Niente..

racconto triste di una notte di aprile..

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  1. Tsam
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    Niente

    Aveva sempre pensato che un giorno avrebbe sistemato tutto, tutto; un giorno le avrebbe parlato e le avrebbe detto…Cosa le avrebbe detto? Erano sei mesi che viveva in un labirinto di illusioni, speranze, frasi non dette, parole non espresse.
    Era sempre contento quando la vedeva arrivare e lui con la sua faccia stupida seguiva i suoi movimenti, piano, sembrava che il tempo non passasse, ogni attimo sorvolava in un’eternità di secondi; sempre sul punto di parlarle, sempre sul punto di “volare” e invece le vocali, le consonanti non andavano più in là delle corde tese, come quelle di un violino.
    Quando lei gli rivolgeva la parola non si capiva mai se era vivo o morto, in estasi, sembrava un sogno, pensava “sì sono io, sta parlando con me”.
    I suoi amici pensavano che fosse partito , per dove non si sa; il più grande giocatore di tutti i tempi era diventato forte come un bambino zoppo di 6 mesi, non c’era più, non viveva più.
    Aveva sempre pensato che un giorno le avrebbe parlato e le avrebbe detto tutto, un discorso sistema tutto, le avrebbe detto cosa provava, cosa sentiva; non sapeva di sbagliare.
    Il suo più grande timore era che un giorno l’avrebbero portata via, qualcun altro; forse più simpatico, forse più bello, ma comunque un altro; aveva paura, si sentiva come nel giorno del giudizio, poche persone davanti a te e senti che il tempo sta andando, l’ultimo battito d’orologio, l’ultimo volo di Icaro.
    Aveva un sogno, pregava per quel sogno, ma sapeva che un giorno si sarebbe svegliato, di botto, all’improvviso, la sveglia avrebbe suonato, per sempre.
    Quando non c’era, se non gli parlava, era una tragedia: fiumi di cosa avrò fatto, che cosa avrò detto sfondavano gli argini della sua mente e inondavano di tristezza il suo animo.
    I suoi amici pensavano che fosse partito e non sapevano se sarebbe mai arrivato; cercavano di aiutarlo, ce ne sono tante altre dicevano, ma per lui ce n’era solo una ed era lei.
    Probabilmente per lei non era molto divertente questa situazione, ma per lui era tutto; aveva sempre pensato che sarebbero bastate due parole, la prima era ti, ma non era mai riuscito a dirgliele; con le altre era stato facile, non pensava, non sapeva cosa volessero dire quei due semplici suoni, sì perché solo di suoni si trattava; iniziava a capire.
    Poche volte si era trovato da solo con lei, pensava sempre di sbagliare, non sapeva come e cosa fare, ma la sua voce era per lui la dodicesima sinfonia di Beetoven( non aveva mai imparato come si scriveva) e lui ascoltava; ogni tanto era sul punto di proclamare a tutto il mondo, a tutto l’universo quello che teneva dentro, ma trovava solo il deserto ad ascoltare.
    Aveva sempre pensato che un giorno le avrebbe parlato e quel giorno arrivò; era dicembre, faceva freddo e la voce si congelava non appena usciva; era sabato, le campane suonavano il cambio di un’altra ora, l’inizio di una nuova stagione; era il giorno più importante della sua vita e lui non lo sapeva.
    Tutti e due si trovavano come al solito con la loro compagnia, sì i famosi amici – si divertivano insieme-; lei era stata con uno degli altri e lui ci aveva sofferto; passerà pensava, ed era passata; in quel momento capì.
    Non doveva parlare, le parole erano solo vibrazioni, suoni, potevano forse esprimere idee, muovere le masse, ma non potevano esprimere i sentimenti.
    Aveva sentito qualcosa del genere in una lezione di filo, si era sempre chiesto a che cosa sarebbe servita quella materia.
    All’improvviso la prese da parte, la guardo negli occhi, i suoi bellissimi occhi, gli erano sempre piaciuti, intensamente, e lei capì; era il ragazzo più felice del mondo, lei aveva capito, senza parole, solo uno sguardo.
    Lei lo guardò e lui capì; il sogno più bello del mondo, la più pregevole opera di Morfeo era compiuta.
    La sveglia suonò e lui aprì gli occhi.
    FINE

    se siete arrivati fino a qui..complimenti..
    ciao
    tsam
     
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  2. CarDestroyer
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    Sembra un racconto tratto da "Cristalli sognanti" di Theodore Sturgeon.
     
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  3. Tsam
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    nn l'ho mai sentita( è una??)...di ke epoca è??...
    ciao
    tsam
     
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  4. Galack
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    Sono arrivato alla fine...ho vinto qualche cosa?

    Scherzo veramente bello!
     
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  5. Guglie
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    Nooo il sogno...sul piu' bello!!!

    Un bel racconto, non meritava il finale (ormai fritto e rifritto) del sogno...era bello cosi', una cosa reale come sono reali i sentimenti descritti.

    Lo so che il finale un po' cosi' ironizza su tutto e smorza un po' di smielatura, ma oggi sono smielato ed anche sincero, cosi' ti ho detto come la penso
     
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  6. Anchise_Wolf
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    ci sono sicuramente buoni spunti... il problema probabilmente è il finale, come ha suggerito guglie. secondo me potevi (potresti) trovare qualcosa di più incisivo, una conclusione significativa, che convogliasse un qualche messaggio, una riflessione, una rivelazione...
     
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  7. Galack
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    Per renderla più incisiva si poteva far capire che la donna fosse la morte ad esempio...lo so è un po' lugubre, ma d'effetto!
     
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  8. CarDestroyer
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    Theodore Sturgeon è uno scrittore Newyorkese nato a inizio secolo (XX), e ha scritto prevalentemente storie di SF e del fantastico.
    Ho citato i racconti inseriti in "Cristalli Sognanti" (non ricordo il titolo originale), perché hai usato una particolare tecnica narrativa (sorry, con questo caldo mi sfugge il nome...), dove lo scrittore si diverte, e fa divertire, con brevi storie in cui il lettore immagina una ben precisa situazione dall'inizio alla fine, salvo scoprire, con l'ultima frase, che non aveva capito assolutamente niente.
    Se vuoi leggerlo, cerca il volume in biblioteca: questa tecnica è interessante, e Sturgeon è fulminante, ma dopo un po' stanca e ci si sente presi in giro.

    P.S.
    Dicono, ed è vero, che il finale è logoro. Se ti piace, prova ad aggiungere dei riferimenti allo stato di sogno nei paragrafi precedenti, senza sbilanciarti (magari con immagini "distorte" o lievemente irreali).
    Ad es.:

    "All’improvviso la prese da parte, la guardò negli occhi, i suoi bellissimi occhi ROSSI, gli erano sempre piaciuti, intensamente, e lei capì; era il ragazzo più felice del mondo, lei aveva capito, senza parole, solo uno sguardo."

    Così crei aspettativa. Poi evita di DIRE che era un sogno, e usa qualcos'altro per svegliare il protagonista.
    Ad es.:

    invece di "La sveglia suonò e lui aprì gli occhi.";
    "Si portò convulsamente le mani al collo e si piegò di scatto, prima di lanciare via il cuscino dalla faccia." Male che vada uno si fa quattro risate (l'amore soffoca, eheh).

    Un'ultima nota personale: usa meno aggettivi!

    Ciao da CarDestroyer (tacche sul forcellone: due auto e un furgone)
     
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  9. Tsam
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    Grazie ragazzi..appena ho finito elaborerò la cosa..anke se avevo già in mente una seconda parte di quello ke all'inizio..(tanti anni fa....)..avevo pensato come un racconto in tre parti....l'idea della morte mi alletta....
    ciao
    tsam
     
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    Dampyr

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    Mi associo quasi completamente al giudizio positivo su questo racconto breve. Non condivido la proposta di CarDestroyer d'aggiungere particolari irreali o distorti, poiché, trattandosi di narrazione in prima persona, la trovo un'idea poco convincente e coinvolgente x il lettore.
    Io piuttosto salverei il finale con un "secondo risveglio": in pratica il protagonista nel sogno immagina di svegliarsi sul più bello, questo lo agita e la ragazza del sogno, che dorme con lui, lo sveglia davvero!

    Su questo tema (più o meno) suggerisco il mio racconto "Amici", raggiungibile come sempre dal link con cui mi firmo...
     
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  11. AdrianLeverkühn
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    carino davvero... scorrevole...
    e poi a me i finali che sdrammatizzano tutto lasciando se vuoi anche un velo di malinconia piacciono !!!
    ^___*
    effettivamente però la storia del sogno è già stata affrontata molto spesso...
     
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10 replies since 25/8/2003, 21:45   139 views
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