che vanno bene in un fumetto ma non mi piacciono molto in un racconto. I suoni vanno descritti come si fa per ciò che viene percepito da tutti gli altri sensi.
    Nell'ultima parte, l'alternarsi di suono e urla, mi fa pensare molto ad una sceneggiatura piuttosto che ad un racconto.
    Questo è il mio umile parere! ;)
    Comunque mi è piaciuto! ^_^ :bravo: :respect:

    :bye:
     
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  11. DOM_the_BLACK
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    Sekmet, lei mi lusinga... :P... per il dialetto non proprio preciso, beh, io non sono calabrese, e mi sono anche dovuto sforzare di renderlo leggibile :wacko:
    Eindh, hai ragione. Scrissi questo racconto in un periodo in cui ero andato in fissa con gli script fumettistico/cinematografici, se oggi avessi il tempo di riscriverlo eviterei quei brutti suoni onomatopeici che, in effetti, hanno un pò rovinato il finale...
    Ma sono contento che tutto sommato vi sia piaciuto image
     
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10 replies since 19/4/2008, 14:27   333 views
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