Pioggia d'autunno

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  1. Zargoth
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    I padovani la capiranno meglio..eheheh tongue.gif

    Pioggia d'Autunno

    Chi ha avuto la possibilità di vedere il passaggio di un temporale sui colli euganei potrebbe non dimenticarlo facilmente.
    Quando il vento si calma e lascia che le ultime goccie tocchino terra a modo loro, il silenzio che ti circonda diviene un entità più che una sensazione. E' presente come sei presente tu in quel momento. Le goccie scivolano lungo le foglie dei vigneti e la terra rilascia una sottile nebbiolina che si sposta lentamente senza mai alzarsi sopra i fili d'erba.
    E' la terra che respira, a detta dei vecchi. E' Autunno.
    Sei preso da una voglia di camminare sui sentieri creati nel tempo dal continuo calpestio di coloro che son passati prima di te.
    Non tutti gioiscono di ciò. I turisti scesi dai propi transatlantici a quattro ruote ( sfido a chiamarle macchine ) ripartono frettolosamente, portandosi via gli ultimi rumori.
    La pioggia estiva è vigliacca: non ti avverte, ti bagna senza preavviso, quella invernale colpisce con gelide gocce. La pioggia d'autunno ti prepara, con il propio grigiore, ma la sua penetrante tenacia vanifica il tuo opporti e lentamente ti conquista.
    Quelle insistenti goccioline creano un velo che ti invoglia a camminare per scoprire cosa c'è oltre. E tu che fai? Cammini! Ed è in questo contesto che narrerò la mia avventura

    Camminavo da due ore con un unico bagaglio:i miei pensieri. Il silenzio mi accompagnava come un cane fedele, ma attento come un sovrano geloso del suo regno.
    Si sa, ogni tirannia ha le sue sacche di resistenza. Una foglia che cade, una volpe spaventata, i miei passi e il continuo gocciolare stavano intacando il suo podere, e da buon padrone non tardò a reagire. Una folata di vento alleggerì gli alberi dal loro carico e un tappeto di foglie cadute attutiva i mie passi. Per quel giorno aveva vinto lui.
    In cima al colle, che stavo salendo c'era la torre di Bertha
    La leggenda vuole che Bertha, povera sarta, per chiedere la liberazione del suo ragazzo dalle carceri, si fosse recata alla festa della Regina, portandole in dono un gomitolo. La Regina rimase impietosita dal regalo e volle donare a Bertha tutta la parte di colle che fosse riuscita a cingere con quel gomitolo di lana. Bertha accettò e circondò tutto il colle dove si ergeva la torre con il prigioniero.
    L'anno dopo molte donne si presentarono alla Regina con un gomitolo di lana ma essa le liqudò dicendo: "E' finito il tempo in cui Bertha filava"....come per dire i tempi cambiano e nessuno può divenire un forte avversario di questo assioma.
    I mie passi erano attutiti nell'aria dalle foglie e nella mia testa da pensieri pesanti come macigni...o quasi. All'improvviso sentii un brivido lungo la schiena e la mia attenzione fu attirata da un schiocco alquanto forte. Alzai gli ochhi verso la torre e con viva sorpresa notai che in cima alla costruzione sventolova una bandiera con l'insegna di Bertha. Non c'erano feste paesane in quel periodo e la mia curiosità spodestò il silenzio: mi misi a correre verso la cima. Arrivai in meno di dieci minuti e tre cadute. Diciamo quattro.
    La torre spiccava al centro di una piccolissima radura propio in cima alla collina...dove mi trovavo io in quel momento. Ormai in rovina quell'antica costruzione non riceveva cure dal giorno della sua costruzione e il primo a lamentarsi era stato il tetto crollando rovinosamente al suolo e ostruendo la porta principale, nonchè l'unica. Il gelo invernale aveva aperto profonde crepe nelle mura quadrate e si poteva comodamente entrare da una di esse. Il mio primo pensiero fu di sconforto...chissà...magari un fantasma o un raduno di una qualche setta avrebbe potuto allietarmi il pomeriggio invece il silenzio dopo la dura sconfitta subita si era ripreso il suo trono. Girai intorno alla torre per una decina di minuti indeciso sul da farsi. Siamo tutti bravi a sognare tesori nascosti in case abbandonate ma, quando si presenta l'occasione, abbiamo paura del solito mattone di turno che, stanco di sfidare la forza di gravità, decide di piombarci in testa.
    "Poco male" pensai io "se mi tengo la centro della struttura non dovrei correre pericoli, il tetto è già crollato. Se poi mi crollasse la torre sulla testa entrerei nel guinness dei primati istituendo la categoria sfiga". Nella vita abbiamo bisogno di certezze e decisioni. Io avevo appena creato le une e preso le altre. Entrai.
    L'aria sapeva di mura "stanche" e di muschio. Il tetto non era proprio crollato del tutto e un paio di travi amrcie resistevano ai molteplici attacchi climatici...una guerra persa. Non bisogna combattere contro chi ha il tempo dalla sua.
    Notai con vivo stupore che il "pavimento" era sgombro da detriti se non fosse stato per quel sasso bianco.....no...non era una sasso. Decisi di avvicinarmi, ma prima osservai i mattoni uno per uno cercando di scoprire chi voleva giocare al morto sulla mia testa...nessuno.
    quando fui a un paio di passi realizzai che si trattava di un gomitolo di lana bianca...un bianco innaturale....puro. Mi accucciai per osservarlo meglio ma fui preso da una strana inquietudine. Chiamatela paura se volete, ma paura ragionata non panico. Mi alzai in fretta e mi avivai verso la crepa d'uscita...non aveva scritto exit sullo stipite ma io sono uno che si accontenta facilmente.
    Inutile dire che non la raggiunsi...il vento divenne una voce starziante : "Liberaci!"
    Mi girai per istinto ( avete presente quando un amico ti punta un pennarello sulla guancia dicendoti: "Non girarti" e tu un minuto dopo sei in bagno a toglierti il nero dalla faccia )...insomma non volevo girarmi ma lo feci comunque ( alla faccia di Michael Jackson )....appoggiate qua la vostra razionalità che ve la ridò alla fine del racconto.
    Di fronte a me stava una giovane vestita con un saio stracciato e sporco di terra. Sarebbe stata bellissima se non avesse avuto tutti i capelli arrufati e uno sgurdo immensamente triste.
    "Liberaci!" ripetè
    "Cosa?" chiesi "Chi?" ( si...come quando e perchè....sei un imbecille mi dicevo )
    La ragazza mi fissò dritto negli occhi e io ebbi paura di non riuscire ad essere felice mai più.
    "Ti pregò" mi chiese....no..no...mi implorò con la morte negli occhi e abbassò lo sgurdo verso il gomitolo.
    "Come ti chiami?" chiesi
    Nessuna risposta.....che si fosse spenta??
    "Senti! Non capisco cosa vuoi che faccia e se ti devo dire la verità, una ragazza vestita con un saio stracciato come una povera sarta sbucata dal nula non mi tranquillizza"
    Pensa...pensa...frase...lo hai fatto.....ti sei auto risposto! Pensai...e al diavolo la razionalità...come pretendiamo di essere razionali di fronte a un fantasma e non chiediamo nulla di fronte alle guerre e ai massacri ingiustificati...non sono forse quelli più irreali e insensati di una ragazza d'autunno?
    "Liberaci ti prego! Le risposte le hai...se vuoi" mi disse la ragazza
    Lascia perdere la logica....sempre meglio che perdere il senno
    "Bertha?!!"
    "LIberaci! La regina non lo ha fatto....no....non quando ebbe la supplica di una povera sarta"
    "Ma ora siete morti! Potete andarvene te e il tuo ragazzo!!" dissi io afferrando per la caviglia l'ultima parte di razionalità che stava scappando...un pò è sempre utile.
    "No siamo prede di leggende e racconti....sono la regina di una torre in rovina mai cinta da qualsiasi gomitolo"
    "No...voi siete morti...più leggeri degli uccelli...volate via!"
    "Anche la piuma più leggera non vola sotto a un piede"
    "E io cosa dovrei fare?Non sono certo più leggero di voi e non assomiglio minimamente a un piede gigante!"
    "Fummo imprigionati da un gomitolo di superstizioni e leggende....liberaci con la verità...distruggi la nostra prigione" mi disse e indicò il gomitolo
    Come guidato da un abile burattinaio afferrai il gomitolo e uscii dalla torre. Cominciai a girare intorno alle mura "avvolgendole" con il filo del gomitolo.....ci misi più di venti minuti ma quando ebbi finito tutta la parte bassa ( mezzo metro ) della torre era avvolta dal gomitolo, ormai esaurito.
    Per un paio di minuti rimasi a osservare la torre e in quel tempo il silenzio riprese potere....ma fu un potere napoleonico, perchè dopo pochi minuti venne di nuovo scacciato dal crepitio di una fiamma....la lana stava bruciando! Ben presto le fiame avvolsero tutta la base delal torre e ruggivano come se stessero compiendo una vendetta a lungo tramata.
    Il calore divenne ben presto insopportabile e io dovetti allontanarmi, appena in tempo. La torre crollò su se stessa e le fiamme scomparvero in un ultima vampata.
    rimase un cumulo di macerie annerite. Rimasi la fino all'ora di cena e poi, vedendo che non succedeva niente, mi incamminai sulla strada del ritorno. Fu in quel momento che si alzò una brezza leggera, quasi un sussurro...anche la natura sa dire grazie.
    Ora che la torre era crollata Bertha e il suo ragazzo erano liberi, non più schiavi di leggende mal raccontate o di verità scritte per il propio comodo.
    E' finito il tempo in cui Bertha filava



    Non è un racconto autobiografico
    scusate gli eventuali errori di battitura

    Edited by Zargoth - 28/8/2005, 16:21
     
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