I FRATELLI DELLA COSTA

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  1. galoran
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    I FRATELLI DELLA COSTA



    I suoni della grande sala andarono man mano affievolendosi ed erano gli scricchiolii
    del legno umido a farla da padroni. Mentre raggiungeva la stanza di Linch, Ork

    barcollò, appoggiandosi per alcuni istanti alla parete. Non amava quel ruolo che

    Morrighan gli aveva affibbiato. Non era mai stato un buon diplomatico ma sicuramente

    era l'unico ad avere un certo ascendente su Linch. Ruttò sonoramente, poi alzò il

    pugno e picchiò con forza alla porta che con suo stupore si spalancò.
    Nella stanza il silenzio regnava sovrano. Nonostante il grum ingurgitato la sua

    mente tornò
    immediatamente lucida. Sguainò la sua inseparabile sciabola ed attraversò deciso la
    soglia. Si diresse circospetto verso l'uomo sdraiato sul letto. Non emetteva alcun

    rumore e questo gli sembrò alquanto strano vista la quantità di grum che si era

    scolato. Tese una mano per dargli una scrollata e solo allora vide il manico del

    coltellaccio che sporgeva dal petto di Will Linch.

    La sala centrale del "Cigno Nero", la più grande taverna dell'Isola degli squali,

    era in
    fermento. I filibustieri parlottavano fra loro commentando animatamente la scoperta

    del cadavere, ed ogni sguardo finiva inevitabilmente per essere rivolto verso i due

    pesanti tendaggi scarlatti che celavano alla loro vista il grande tavolo dove si

    erano riuniti i cinque capi.

    Seduto al centro c'era Henry Morrighan, a quel tempo sicuramente il più importante

    tra i corsari. La sua forza e il suo potere non gli venivano tanto dalle sue quattro

    navi, quanto piuttosto dall'essere il miglior cervello della filibusta e dalla

    spregiudicatezza
    con cui usava amici e nemici, denaro e uomini, per raggiungere i suoi scopi.
    Morrighan non era particolarmente apprezzato dai suoi uomini ma molti avevano paura

    delle sue spie e dei suoi sicari e dopotutto i bottini conquistati navigando con lui

    erano sempre cospicui e questo per un pirata valeva più di ogni altra cosa.

    Accanto a lui stava Ork il rosso, sicuramente il più brutale e feroce dei Fratelli

    della Costa. Uomo dal fisico possente non si separava mai dalla sua sciabola da

    combattimento. Il suo nome era pronunciato con terrore e numerose erano le stragi

    che gli venivano attribuite. Nonostante questo era benvoluto dalla sua ciurma e non

    c'era da stupirsene visto che considerava ogni suo uomo alla stregua di un figlio e

    conduceva ogni arrembaggio alla testa dei suoi uomini esponendosi lui per primo al

    furore della lotta.

    Il terzo, nervoso e sulla difensiva, era Joseph Stige. Godeva fama di essere un

    grande spadaccino e un pericoloso attaccabrighe. Era il secondo di Lynch e adesso

    siedeva al tavolo dei capi diffidando di ognuno di loro per la morte del suo

    capitano.
    D'altra parte lui stesso era oggetto della diffidenza altrui visto che da questa

    storia ne aveva ricavato il comando di una nave.
    Stige sentiva addosso il peso degli sguardi indagatori dei suoi nuovi soci ma era

    determinato a non lasciarsi sopraffare.

    I due capitani rimanenti erano diversi dagli altri. Pur essendo temuti pirati

    sembravano impegnati in una crociata personale contro i potenti Mercanti di Banghor.

    I padroni di un impero che occupava gran parte delle coste civilizzate.
    I loro uomini gli erano devotissimi, in maggioranza si trattava di ex-schiavi

    liberati o salvati nel corso delle loro incursioni. Si vociferava che la gran parte

    dei loro bottini venisse inviata in un misterioso villaggio dove si radunavano i

    profughi sfuggiti ai massacri ed alle devastazioni di quell'impero in continua

    espansione. Una faccenda questa che faceva infuriare Morrighan, il quale sosteneva

    che una crociata del genere era dannosa per tutti (Oltretutto pare che Morrighan

    avesse messo addirittura la sua ciurma al soldo dell'impero per alcune scorrerie

    volte ad indebolirne gli avversari). Comunque per l'impresa che si era preposto le

    loro navi e i loro uomini erano troppo importanti per perderli per colpa di certi

    pregiudizi e soprattutto la presenza di uno di quei comandanti era assolutamente

    determinante per la riuscita del suo piano.

    Uno dei capitani era Syon un grosso barbaro venuto dal nord. Quell'uomo non aveva

    niente dell'uomo di mare ma la sua temerarietà durante gli abbordaggi era fonte di

    leggenda fra i bucanieri e di terrore per i nemici tanto da procurargli

    l'appellativo di Diavolo.
    L'unica cosa che lo accomunava a Morrighan era l'astuzia: a quella sottile e cinica

    di Morrighan, lui ne contrapponeva una istintiva e animalesca, tanto più efficace in

    quanto insospettabile in quel rozzo barbaro.

    La quinta seduta al tavolo era Anith la sua compagna. L'accesso di una donna nei

    vertici della filibusta era stato accompagnato da una tempesta di obiezioni e da

    qualche risata. Ma Anith (e suo fratello Storm che insieme a Syon la scortava

    ovunque), era accettata e stimata alle volte persino venerata ed il segno più

    tangibile era la sua presenza alle trattative per la spedizione di Caracaibo.

    Si perchè proprio di questo si trattava. Quella consulta serviva per accordarsi per

    tentare
    addirittura un assalto a Caracaibo, la più ricca e difesa città della costa.
    La morte di Linch in circostanze così misteriose, anche se fatti del genere non

    erano certo nuovi tra i membri della filibusta, rischiava di far saltare la

    spedizione, poiché chi avrebbe accettato di condividere rischi e pericoli con lo

    spettro di un ignoto traditore e assassino ancora in giro?

    --------------------------------------------------------------------------------

    Adesso era Stige ad avere la parola: "...vi ripeto che il mio equipaggio è ancora

    disposto a
    seguirvi a Caracaibo, ma non posso passare sotto silenzio la carognata fatta al

    vecchio Linch.
    Non potrò mai essere il loro capitano se non insisto affinchè si trovi il

    responsabile."
    "Già" aggiunse Anith "Gli uomini rischiano la pelle nel seguirci e devono fidarsi

    dei loro capi,mentre è chiaro che fra di noi c'è qualche scorpione velenoso che

    potrebbe decidere di mandarci tutti all'inferno se questo gli desse un pur minimo

    tornaconto".
    La frase fu pronunciata con una velenosa sottintesa accusa e rinforzata da un

    eloquente sguardo diretto a Morrighan. Ma Anith aveva torto. Sebbene fosse lecito

    dubitare di quell'uomo capace di tutto, ed il progetto della presa di Caracaibo ne

    era una prova, lei aveva torto. Henry Morrighan era si un vero scorpione ma uno

    scorpione già ricco ed ormai una sola fiamma ancora ardeva in lui, era alla fama che

    più bramava, la ricerca dell'impresa, la volontà di scrivere a chiare lettere il

    proprio nome nella storia dei mari. No, Morrighan avrebbe fatto di tutto per

    prendere Caracaibo. Era la sua ossessione da anni, da quando fece il suo ingresso

    nel palazzo del governatore per incontrare il generale Falco nei giorni in cui

    collaborava con l'impero, ma per farlo aveva bisogno della fiducia di tutti quegli

    uomini.
    Se avesse tradito non ci sarebbe stata gloria per lui tutt' al più sarebbe diventato

    un cagnolino dell'impero e questo non era certo un futuro plausibile per Henry

    Morrighan il re dei mari.

    Henry sostenne lo sguardo della donna: "Non serve lanciare accuse a casaccio,

    occorre riflettere.
    A Caracaibo ci sono quattrocento casse di monete d'oro che ci aspettano (per non

    parlare di
    tutto il resto) e non intendo rinunciarvi! Capite anche voi che sarà importante non

    solo
    scoprire chi è stato ma anche il perchè lo ha fatto, a seconda dei casi, lo scenario

    e i rischi
    cambiano...".

    Mentre ancora Morrighan parlava Syon continuava a non abbassare la guardia.

    L'ambiente oltre i tendaggi era ancora palesemente caldo. I bucanieri di Linch

    mormoravano sempre più minacciosi e nonostante alcuni tra i suoi più valorosi

    guerrieri sorvegliassero la stanza, non si sentiva del tutto tranquillo. Anith aveva

    voluto fortemente quell'incontro ma lui diffidava di quella compagnia. Oltretutto

    non erano passate che poche ore da quando Linch si era alzato dal tavolo. E tutti

    avevano assistito alla scena che sicuramente agli occhi della ciurma di Linch faceva

    di lui il principale sospetto. Il barbaro non era certo geloso ma mal sopportava

    certi grossolani apprezzamenti che il pirata aveva riservato ad Anith. E nonostante

    ella si fosse più volte irritata di quel suo atteggiamento, Syon non riuscì a

    controllarsi con quella spontanea irruenza che contraddistingue tutti i barbari

    quando qualcuno invade il loro territorio. Ork aveva preso le parti di Linch così

    l'atmosfera aveva finito per scaldarsi e le mani avevano stretto pugnali, sciabole e

    scuri... ed era stato proprio Henry con l'aiuto di Anith a riportare la ragione.
    Ma adesso tutto sembrava precipitare Morrighan ben sapeva che cercare un capro

    espiatorio solo per poter ricompattare la squadra per Caracaibo non sarebbe servito

    a niente e se poi un traditore era davvero presente nell'isola l'impresa già

    difficile si sarebbe rivelata
    un vero suicidio.

    "...cerchiamo di procedere con ordine" proseguì Morrighan "...nessuno dei nostri

    uomini ha avuto accesso al piano superiore ed è impossibile raggiungere la finestra

    dall'esterno a meno di non avere le ali. Quindi o ad uccidere Linch è stato uno di

    noi oppure un fantasma ma non credo che i fantasmi usino coltellacci...Oltretutto

    non c'erano segni di colluttazione e conoscendo Linch credo sia difficile che si sia

    fatto sorprendere nel sonno... No! Linch conosceva e soprattutto non temeva il suo

    assassino quindi credo proprio che questo escluda me, Syon e Ork...".
    Stige vide in quella disamina un'accusa nemmeno troppo velata "Ah, certo, Henry! Vi

    farebbe comodo liquidarmi! Ma chi ci dice che non sia stato proprio Ork a far freddo

    Linch? In fondo abbiamo solo la sua parola su come sono andate le cose. Tu pensi che

    solo io abbia avuto un movente valido ma non è così. Linch era permaloso e arrogante

    e se qualcuno non lo fermava,
    dopo quanto aveva dichiarato sulla presenza di questi due (indicando Syon e Anith),

    avrebbe
    portato via i suoi uomini non appena fosse salita la marea e voi Caracaibo ve la
    sareste sognata!"

    A queste parole Ork stava già tirando fuori la sua sciabola, grugnendo nel liberarsi

    dalla presa del suo secondo Big Jonas, ma fu fermato dalla voce di Morrighan. "Non

    credo sia stato tu. Linch ti avrebbe temuto forse più di noi...pensi che non sapesse

    da quanto tempo meditavi di soffiargli il comando della "Dreamland".

    "Allora non rimango che io..." inruppe Anith "...sicuramente Linch mi avrebbe fatto

    entrare ed
    avrei potuto coglierlo di sorpresa. E' questo che vuoi dire Henry?"
    Henry Morrighan cominciò ad arricciarsi i baffi pensieroso con lo sguardo fisso su

    Anith. Aveva
    parlato seguendo il filo dei fatti adducendo le motivazioni che gli erano sembrate

    più logiche.
    Non credeva che Anith avesse commesso quell'omicidio. Per quale motivo poi? Non

    certo per ciò
    che era successo ne per salvare l'impresa, dopo tutto non aveva ancora accettato.

    Però su una
    cosa Anith aveva ragione il ritratto che aveva appena dipinto era quello di una

    donna. Se
    qualcuno poteva sorprendere Linch quella era sicuramente una donna, il suo punto

    debole. Così
    ordinò al suo nostromo Willy "Fishleg" Boone di radunare tutte le donne della

    locanda.
    Fu facile trovare la colpevole, ed i suoi lividi non lasciavano alcun dubbio sul

    perchè l'avesse fatto. La ragazza era in lacrime ma nessuno poteva salvarla dal suo

    destino. Anith l'avrebbe fatto ma non aveva nessun diritto di prendere una decisione

    che spettava alla ciurma della Dreamland. Forse Henry avrebbe potuto fare qualcosa

    in quanto signore dell'Isola degli squali, ma tutto quello che a lui importava era

    l'impresa e l'aver scoperto che non vi era nessuna spia aveva già distolto il suo

    interesse dalla vicenda. Anzi adesso aveva anche qualcuno da dare in pasto alla

    irrequieta ex-ciurma di Linch. Così si rivolse a Syon,che aveva assistito

    impassibile alla scena."Stige ha già dichiarato di essere d’accordo con il mio piano

    per cui, Syon, manca solo la vostra decisione".
    "Ne abbiamo già parlato..." rispose laconico il barbaro "...per noi la spedizione si

    fa."
    Morrighan si alzò in piedi, le mani sulle due sciabole ed esclamò:
    "Era ora! Non perdiamo altro tempo. A Caracaibo!"

    -----------------------------------------------------------------------------

    Il piano di Henry sembrava un buon piano. Le ultime notizie che aveva ricevuto dalle

    sue spie lo spinsero ad accelerare i tempi e superato quel fastidioso problema che

    rischiava di mandare all'aria tutto, impartì gli ordini necessari per prendere la

    città.

    Caracaibo, per la sua posizione, era uno degli snodi più importanti delle ricchezze

    dirette verso la capitale. In città era giunto da qualche mese un nuovo governatore

    Pedro Ruiz de Avilar che da subito si era distinto per la sua dissolutezza e per gli

    orridi rituali a cui era dedito. Grandi feste ed enormi sprechi avevano avuto come

    normale conseguenza un aumento della tassazione del popolo e delle merci a questo si

    unirono gli omicidi rituali che gettarono nello sconforto numerose famiglie. In

    breve il malcontento era dilagato e sempre più spesso nascevano focolai di rivolta

    sempre sedati nel sangue. Per evitare che le voci sulla sua condotta giungessero

    alle orecchie dei Triumviri dell'impero, il governatore aveva fatto in modo di

    mantenere nella città solo un certo numero di soldati a lui fedeli inviando gli

    altri comandanti a presidiare le fortezze della costa. La mossa non destò più di

    qualche sospetto visto che comunque la baia in cui sorgeva la città era ben difesa e

    l'impresa di espugnarla veniva ritenuta impossibile. Duemila soldati erano rimasti

    in città per difenderla da eventuali attacchi ma soprattutto per mantenere l'ordine

    interno.

    Morrighan poteva contare su circa 800 uomini, trecento erano invece gli uomini di

    Anith. Complessivamente un numero del tutto insufficiente per un assedio ma più che

    sufficiente se la città fosse insorta. Per questo aveva tanto bisogno di Anith.
    Le sue spie lavoravano da mesi all'interno delle mura minando il potere di Banghor e

    promettendo l'arrivo di colei che più di tutti rappresentava la speranza nella lotta

    contro l'impero. Così molti a Caracaibo cominciarono a pensare che fosse meglio

    trattare con i pirati piuttosto che sottostare a quel terrore. Ma solo di fronte ad

    Anith i portali della città sarebbero stati aperti. La sua presenza avrebbe

    garantito a quegli uomini che una volta preso il bottino la città sarebbe stata

    abbandonata dalla feccia dei mari.

    Anith fu da subito molto interessata alla proposta di Henry. Oltre all'oro che ne

    avrebbero ricavato quell'impresa così eclatante rappresentava una grande opportunità

    per la loro causa. Sarebbe stato un messaggio di rivolta diretto a tutte quelle

    popolazioni che vivevano sottomesse alle dure leggi di Banghor. Così aveva convinto

    Syon a partecipare all'incontro nell'isola degli squali. La diffidenza del barbaro

    portò all'elaborazione di una variante al piano progettato da Morrighan. "Se le tue

    spie fallissero o la rivolta interna fosse sedata questa impresa rischia di finire

    prima ancora di essere iniziata" aveva detto il barbaro "...e non intendo esporre i

    miei uomini ad un simile rischio. La presenza di Anith può scaldare l'animo della

    povera gente ma per quanto perverso possa essere il nuovo governatore sarà difficile

    che i ricchi mercanti di Caracaibo si mettano contro l'impero e senza il loro

    appoggio una rivolta interna è impensabile".
    Morrighan non ammetteva di essere contraddetto e Linch non perse l'occasione di

    provocare il barbaro creando nuova tensione. Ma la stupida arroganza di Linch trovò

    un ostacolo proprio in Morrighan che invece fu molto interessato alle parole del

    barbaro. Fu così che Linch lasciò quella sala andando incontro al suo destino. Syon

    proseguì : "Tra i miei uomini ve ne sono alcuni della guardia personale del vecchio

    Re della città e conoscono il modo per entrare di nascosto all'interno delle

    mura...sfruttando la confusione creata dal vostro attacco io ed Ork potremmo

    aiutarli a liberare la figlia del Re prigioniera nel palazzo del governatore questo

    ci assicurerà l'insurrezione della città".
    La proposta fu accettata da tutti i capitani per il resto il piano rimase quello

    elaborato da Henry che prevedeva un attacco dal mare ed uno da terra dal lato della

    foresta lungo l'unica via che conduceva le carovane alla città.
    Il suono del corno, che annunciava l'ingresso nella baia di navi nemiche, sarebbe

    stato il segnale per l'insurrezione.

    Fu così che le spie di Morrighan cominciarono a diffondere la notizia. Il Nome di

    Anith e della principessa Savannah cominciarono a diffondersi per la città ed

    immancabilmente finirono per giungere alle orecchie del Governatore.

    "E così questi luridi straccioni dei miei sudditi pensano di ribellarsi alla mia

    autorità. E credono che ad aiutarli sarà la feccia dei mari...davvero divertente.

    Hanno passato anni tremando al solo pensiero di incontrare anche il più innocuo di

    quei bucanieri ed adesso ne chiederebbero addirittura l'aiuto...Yaga, mia dolce

    strega, cosa ne pensano gli astri di tutto ciò..."
    "Il futuro non è mai così certo mio signore...ho visto un'ombra che minaccia il tuo

    potere...non sono tranquilla c'è come un velo che incombe sulla cerimonia".
    "E tu Manlio che ne pensi?"
    Manlio era il primo consigliere del governatore sospettoso e prudente per natura mal

    sopportava il modo sprezzante con cui il governatore amministrava la città ed i

    commerci. Come ogni buon primo ministro era corroso dalla voglia di prendere il

    posto del suo padrone ma fino a che egli avesse goduto della fiducia dei Triumviri

    questo era impossibile. Così cercava continuamente di mettersi in buona luce con i

    ricchi mercanti di Caracaibo affinchè sostenessero la sua candidatura al momento

    opportuno: "Anche se la città è in grado di respingere un attacco di quegli

    straccioni dei mari credo che sia più prudente richiamare le guarnigioni della costa

    e..."
    "Non dire idiozie" lo riprese de Avilar "la presenza dei graduati di Banghor

    rimanderebbe la cerimonia e niente adesso è più importante".
    "Governatore le ricordo che il generale Falco non sarà contento dell'uccisione della

    principessa..." fece osservare Manlio.
    "Storie...di Falco non mi interessa ci penserà Memeth a tenerlo a bada e comunque

    presto la principessa sarà sacrificata ed il nostro Dio saprà ricompensarmi a

    dovere. Non dovremo più temere niente e nessuno. Yaga assicurati solo che a Grog non

    manchi mai la carne".
    Yaga abbandonò il salone procedendo verso le segrete del palazzo che conducevano

    direttamente al tempio...là dove sinistri gorgoglii riecheggiavano tra le buie

    gallerie.

    ------------------------------------------------------------------------------

    "Carlos, sono ore che ci barcameniamo per queste gallerie ormai è quasi l’alba. Sei

    sicuro che questa sia la strada giusta".
    "Non tema capitano. Conosco bene questi passaggi. E' da qui che feci uscire la

    principessa dalla città anche se la nostra fuga non durò poi molto...Tra poco

    raggiungeremo lo snodo che ci porterà alla porta di cui ti ho parlato. Da lì potremo

    accedere direttamente alla galleria che collega il tempio alle segrete del palazzo

    del governatore dove è rinchiusa la principessa".
    "Sarebbe un bel colpo avere la gola del Governatore sul filo della mia sciabola"

    bofonchiò Ork.
    "Dobbiamo attenerci al piano" gli rispose Syon "...se non liberiamo la principessa

    durante l'attacco, le nostre navi ed i nostri uomini faranno una ben misera fine.

    Piuttosto mano alle armi e nervi saldi signori, non sarà facile portare la

    principessa fuori dal palazzo".

    Nel buio dei cunicoli Syon, Ork ed altri quattro compagni erano ormai prossimi alla

    loro meta
    mentre i loro uomini, i più adatti ad attaccare da terra, attendevano nei boschi ai

    lati della pista carovaniera il segnale convenuto per l'attacco. Grazie al prezioso

    lavoro delle spie di Morrighan infiltratesi nelle file dell’esercito di Caracaibo

    tutte le vedette erano state sostituite cosicché i dispacci dai posti di controllo

    lungo la pista carovaniera erano già sotto controllo. Quando l’attacco sarebbe

    iniziato la sorpresa, determinante nei piani i Morrighan, sarebbe stata completa.

    Intanto un'agguerrita flotta si stava avvicinando alla città, coperta dalle tenebre

    di una notte senza Luna. A farne parte erano alcuni tra i più famosi vascelli di

    quei mari. Oltre all'Arpia di Syon comandata da Storm ed alla Tigre Nera di Anith,

    vi erano: la Dreamland di Stige, la Medusa di Ork seguita dai tre agili vascelli dei

    luogotenenti di Morrighan. Alla testa della flotta vi era naturalmente la Jolly

    Roger sul cui ponte stava immobile Henry Morrighan in attesa che nascesse il nuovo

    giorno. Il suo giorno.

    OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOUUUUUUUUU.....
    Il corno posto sul promontorio ad est della città emise il suo lungo, cavernoso

    ululato di allarme. La città si svegliò intorpidita e si scoprì sotto assedio. Come

    fantasmi emersi dal mare le navi uscirono dalle tenebre della notte per mostrare le

    loro sagome terribilmente vicine alle mura della città. Manlio assunse il comando

    delle truppe che si attestarono lungo i bastioni che davano sul golfo. Dall'alto del

    suo riparo osservò l'avvicinarsi delle navi e vide il fiero cipiglio dei loro

    comandanti in bella vista sui ponti. Sembrava che il fior fiore dei "fratelli della

    costa" si fosse riunito per quell'impresa. "Cosa sperano di fare. Sono quattro

    gatti. Non hanno nessuna possib..." ancora una volta la frase di Manlio rimase

    troncata,
    "Signore! Macchine d'assedio in avvicinamento lungo la pista carovaniera. Un

    esercito mercenario ben preparato è emerso dalla foresta. Abbiamo urgente bisogno di

    rinforzi nel lato sud." La battaglia cominciò proprio a sud della città mentre i

    pirati da nord si avvicinavano minacciosi. Ma la città era lungi dall'essere presa.

    Al suono del corno la situazione di Ork e Syon era alquanto drammatica.
    Penetrati nei sotterranei del palazzo del governatore avevano trovato la cella della

    principessa vuota. Sgozzata una guardia Ork aveva avuto buon gioco a far parlare

    l'altra sotto la minaccia della sua sciabola. "La principessa è stata condotta al

    tempio per essere sacrificata!". Fu allora che udirono il segnale atteso. La

    reazione fu immediata i sei uomini si precipitarono lungo i bui passaggi sotterranei

    facendosi largo a colpi di sciabola e scure contro la guardia personale del

    governatore. Lo scontro fu cruento bagliori di acciaio scintillavano nel buio

    cunicolo illuminato dalle torce. Fortunatamente gran parte dei soldati erano accorsi

    sulle mura al suono del corno ma nonostante la sorpresa anche tre compagni di Syon

    caddero prima di giungere nell'ampio salone dove davanti alla troneggiante statua di

    Mur stava l'altare su cui era incatenata la principessa Savannah. Il volto del

    governatore di Caracaibo, Pedro Ruiz de Avilar divenne ceruleo quando vide la barba

    rossa di Ork e l'ascia insanguinata di Syon. La fama ed il volto di Ork erano

    tristemente conosciute dal governatore mentre del giovane che gli stava accanto

    bastava scorgere gli occhi indemoniati per desiderare di essere lontano mille leghe

    da quel luogo.
    "Yaga compì il sacrificio" ululò de Avilar.
    "Ancora non è il tempo. Il sole deve essere in posizione affinchè la lancia di Aton

    renda stabile il varco, o saremo tutti risucchiati nell'abisso. Devi prendere altro

    tempo."
    Alle parole di Yaga, de Avilar, riprese il controllo di se. Estrasse la spada e

    gridò quello che Ork scambiò per un grido di guerra "Grooog attacca!!". Ork

    sogghignando fece un passo verso di lui pregustando lo scontro tanto atteso, quando

    la mano di Syon gli serrò la spalla. L'irata espressione di Ork il rosso si eclissò

    in un grottesco ghigno. Anche l'arcigno pirata dovette sgranare gli occhi difronte

    alla mostruosa creatura che l'osservava sbavando dall'altro lato del salone. Ma fu

    solo un istante breve come la distanza tra la vita e la morte, poi l'istinto di

    sopravvivenza prese il sopravvento ed ogni suo nervo fu pronto allo scontro. Il

    mostro con quattro balzi attraversò l'intero perimetro fino a tentare di chiudere le

    enormi fauci sul collo di Ork. Con insospettabile agilità, vista la stazza, il

    pirata si spostò di lato mandando a vuoto l'attacco della creatura che finì per

    incastrare la mostruosa testa nel passaggio da cui erano arrivati.
    "Carlos occupati della principessa devi fare insorgere la città o tutto sarà

    perduto".
    Sentiti gli ordini del suo Capitano Carlos non perse tempo e si diresse verso

    l'altare. De Avilar si frappose tra lui e Yaga mentre un meraviglioso fascio di luce

    penetrò da una invisibile fessura del tempio inondando con un cerchio luminoso

    l'altare dove Savannah giaceva inerme.
    "Il tempo è giunto" gridò Yaga. La strega gridò una invocazione che riempì l'intero

    tempio e la dimensione oscura si manifestò attraverso il varco che si spalancò alle

    sue spalle. Protetta dalla luce del sole Yaga sollevò il pugnale rituale calandolo

    con decisione sulla vittima.
    Fu un attimo di silenzio assoluto poi il grido della strega proruppe assordante

    mentre indietreggiò di alcuni passi con la scure di Syon piantata nella testa. Yaga

    scomparve nel nero varco richiuso dal suo stesso sangue. De Avilar vistosi ormai

    solo con un rapido movimento aprì un varco segreto ai piedi della grande statua di

    Mur e scomparve nel nulla.
    -------------------------------------------------------------------------

    Il mostro liberò la sua testa portandosi via gran parte del passaggio. Morta Yaga,

    scomparso de Avilar, nessuno era più in grado di controllare la sua spaventosa furia

    ed il futuro di quei pirati si presentava alquanto gramo. Syon ed Ork cercarono in

    ogni modo di attirare verso di loro l'attenzione della creatura dando il tempo a

    Carlos di portare a termine il suo compito.
    La principessa e Carlos si conoscevano fin da fanciulli ed il suo impeto in

    quell'impresa nascondeva qualcosa di molto profondo. Liberò velocemente la

    principessa ed ancor più velocemente spalancò il misterioso passaggio e scomparve

    insieme a lei.
    "Bene, è fatta!! Adesso vieni a me brutto muso." Syon staccò una delle tante lance

    ornamentali che decoravano le colonne del tempio e la scagliò con grande potenza

    verso Grog centrandolo in pieno torace. Il mostro non ne fu minimamente infastidito,

    si staccò la lancia dal petto quasi si stesse spolverando una spalla e la scagliò

    con noncuranza di lato.
    "Non so cosa intendi per "fatta" ragazzo. Ma è bene che ti fai uscire qualcosa di

    meglio dalla zucca o tra qualche attimo saremo cibo per vermi".
    La porta del tempio era sigillata dall'esterno, l'ingresso delle segrete era

    crollato ed il passaggio utilizzato da Carlos restava per loro un mistero. Così i

    due continuarono a prendere tempo sfuggendo agli attacchi di Grog e colpendolo

    quando possibile sempre con gli stessi mortificanti risultati. Niente sembrava

    scalfirlo mentre invece lui stava demolendo l'intero tempio con i suoi attacchi

    furiosi. Nonostante ciò la maledetta porta restava ancora in piedi e forse era un

    bene visto quello che avrebbe potuto combinare quella creatura una volta libera.

    Stavolta Ork si ritrovò chiuso in un angolo. Syon colpì il mostro alle spalle con

    una grossa mazza ferrata che aveva fatto bella mostra di se nelle mani di una

    argentea armatura. Anche stavolta il colpo non sortì effetti se non quello di

    distogliere l'attenzione del mostro da Ork. Grog si voltò di scatto colpendo Syon

    con il braccio duro e nodoso come una quercia. Il suo corpo fu scaraventato con

    violenza contro una delle colonne del tempio che crollò facendo cedere parte del

    tetto visto che dopo l'urto un fascio di luce mattutina riuscì a penetrare nel

    salone. Ork si posò davanti al compagno sciabola alla mano freddo e determinato come

    se davanti a se non vi fosse una creatura invulnerabile ma un qualsiasi avversario

    capace di cadere sotto il suo acciaio. La creatura emise un gorgoglio di

    soddisfazione ed avanzò pesantemente. Le sue mascelle grondavano di una bava

    pregustante e quella breve inattesa resistenza del suo pasto non era per lui altro

    che uno stimolo al suo infinito appetito. Altre macerie caddero dall'apertura nel

    soffitto ed il tenue fascio di luce andò allargandosi in maniera più netta e nella

    sua parte inferiore colpì il braccio destro del mostro. Sotto gli occhi di Ork ed a

    quelli ancora appannati di Syon l'arto cominciò a tramutarsi in pietra tra i mugugni

    di dolore del mostro. Come gli orchi delle leggende Grog poteva essere sconfitto

    dalle potenti lance di Aton. Subito i due pirati cominciarono a scagliare ogni

    genere di oggetto verso l'apertura provocando nuovi crolli che irradiarono per

    intero il corpo di Grog.
    "Che l'alba ti prenda e che sia di pietra per te mostro" esclamò Ork mentre colpì

    violentemente con la sciabola quella statua di pietra mandandola in frantumi.


    Il piano di Morrighan era congeniato in modo che la maggior parte degli uomini del

    Governatore si attestasse sulle mura del lato sud. Voleva in tutti i modi che le

    navi corressero il minimo rischio possibile. Ben sapendo di non poter tenere

    Caracaibo una volta conquistata, il mare sarebbe stata la loro unica possibilità di

    sfuggire all’impero. Ma perché tutto andasse come aveva previsto era necessario che

    i comandanti di Caracaibo rincorressero il miraggio dell’aggressione da parte di un

    grosso esercito terrestre. Sotto il comando di Raven l’esercito di Anith, insieme

    agli uomini di Ork, si erano dati da fare nel costruire false macchine d’assedio e

    vari fantocci con l’unico scopo di creare quel bluff visivo. Il delicato lavoro

    delle spie avrebbe fatto il resto creando l’improvvisa apparizione di un grande

    esercito, un’apparizione esasperata poi dall’arrivo delle navi dei pirati più

    crudeli e famosi di quei mari. In questo modo Morrighan sperava di indurre così al

    caos ed all’errore i suoi avversari.
    E come ogni buon piano audace ed avventato dette i suoi frutti.

    Affacciandosi dai bastioni sud Manlio vide le possenti torri d’assedio.
    “Comandante Manlio come può vedere i nostri nemici sono ben organizzati. Le vedette

    riferiscono che quella è solo l’avanguardia di un grande esercito, non meno di

    cinquemila uomini.”
    “Imbecilli come avete fatto a non accorgervi di quelle torri d’assedio sono visibili

    da miglia e miglia” . Gli occhi di Manlio erano increduli di fronte a quello

    spettacolo e alle notizie che stava ricevendo.
    “Signore le vedette non hanno riferito di nessun strano movimento fino a stamani.

    Non so come sia stato possibile ma…”
    “Adesso non ha più importanza…” rispose Manlio “…dobbiamo prendere tempo, non

    possiamo permettere che quelle torri raggiungano le mura fai uscire la cavalleria e

    vai ad informare il Governatore della situazione dobbiamo richiamare le truppe dalla

    costa”.

    Si aprirono le porte di Caracaibo e non meno di trecento cavalieri fuoriuscirono al

    galoppo pronti a travolgere qualunque ostacolo. Erano reparti della famosa

    cavalleria di Bangor, cavalleria pesante che faceva tremare il suolo ed il cielo

    stesso al suo passaggio ma non quei rudi guerrieri che disposti a cuneo in

    protezione delle macchine d’assedio attendevano lo scontro.
    Il terremoto di zoccoli continuò a salire d’intensità e non diminuì neanche quando,

    dopo un invisibile segnale, il sole fu oscurato da uno sciame particolarmente

    pungente. Le frecce piovvero sui cavalieri dai due lati della pista scoccate da

    archi appena visibili tra la vegetazione lussureggiante.
    Uomini ed animali caddero a terra ma questo non frenò l’irruenza della carica che

    continuò decisa ad infrangere quella muraglia di scudi che l’attendeva. Ma non ci fu

    lo scontro atteso, la formazione a cuneo si aprì improvvisa lasciando defluire i

    cavalieri fino alle false sagome. Davanti agli occhi dei soldati di Caracaibo si

    palesò il tranello e la sorpresa fu grande. Le frecce continuavano a spazzolare le

    loro schiere. Il cuneo si riformò alle loro spalle tagliandogli la ritirata. Il

    vantaggio della cavalleria era venuto meno. Tentarono di rompere le file nemiche con

    una nuova disperata carica ma il cuneo resse e fu battaglia dura.

    Intanto il governatore aveva raggiunto il suo palazzo. La fronte imperlata di sudore

    l’occhio furente.
    I suoi piani erano andati in fumo, Yaga era morta senza che il potere degli oscuri

    avesse potuto benedirlo. Si scosse da quello stato di trance che lo aveva reso come

    impotente e sicuramente incapace di una nitida visione delle cose. Improvviso tornò

    alla sua memoria il suono del corno che sembrava aver scordato nel turbine di quegli

    ultimi avvenimenti. A dispetto della sua condotta dissoluta e fanatica De Avilar non

    era affatto uno stupido si era distinto in numerose campagne militari dell’impero ed

    era motivato da un forte spirito di vendetta. Con ansia opprimente raggiunse il

    grande terrazzo che dominava la baia e vide le navi in avvicinamento. Anche da

    quella distanza riusciva a vedere il ghigno satanico di Morrighan che pregustava il

    saccheggio. Fu in quel momento che la sua attenzione fu distolta dal soldato che

    inviato da Manlio lo ragguagliò sulla situazione del lato sud. “…così il comandante

    Manlio sta ordinando l’uscita della cavalleria. Signor Governatore il comandante le

    chiede di richiamare le truppe della costa”. De Avilar si volse a guardare la

    lentezza con cui le navi procedevano. Non era logico. L’attacco era già cominciato e

    non era possibile che un uomo come Morrighan conducesse un attacco così scriteriato

    senza concordare un intervento sincronizzato da terra e mare. Ancora più strano che

    le macchine d’assedio avessero preceduto il grosso dell’esercito…no! Qualcosa non

    quadrava e poi… la lentezza esasperante di quelle navi come…come se attendessero

    qualcosa…solo allora la mente di de Avilar si riprese completamente e fu in grado

    di mettere insieme tutti gli avvenimenti “…devi fare insorgere la città o tutto sarà

    perduto" questo aveva detto quel barbaro. Era stato avvertito i pirati volevano

    liberare la principessa ma lui non aveva creduto a quelle voci, dopotutto perché

    quei tagliagola avrebbero dovuto soccorrerla. Ma adesso tutto gli appariva chiaro.

    Morrighan voleva usarla per i suoi scopi perché senza un insurrezione della città

    non sarebbe mai riuscito a mettere piede dentro le mura tutto il resto era solo un

    bluff. Cosi si precipitò verso le mura sud.

    De Avilar giunse alle mura sud mentre la battaglia stava infuriando la sua

    cavalleria aveva decisamente la peggio. Contemplò in lontananza le macchine d’

    assedio e sorrise. Nonostante tutto era ancora in tempo per rimediare. Aveva ancora

    gli uomini necessari a respingere l’attacco di quegli straccioni ma era stato perso

    anche troppo tempo. Manlio gli si fece avanti col volto stravolto: “Governatore la

    cavalleria è stata spazzata via, gli assalitori sono in numero preponderante

    dobbiamo subito richiamare le truppe dalla costa o la città è perduta”. La risposta

    del governatore fu nel gelido acciaio che fece penetrare nello stomaco del suo ormai

    ex-consigliere. Questa era la moneta con cui de Avilar soleva ripagare gli errori

    dei suoi sottoposti e Manlio si era dimostrato un inetto. “Capitano!!!” ordinò il

    governatore “…non c’è nessun esercito la fuori. Mantenga sulle mura solo il minimo

    di uomini indispensabile a tenere a freno quell’orda. Le mura terranno ma forse la

    principessa è libera e deve essere trovata ad ogni costo”. L’ordine giunse

    velocemente agli uomini del governatore ma molti non ebbero bisogno di essere

    avvertiti. La città era insorta. Ed a Nord i grandi portali erano già aperti.

    ---------------------------------------------------------------------------------

    Carlos e la principessa Savannah raggiunsero i sinistri cunicoli da dove aveva

    trovato la fuga lo stesso governatore De Avilar. Carlos procedeva circospetto

    conducendo per mano Savannah. I sensi tesi nella ricerca di un eventuale pericolo.

    La sua missione era estremamente importante per la riuscita del piano di Morrighan

    ma nella sua testa e soprattutto nel suo cuore c'era molto di più.
    Le contorte gallerie emanavano ancora un orribile tanfo di morte figlio degli avanzi

    degli osceni banchetti di Grog, le pareti trasudavano di una fredda umidità

    illuminata a sprazzi dalle rare torce. Non era certo il posto più romantico del

    mondo ma in fondo non esiste posto sbagliato per una passione troppo a lungo sopita.

    Savannah trattenne la mano del suo accompagnatore che con stretta paterna la

    conduceva verso la luce. Carlos si volse allarmato sciabola alla mano pronto a

    saettare nella convinzione che un nemico li stesse sorprendendo alle spalle. Ma

    l'unica cosa che gli venne incontro furono le labbra della principessa e tutto

    l'ardore guerriero si sopì nel calore di quell'abbraccio. I due giovani si fissarono

    negli occhi per alcuni lunghi istanti e senza proferire parola si giurarono eterno

    amore.
    "Andiamo, ora!!!" il volto di Carlos tornò ad assumere l'arcigna concentrazione che

    la situazione richiedeva. Ogni suo pensiero tornò ora più che mai ad un unico fine:

    il compimento della sua missione, e dopo pochi minuti i due tornarono a respirare

    l'aria pura del mattino.
    Attraversarono le vie della città profittando del caos generato dal segnale

    d'attacco fino a raggiungere il luogo del randez-vous. Nell'osteria del "Guercio"

    Carlos trovò ad attenderlo alcuni dei compagni della guardia del vecchio re assieme

    ad i più ricchi e potenti mercanti della città. Potenti signori che attendevano

    trepidanti la conferma che i pirati avrebbero mantenuto la loro parola. Da tempo

    infatti avevano deciso che il prezzo reclamato dai pirati era più conveniente

    rispetto alle perdite provocate dalla tirannia di De Avilar. Ma fino a che non

    avessero avuto una controprova concreta non avrebbero mai dato il loro supporto

    all'insurrezione della città.
    La liberazione di Savannah e la presenza della "Tigre Nera" di Anith tra i vascelli

    nella baia fu ritenuta garanzia sufficiente anche per i più diffidenti e timorosi

    tra loro. Ma non era tutto, a quel punto erano già troppo compromessi e nessuno

    avrebbe osato negare l'appoggio alla principessa Savannah, ben sapendo che dopo la

    rivolta lei sarebbe stata la più forte e comunque l'unica che avrebbe potuto

    giustificare l'insurrezione agli occhi del generale Falco una volta che le sue

    truppe sarebbero giunte a ristabilire l'ordine a Caracaibo.
    Avidi e programmatori avevano scelto come sempre il male minore per i loro affari

    come Morrighan aveva ben previsto. Il loro appoggio fu quindi incondizionato e ben

    presto la rivolta si sarebbe scatenata per le vie della città.

    Assicuratosi della sicurezza di Savannah, Carlos si mise alla testa di un manipolo

    di uomini la sua missione non era finita. Syon gli aveva affidato un altro

    importante compito adesso doveva assolutamente aprire le porte della città che

    davano sulla baia.
    Anche se gran parte degli uomini erano accorsi sul lato sud, la' dove la pista

    carrovaniera entrava in città, il lato nord che dominava la grande baia di Caracaibo

    rimaneva comunque ben presidiato. Fortunatamente la maggioranza dei soldati di

    Banghor era schierata sugli spalti ed una sortita per spalancare i portali di Namor

    sembrava possibile.
    Il meccanismo che azionava l'apertura dei portali si trovava su una torretta in alto

    a sinistra posta a metà strada tra il piazzale e la cima delle mura. L'unico accesso

    alla torretta era costituito da una stretta scalinata ripida e facilmente

    difendibile. Presidiato da due soldati al riparo da eventuali attacchi dalla

    distanza la torretta era dannatamente difficile da prendere. Poi il piazzale

    antistante l'ingresso cominciò a riempirsi di una folla ululante guidata dagli ex

    compagni di Carlos e dalle spie di Morrighan. La folla prese a scagliare ogni genere

    di oggetto verso i soldati sugli spalti, travolgendo quelli che presidiavano il

    piazzale. I rinforzi non tardarono a giungere sguarnendo le mura e fu scontro

    cruento ma intanto nel caos Carlos raggiunse la scaletta insieme ad un altro

    guerriero. Da subito però le cose non si misero per il meglio. I due soldati posti a

    presidio del congegno di apertura erano ormai allertati, due lame sguainate erano lì

    ad attenderlo da una posizione di assoluto vantaggio. Altri due soldati, accortisi

    della manovra, presero a salire la scala stringendo Carlos ed il suo compagno Kios

    in una morsa di morte. Una morsa che lenta ma inesorabile si stava chiudendo sui

    due, Kios scalzò Carlos e prese a salire gli scalini velocemente...la sua corsa

    urlante terminò sulla lama di una delle due guardie che però lo raggiunse subito

    dopo colpita dalla mazza del ribelle. I due corpi volarono giù per alcuni metri fino

    a crollare abbracciati sul piazzale. Seguendoli con lo sguardo Carlos notò come

    anche dabbasso la situazione stava volgendo al peggio, i soldati ricevuti nuovi

    rinforzi dagli spalti stavano avendo la meglio...non c'era tempo da perdere. Decise

    di tentare il tutto per tutto ed incurante del pericolo alle sue spalle si diresse

    verso la torretta. Due...tre...altri quattro scalini con le lame sempre più vicine

    alla sua schiena quando dall'alto una enorme figura piombò sugli aggressori. La

    rossa barba di Ork travolse i due uomini gettandone uno nel piazzale ed infilzando

    l'altro con la sciabola
    "Vai ragazzo adesso hai le spalle coperte. uack, uack, uack"
    Carlos fu colto da nuovo vigore e liberatisi a rischio della vita dell'ultimo

    ostacolo azionò il meccanismo di apertura.
    Non appena i grandi portali si spalancarono le navi ebbero un sussulto ed

    approdarono in men che non si dica, vomitando i loro equipaggi ululanti sui pontili

    e sulla spiaggia di Caracaibo.
    Anith si mise alla testa dei suoi uomini e fu tra i primi a pentrare in città

    affiancata dai giganteschi gemelli Zago e Giva con le loro terribili mazze. Subito

    dopo veniva Storm, mai troppo lontano dalla sorella, e l'equipaggio dell'Arpia, via

    via le altre ciurme. Morrighan attese dal ponte della sua ammiraglia l'esito della

    battaglia.
    I Pirati affiancarono gli insorti ed i soldati di Banghor ebbero ben presto la

    peggio.

    Intanto a sud Raven, dopo aver spazzato via la cavalleria di Banghor, si spinse

    sotto le mura di Caracaibo badando bene di rimanere a distanza di freccia fino a che

    i portali non fossero stati aperti, come aveva ben previsto De Avilar il numero

    degli assalitori non era tale da poter prendere i possenti bastioni di Caracaibo. Ma

    l'animo del governatore non poteva certo esultarne. Travolto dagli avvenimenti, reso

    ceco dall'ambizione, aveva finito per assecondare il piano di Morrighan. Adesso non

    gli restava che ingoiare il boccone amaro, liberare i messaggeri alati e resistere

    fino a che le truppe della costa non fossero giunte in suo aiuto. Ma grande fu la

    sua rabbia nel constatare che anche quell'ultima risorsa gli era stata preclusa.

    Ancora una volta Morrighan era stato più in gamba di lui. Da tempo doveva aver

    infiltrato delle spie nel suo regno. Uomini abili e scaltri che avevano finito per

    occupare i punti nevralgici della città, gestito le informazioni ed al momento

    giusto sterminato i messaggeri. Tornò a volgersi verso le mura, dove tra i suoi

    soldati il panico e la confusione erano ormai padroni. Presi tra la rivolta interna

    e l'incomprensibile comportamento degli assalitori, privi di una guida decisa i

    soldati di Banghor reagirono nell'unico modo che conoscevano, combattendo.

    Cominciarono ad abbandonare le mura per contrastare la rivolta interna. Il caos fu

    totale. De Avilar osservava con sguardo assente quella bolgia di uniformi in

    movimento ancora una volta il suo spirito arrogante era incapace di sorreggere quel

    turbinio di eventi che l'aveva condotto in poche ore dal pregustare l'onnipotenza

    allo spettro della disfatta più completa. Poi i suoi occhi si soffermarono su una

    singola uniforme. Un grosso soldato che stava armeggiando con il pesante sostegno

    che manteneva chiusi i portali della città.

    I muscoli di Syon si tesero fino allo spasimo ma sembrava che la pesante trave non

    ne volesse sapere di muoversi. AVeva tolto l'uniforme ad un soldato per potersi

    avvicinare al portale e adesso tentava di rimuovere l'ultimo ostacolo che impediva

    ai suoi uomini di penetrare in città. Poi un impercettibile movimento annunciò il

    prossimo cedimento che inesorabile giunse alcuni istanti dopo con il sordo tonfo del

    legno sulla nuda terra.
    Ansimante Syon afferrò uno degli anelli dello spesso portale quando il suo istinto

    di barbaro l'avvertì di un pericolo imminente. Si volse di scatto imbracciando

    contemporaneamente la spada ed il fendente mortale di De Avilar anzichè centrarlo

    nella schiena riuscì solo ad aprirgli un profondo squarcio nel fianco sinistro. Il

    sangue zampillò fragoroso dalla ferita. Syon guardò l'uomo negli occhi, e vide lo

    strafottente sogghigno del governatore pregustare una parziale vendetta. Troppe

    volte in quelle poche ore De Avilar aveva visto il volto di quel barbaro guastargli

    i suoi piani. Ma il suo fu un sorriso effimero che in breve si spense difronte alla

    ferocia dell'animale ferito che gli stava davanti. Con gli occhi sbarrati Syon si

    avventò contro di lui con una serie di possenti fendenti che disarmarono De Avilar e

    posero fine alla sua vita. Spento l'ardore dello scontro Syon sentì le forze

    venirgli meno. Afferrò dinuovo l'anello del portale e crollando all'indietro

    trascinò la porta verso di sè fino ad aprirla e rimase lì ansimante, appoggiato al

    legno mentro un velo trasparente già gli copriva gli occhi rendendogli tremendamente

    confuso lo scenario antistante. Negli ultimi istanti di lucidità vide una lama

    farglisi incontro poi un ombra enorme che oscurò tutto udì la voce di Raven e niente

    più.
    Non appena la porta si fu aperta Raven si gettò con i suoi uomini dentro la città.

    Incuranti delle frecce, con la brama della conquista travolsero ogni ostacolo

    arrivando appena in tempo per salvare Syon. Di lì a poco Caracaibo sarebbe caduta.

    Il giogo di De Avilar fu spezzato e Morrighan fece il suo ingresso in città da

    conquistatore. Syon si riprese molte ore dopo e seppe da Anith come le cose erano

    andate e che ogni patto era stato rispettato per la soddisfazione di tutti.
    L'oro promesso impedì il saccheggio della città e Morrighan aveva già ripreso il

    mare con ghigno soddisfatto ben sapendo che sarebbe stato ricordato come l'uomo che

    in un giorno aveva preso Caracaibo.

    Anith era raggiante per quella vittoria riportata su Banghor. Entrambi sapevano che

    le truppe avrebbero ripreso la città ma una forse flebile fiamma era stata accesa

    quel giorno a Caracaibo adesso cominciavano i giorni di Savannah e Carlos ed il

    resto...be' il resto restava in mano al fato.

    (ispirato ai maestri Howard e Lovecraft)
     
    .
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